Capitolo 21

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8 aprile, mercoledì.

La pioggia cadeva leggera sulla scuola, bagnando le finestre, il cielo scuro, e le coppie che nelle ore libere erano uscite, per baciarsi sotto quelle lacrime del cielo. Poggiai le braccia sul banco, appoggiandoci la testa. Chiusi gli occhi, ascoltando il rumore delle gocce che scorrevano sui vetri, mischiate al suono della voce bassa e roca di Frickman. Sospirai, riprendendo a guardare la lavagna. Troppe scritte, troppe formule. Pareva una lettera scritta da una persona confusa, con tutte quelle cancellature per trovare le parole giuste. Mi morsi il laabbro. Lo facevo troppo spesso, e la piccola cicatrice lo provava. O forse quella me l'aveva fatta Alex, quando facevamo l'amore, quando mi baciava. Mi morsi così forte che il sapore ferroso del sangue mi invase la bocca. Abbassai lo sguardo, toccandomi le labbra.

- White, ci puoi ripetere l'ultima frase che ho pronunciato? - domandò Frickman.
I miei occhi lo fissarono, socchiusi, come se non avessi capito la domanda. Lui scosse la testa, sorridendo, o meglio, ghignando. Ghignava come Alex, quando andava con Cesly. Che idiozia. Probibalmente in quel momento stava nel bagno della scuola ad ansimare insieme alla bionda. Guardai la lavagna, cercando di capirci qualcosa. Ma fu inutile. E il sarcasmo dell'uomo mi tagliò ancora.

- Come al solito, White, la lezione ti interessa più o meno come tu interessi ad Allen. - ghignò il professore.

Lo gelai. I fischi e le risate dei ragazzi echeggiarono nella stanza, mentre i miei occhi ghiacciati erano puntanti su Frickman. Poi i miei tratti si addolcirono di nuovo, e tornai a guardare fuori dalla finestra. Il professore tornò a spiegare, ignorandomi. Il mio sguardo stanco era posato su una ragazza sola, sotto la pioggia, che armeggiava con il cellulare. Dio, se avessi potuto andare lì ad abbracciarla. Presto si mise a piangere, e si accasciò a terra. Un'altra ragazza andò a lì a poggiarle una mano sulla spalla, a tirarla su dall'asfalto bagnato, a stringerla tra le sue braccia.

I ragazzi erano tutti stronzi.

Godevano nel vederti soffrire. E tu piangevi, e loro non se ne accorgevano. Avevo sbagliato tutto. Cristo, avevo sbagliato tutto. Erano solo due giorni che avevamo deciso di prenderci una pausa. Ma i suoi baci già mi mancavano. E affanculo l'orgoglio. Avrei voluto alzarmi e correre da lui. Mancava poco, vero? Pochi minuti alla fine della lezione. Magari. Tutto nella mia testa si perse nel pensiero di lui. Perché LUI era sempre nella mia testa. Sempre. E scacciarlo non era possibile. Dio, mi sembrava un sogno da cui non potevo svegliarmi.

Ma la dovevo smettere. Non avrei fatto il primo passo. No, non l'avrei fatto. Perché avrei dovuto?

E mentre l'orgoglio vinceva, qualcun'altra vinceva il mio ragazzo. Forse avrei dovuto dire ex. Ma non volevo. Passai una mano sul volto, sospirando.

- Non sarei mai dovuta andare su quella cazzo di ruota panoramica. -

La professoressa di inglese era assente. Non arrivò un supplente, e il preside ci diede il permesso di tornare a casa. Alyssa e i fratelli Stewart avevano deciso ti tornare, io e Jonh ci ritirammo in biblioteca per studiare. La biblioteca non era grande, era solo silenziosa. E le grandi vetrate che si affacciavano sul cancello illuminavano lo spazio. Ma nei giorni piovosi come quelli, le luci interne prendevano il posto del sole. La biblioteca era al terzo dei quattro piani della scuola. Il panorama era ampio, ma nulla si riusciva a vedere a causa della nebbia fitta che aveva invaso Coney Island quella mattinata. Jonh alzò una mano, non appena mi vide entrare dalla porta, vicino al bancone della sorvegliante. Il tavolo che aveva preso era vicino alle vetrate. Lui mi conosceva bene. Sapeva che amavo sedermi vicino a quelle finestre.

- Ehi. - sussurrai, sedendomi. - Che stai studiando? -

- Letteratura....ho il compito questo venerdì. - spiegò lui sorridendo. - E tu perché non sei tornata a casa? -

- Non...ne ho voglia...non mi va di fracicarmi sotto la pioggia, ho già un mal di testa tremendo. - sorrisi, aprendo il libro di storia. - Mia madre non si decide a darmi la macchina. -

- In effetti avrei paura anche io a cederti una macchina. - ridacchiò il moro. - Donne al volante, pericolo costante. -

- Questa era maschilista, e parecchio pure. - risi, scuotendo la testa. Jonathan mi guardò.

