Capitolo 10

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- Insomma? -

La rossa alla mia sinistra parlava, faceva domande, ma non la ascoltavo. Le occhiaie sotto gli occhi, i capelli spettinati, l'andatura da morta vivente, l'insicurezza di pochi. Strusciai i piedi a terra, tentando di fare un passo decente. Lasciai cadere lo zaino, aprendo l'armadietto, prendendo i libri di letteratura. Vedevo le labbra di Alyssa muoversi, ma non usciva nessun suono. Storsi di lato la testa, cercando di capire le parole che lei recitava. Ma alla fine i suoni attutiti erano piacevoli. Le urla erano troppo fastidiose, e l'allegria a volte stancante. Sospirai, alzando una mano verso la rossa, che finalmente smise di far uscire sillabe dalla bocca. Lei aggrottò le sopracciglia.

- Che c'è? - domandò, stringendo le labbra. La fulminai con lo sguardo.

- C'è che sono due notti che non dormo e se continui a parlarmi, scommetto che mi farai diventare più rimbambita di quanto già sono. - dissi, riprendenedo lo zaino nero, mettendolo sulle spalle, ormai ricurve per il peso. - E alla terza ora ho Frickman. -

- Ma quindi sei ancora vergine? - se ne uscì lei, facendo voltare una ragazza verso di noi. Le tappai la bocca con le mani, trascinandola verso l'aula della Rogers.

- Non urlare! - esclamai. - No, non sono più vergine da venerdì o sabato sera, non mi ricordo. -

- E chi è il fortunato!? - chiese lei, saltellando.

- Alex...-

La sua espressione cambiò. Il sorriso si spense, gli occhi divennero tristi. Smise di ridere, di saltellare, ed i suoi lineamenti divennero seri. Mi morsi il labbro, abbasssando lo sgaurdo. Sapevo che non avrebbe condiviso. Sapevo che avrebbe odiatola mia decisione. Alzò un angolo della bocca.

- Sei seria? -

- Alyssa, ascolta, si è davvero aperto con me...mi ha raccontato di lui, del fratello, della sua situazione famigliare, dei problemi che ha dovuto affrontare. - spiegai, alzando le mani. - Dopo tutto quello che mi ha detto non può piantarmi in asso. -

Lei divenne glaciale. Aveva incrociato le braccia, batteva il piedi a terra, come per tenere il tempo dei suoi pensieri. Sbuffai, non parlando. Gli sguardi parlavano da soli. Sguardi duri, troppo. Le misi una mano sulla spalla, arricciando le labbra. La sua espressione corruccciata lasciava capire tutto. Le sue preoccupazioni correvano su un nastro, e si mostravano nude ai miei occhi, ormai troppo vergognosi per essere alzati. Sospirai. Eccola. Stava per partire.

- COME CAZZO TI VIENE IN MENTE DI FARLO CON QUEL COGLIONE?! - sbraitò lei, agitando le mani. Alyssa non era tipo da dire parolacce, o di urlare troppo. Ma c'erano quei momenti in cui tirava fuori tutto quello che si teneva dentro, e lo lasciava uscire facendo scenate. E Dio, quando entrava nella sua "angry-mode", non era piacevole averci a che fare.

- Calmati, non è stato nul... -

- ZITTA! QUEL DEMENTE SE LA FA CON TUTTE! COME CAZZO TI VIENE IN MENTE DI FARLO CON QUEL COGLIONE!? - urlò, gesticolando, lanciando lo zaino a terra. - MEG TI FARÀ SOFFRIRE, COME UN CANE! QUELLO VUOLE SOLO FOTTUTI TROFEI, HAI CAPITO?! CRISTO MA CHE TI È PRESO!? LO ODI, E IL GIORNO DOPO CI VAI INSIEME?! -

- Ehi stai tranqu...-

- NO, NON CI STO TRANQUILLA! HAI CAPITO?! NON POSSO PERM....- tossì, una, poi due volte. - Non ho più fiato. - disse ansimante, poggiandosi alla colonna alla sua destra.

- Alyssa, non è come sembra, ok? Lui è diverso, non è come lo vedi. Ha passato cose così brutte, mi sento in grado di gestire la situazione. -

- Se ti fa soffrire, gli distruggo la spina dorsale. -

Sorrisi, abbracciandola. Mi lasciai scaldare da quelle braccia, che possedevano quel calore familiare che da troppo non mi possedeva. Mi feci trasportare dal respiro caldo della rossa, mentre la mia mente vagava, vagava e non sapevo come riportarla a  casa. Il mio viso si poggiò nell'incavo del suo collo. E la tristezza mi assalì, di nuovo. Basta, basta. Il vuoto nel cuore si stava allargando sempre di più, ed il sorriso finto sul volto andava via via dimenuendo. Strinsi la ragazza più forte.

Amore, Bastardo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora