Capitolo 23

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11 aprile, sabato.

- Meg, vieni qui. - sussurrò la rossa, abbracciandomi. - Dimmi, devo andargli a rigare la macchina? -

- No Alyssa, no. - risposi fredda. - Jonh, Loris, non vi azzardate ad andare a casa sua per imbrattagli i muri. E Lola, no, non devi picchiare Celsy. -

Abbassai lo sgaurdo, sorseggiando della cioccolata calda, mordendo un pezzo di cioccolato al latte, prendendo delle patatine. I ragazzi sospirarono, abbracciandomi. Presi un repsiro profondo, solo per bloccare le lacrime che stavano minacciando di uscire. Di nuovo. Alyssa passò una mano sotto i miei occhi, lucidi, spenti, bagnati da quelle stupide ed insensate lacrime. Loris mi prese il telefono, guardando lo schemermo. Poi, i suoi occhi si incatenarono ai miei. 17 messaggi, 5 chiamate, 2 videochiamate. Tutto da parte di Alex. Tutto per chidermi scusa, per far vedere che almeno quel poco, ci teneva. Non gli avevo risposto, né parlato, durante la giornata scolastica. E lui continuava. Continuava a scrivere, a cercare di farmi uscire parole dalla gola. Oh no, non gli avrei dato quella soddisfazione. Sospirai.

- Che devo fare Meg? - chiese Loris, mostrandomi la schermata del cellulare. - Gli rispondo? -

- Sì, scrivigli fottiti. - dissi. - E basta, non gli scrivere nient'altro...non mi va che i suoi messaggini del cazzo continuino ad arrivare e a rompermi. -

- Bloccarlo? - propose Lola, alzando un sopracciglio. Scossi la testa.

- Poi cercherebbe di parlarmi ancora di più scuola. -

- Vero....- mormorò la mora, passandosi una mano tra i capelli. - Bhe...forse Sammy lo ha...ehm...costretto? -

- Lola. - sibilò il fratello, dandole un pugno sulla spalla. - Non giustificarlo, è stato uno stronzo. -

- Dai...cerchiamo di vedere...cerchiamo di metterci anche nei suoi panni. - si azzardò a dire lei, con lo sgaurdo basso, le mani tremanti, un'espressione così incerta sul volto.

I miei occhi la fulminarono.

- I suoi panni mi andrebbero larghi. - sibilai. Lei annuì, silenziosa. - Dio, devo anche studiare. Cazzo...non...mi va di fare niente. -

- Senti. - si intromise Jonathan. - Dato che non puoi stare qui così, a deprimerti a causa di un coglione, andiamo a farci una bella pizza all'italiana da Grimaldi's. Andiamo con la mia macchina, pago io per tutti. -

Tutti lo guardammo. I due fratelli sorrisero, Alyssa prese a saltellare per la stanza. Jonathan mi guardò, sorridendo. Sorrisi debolmente, annuendo, abbracciando il moro, stringendomi nelle spalle. Lui sorrise, e i suoi occhi marroni si illuminarono. Abbassai lo sgaurdo, Alyssa e Lola mi strinsero, Loris mi diede una pacca sulla spalla.

- Ma visto che vi ho rotto talmente tanto, pago io. - ridacchiai, alzandomi dal letto. - Mi cambio e...arrivo. -

- Noi rimaniamo con te Meg, scegliamo noi quello che ti metti. -

La rossa e l'altra sorrisero, prendendomi le braccia, trascinandomi verso l'armadio, aprendolo, buttando vestiti su vestiti sulle coperte bianche, pallide. Loris e Jonh fecero uscirono, chiudendo la porta. Alyssa mi guardò.

- Tua madre può prestare un vestito e delle scarpe a me e Lola? - chiese lei, bloccando lo schermo del telefono. Annuii.

- Tu sei mia cugina, Lola è come una sorella. - sorrisi. - Vi presterà qualcosa di decente. -

- Adesso vediamo cosa ti metti tu di decente, chiappe di luna. -

Nel locale non c'era molta gente. Il Grimaldi's era un piccolo ristorante, frequentato soprattutto da gruppetti di ragazzi che volevano passare una serata insieme. Il tavolo che avevamo preso era nell'angolo della sala, vicino al muro, con una bellissima rosa rossa intagliata nel legno. Lola e Alyssa, alla fine erano riuscite a raccattare due abiti e due tacchi inutilizzati di mia madre, sfoggiando la loro meravigliosa bellezza. Ricordo che non appena ci sedettimo, scoppiammo a ridere. Senza un motivo logico. Perché con loro riuscivo a dimenticare il dolore che Alex mi faceva provare. Il moro sparì dalla mia testa, almeno per quei momenti. Tornai la Megan spensierata che ero, quando ancora tutto era perfetto. Quando mia sorella mi si sedeva accanto, quando non avevo ragazzi stronzi che cercavano di farmi innamorare, per poi spezzarmi come se fossi il gambo di un fiore, fatto per essere staccato da terra.