- Meg, è successo qualcosa? - chiese lui.

Sbiancai. I miei occhi guizzarono sui suoi. Gli sorrisi, cercando di sembrare il più vera possibile. Ma lui mi conosceva. Erano anni che i miei sorrisi finti non lo conquistavano. I suoi occhi divennero due fessure, scrutandomi. Distolsi lo sguardo, con fare vago. La sua mano si mosse velocemente. Mi prese le guance, facendomi voltare verso di lui.

- Coasha sche? - chiesi, alzando le sopracciglia.

- Se mi hai chiesto cosa c'è che non va, bhe, te lo dirò subito. - cominciò lui. - So che c'è qualcosa di strano in te, negli ultimi giorni, e so anche chi c'è dietro, e so anche che i tuoi sorrisi finti, sono finti. -

Abbassai lo sguardo, non riuscendo a sopportare il suo. Sospirai, serrando le labbra, muovendomi di lato, facendogli togliere la mano dalle guance.

- Non mi va di parlarne. - sibilai. - Non voglio ricordarmi quello che è successo, adesso stiamo in pausa, e mi sta bene così. - spiegai, prendendo il cellulare, mettendomi le cuffiette.

Il ragazzo al mio fianco fece una smorfia, strappandomi le cuffie dalle orecchie.

- Qual'è il tuo problema?! - esclamai, facendo voltare alcuni ragazzi verso di noi.

- VOI DUE LAGGIÙ, QUESTA È UNA BIBLIOTECA! - urlò la sorvegliante, sbattendo le mani sulla sua cattedra. Roteai gli occhi.

- Ti cambia così tanto sapere cos'è che non va? - sussurrai a denti stretti, le parole sputate fuori così velocemente. Lui annuì.

- Meg, sei una delle mie migliori amiche, cazzo, voglio sapere cos'è successo. -

Sbuffai, abbassando il capo. Ricordare mi faceva male, così male. Ricordare quelle parole, dette da chiunque tranne che da lui. Sospiarai, passandomi una mano tra i capelli, mordicchiandomi le unghie. Lui alzò le sopracciglia, scuotendo leggermente il capo. Non volevo riscoppiare a piangere. Non solo perché il mio orgoglio non me lo permetteva, ma perché le lacrime mi erano finite. Presi un repsiro, che mi si bloccò in gola. Guardai Jonh.

- Ricordi quando stavamo al Chillax? Che sono uscita? Diciamo...che ho chiamato Alex...perché...volevo sentire come stava...e mi ha risposto il fratello. Mi ha detto che Alex era uscito con un'altra...e...che sarebbe stato impossibile per lui andare a Manhattan perché il padre gli aveva preso la macchina. - una risata nervosa mi interruppe. - Pensa...che Matthew credeva che fosse uscito con me...Dio..mi sento ridicola. -

Ridacchiai, guardando in alto, passando un dito sotto gli occhi per togliere le lacrime che avevano ripreso a scendere. Il ragazzo mi prese le mani, spostando la sedia più vicino alla mia, passando un braccio dietro la mi schiena. Misi una mano sulla bocca per evitare di singhiozzare ancora, il mio repsiro divenne irregolare. Presi un respiro profondo, sperando che quello bloccasse le lacrime. Jonh mi spostò una ciocca di capelli, poggiando le sue labbra sulla mia fronte. Anche Alex lo faceva sempre. Basta.

- Adesso capisci? Ieri l'ho cazziato in mezzo al corridoio...e alla fine è uscita fuori la storia della pausa...ma...fa così male..-

- Io lo ammazzo a quello stronzo. - sibilò il bruno. - Gli altri lo sanno? -

- No, e non lo devono sapere....già è tanto...che tu sappia...quello che è successo. - balbettai, mordendomi il labbro. - Ti prego, non fare casini. -

- Megan, ti ha fatto soffrire. -

- Non mi ha ferito, mi ha solo fatto capire com'è il mondo...e io che speravo nel principe azzurro, nel ragazzo perfetto che ti salva dalla cattiveria che c'è in giro, che ti fa felice...dovrei ricordarmi che prima di essere il diavolo Lucifero era l'angelo più bello del fottuto paradiso. - singhiozzai. - Ma perché? -

- Shhh, tranquilla Meg. - sussurrò lui, abbracciandomi più stretta.

Le lacrime continuarono a scendere. Guardai la pioggia scendere. Sorrisi debolmente. Almeno non stavo piangendo da sola.

Amore, Bastardo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora