Capitolo quattordici.

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Chiedo scusa in anticipo per il mio pessimo francese😅
Buona lettura.

26 marzo, giovedì.

L'oscillare leggero dell'aereo era così rilassante. I miei occhisi chiudevano, facendomi cadere nel sonno, nel buio che mi avrebbe portato alla beata sensazione del volteggiare in un mondo tutto mio. Con i miei sogni, i miei incubi. Amavo l'altezza. L'amavo perché mi sentivo vicina alle stelle, quei piccoli puntini nel cielo, così vicini, così lontani. Poggiai un dito sul finestrino, sentendo il freddo che lentamente prendeva possesso del mio corpo. Alyssa si strinse a me, mugugnando. Aveva poggiato la testa sulla mia spalla, mentre si era stretta al mio braccio. I nostri posti erano i più indietro di tutti, gli ultimi dell'aereo, vicino ai motori. Alex era appena due sedili avanti, seduto vicino a Sammy Cesly. Lola, Loris, Jonh e Frickman erano nei sedili da quattro, la felicità della mora si vedeva così da lontano.

- Meg...oh Dio, che ore sono? -

La rossa si stropicciò gli occhi, sbagliando. La sua voce era impastata, i suoi capelli disordinati. Il suo sguardo guizzò prima a destra, poi a sinistra. Le sorrisi, prendendole la mano.

- Sono circa sei ore che siamo qua sopra, e non hai ancora avuto un attacco di panico, complimenti cugina. - risi, togliendo le cuffie.

- Mi sono addormentata per dover sentire le turbolenze. - disse lei. - Alex dov'è seduto?

- Vicino alla cara Sammy Celsy. - sputai. - Quella bastarda gli si sta strusciando contro. -

Alyssa annuì, mordendosi il labbro. Oh, vedeva. Vedeva tutto. Vedeva la mia rabbia, la mia voglia di andare lì, e prendere quella bionda a schiaffi. Ma non disse nulla. Mi guardò, con quegli occhi così puri. Mi guardò e sorrise. Sospirai, guardando fuori dal finestrino. Il buio della notte, a quell'altezza, era meraviglioso, perché rischiarato quel poco dalle stelle. All'orizzonte si vedeva una lunga striscia celeste, mentre le nuvole non lasciavano intravedere il terreno.

- Megan, stai tranquilla. - cominciò la rossa. - Sammy è stata solo un gioco per lui. E di sicuro non ti vorrà perdere per una troietta qualunque. Dovresti ritenerti fortunata, ad avede qualcuno che tiene a te così tanto. -

La freddezza nel suo tono. Quella freddezza che non c'era mai stata, si faceva largo nelle sue parole, mormorate, come un vecchio ricordo. Storsi il naso.

- Con quel ragazzo? Non c'è più feeling? - chiesi. - Quello con le lentiggini. -

- Christopher, si chiama Christopher. - mormorò Alyssa. - E sì, il feeling c'è, ma...non so....è come se volesse evitarmi. -

- Non ti vuole evitare, sono sicura che...avrà problemi per conto suo. - risposi, abbracciandola. - Chi ti vorrebbe evitare? -

Lei rise, sbadigliando.

- Oh, ma guarda chi si è fatto vivo, io vado in bagno a vomitare, Alex, siediti al mio posto. -

La rossa si alzò, barcollando. Il moro mi sorrise, e a quel sorriso, non potei che sciogliermi. Si sedette, facendo passare un braccio dietro la mia schiena, facendomi aderire al suo petto così caldo. E quell'odore solo suo invase l'aria, invase la mente. Lui rise, baciandomi la fronte.

- Sammy Cesly è una rompi palle. - disse, sospirando. - Non ce la faccio più a stare vicino a quella pazza. -

- Non ti dico di venire qui perché Alyssa da arrabbiata non è un bello spettacolo. - sorrisi, poggiando la testa sulla sua spalla. - Ma credo che il bagno sarà la sua compagnia per un po'. -

Alex sorrise, e la sua fronte toccò la mia, mentre ci guardavamo negli occhi. Il suo verde contro il mio azzurro, che fondendosi formavano delle sfumature meravigliose. Misi un dito sulle sue labbra, facendolo scivolare lungo il mento, il collo. La maglietta troppo larga lasciava scoperte le clavicole sporgenti, la sua pelle abbronzata era così in contrasto con la mia troppo chiara.

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