- AMO QUESTA CANZONE! - urlò Lola, cominciandosi a muovere sulla sedia, alzando in alto le braccia. - TALK DIRTY TO ME TARATATARARATA. -

- Il taratatararata era d'obbligo. - risi. Lei annuì.

- L'abbiamo persa. - disse il fratello, scuotendo la testa, possandosi una mano sul volto. -

- Quando mai l'abbiamo avuta. - scoppiò a ridere Alyssa.

Lola la guardò male, alzando il dito medio, continuando ad agitare le mani, ridendo. Jonatahn si alzò dal tavolo, facendo finta di non conoscerci, la rossa si mise a ballare con Lola, facendo voltare un gruppo di ragazzi verso di loro. Ma quelle due erano così uniche che se ne fregavano, e continuavano a fare quello che volevano, senza sottostare alle insensate regole. Sorrisi, nel vederle così libere. Dentro di me si creò un piccolo vuoto, mentre il desiderio di essere come loro aumentava. Jonatahn passò un braccio dietro le mie spalle, abbracciandomi.
- Non ce la facevo più a vederti giù. - mormorò lui. - Vedo che almeno un po' ti sei risollevata.  -

Sorrisi.

- Credo che questa sia stata la pensata migliore che ti sia mai venuta. - risi, prendendogli le guance. Lui rise.

- Grazie per il complimento, carissima. -

- Non c'è di che, carissimo. - ridacchiai. - No.....davvero...grazie....per tutto quello che stai facendo. -

Abbassai lo sguardo, sorridendo. Lui sorrise.

- Sei la mia migliore amica, e...mi pareva giusto farti passare una bella serata per dimenticare. -

- Non so come ringraziarti...- mormorai. - Sai...ho fatto una cazzata a non dirvi subito...com'era andata con Alex...avrei dovuto farlo subito...Dio sono una deficiente. - risi, distogliendo lo sgaurdo.

- Conscolati con il fatto che queste due sono più deficenti di te. - sorrise il moro.

Le due lo gelarono, lui fece guizzare gli occhi marroni da un'altra parte, con fare vago. Sorrisi. Presi cellualre, sbloccando lo schermo. La suoneria dubstep partì a palla. Mi alzai velocemente tavolo, indicando il telefono. I ragazzi annuirono, e io uscii dalla porta sul retro, mentre cercavo di sbloccare il tasto di chiamata. Guardai lo schermo. Non c'era scritto nessun numero, solo "sconosciuto". Un piccolo ghigno mi comparse sul volto. Aprii la porticina, ritrovandomi nel piccolo vicolo buio dietro il locale. Roteai gli occhi, rispondendo.

- Ammetto che la pensata del numero sconosciuto è originale, Alex. - sibilai, pronta a riattaccare. - Si, bella chiacchierata, addio. -

- Megan, ti prego, aspetta, non riattaccare, devo parlarti. - disse la sua voce, rotta dalla tristezza.

Quando si faceva Celsy nel bagno del terzo piano, non sembrava tanto triste.

- Cosa vuoi? - 

- Mi dispiace, non volevo...non potevo fare altro. -

- Potevi, invece, potevi dirmi quello che stava succedendo. - risposi. - Siamo stati in "pausa" per circa tre giorni. Non riesci proprio a trattenerti? Eh? -

- Meg, hanno pensato a tutto, sono solo invidiose, volevano che ci separassimo. -

- Ah si? E chi? Chi? SPIEGAMELO CAZZO. -

- Sono state Celsy e...-

- No, sai che c'è, potevi dirmelo prima. - lo tagliai fuori. - Non mi interessa, quello che è stato è stato. Adesso scusami, ma vorrei davvero tornare dai miei amici. -

- Megan, quelli non sono amici, quelli sono tutti falsi! - esclamò il moro dall'altra parte del telefono. - Ti prego, devi fidarti! Lo..-

- Come ti permetti, tu, di dire che loro sono dei falsi?! - sbraitai. - Se mi richiami giuro Alex, farò cose che non dovrebbero essere fatte. -

- Tipo? Adesso anche Bill ti ha presa di mira. - mugugnò. - Devi fidarti, cazzo. -

- Di te? - chiesi, alzando un sopracciglio. - No. -

- Megan...-

-Fottiti. -

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