Capitolo 2

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12 dicembre, venerdì.

La musica era l'unico elemento che non avrei mai voluto cambiare nel mondo schifoso in cui mi ritrovavo a vivere. Camminavo, camminavo con lo zaino in spalla, con la testa bassa, per non incontrare lo sguardo della gente, con il cappuccio del cappotto tirato sopra, per non prendermi la pioggia. E la musica che suonava nella mia mente, accompagnata dalle voci insensate dei piccoli abitanti del mio cervello. Svoltai a sinistra, proseguendo su Oriental Boulevard, per poi ritrovarmi il cancello della scuola davanti.

E sapevo già che sarebbe arrivato per darmi il benvenuto.

La sua pelle leggermente abbronzata anche d'inverno, gli occhi verde smeraldo, i capelli marroni, il solito sorriso strafottente, il solito fisico magro ma muscoloso. E io ero la solita ragazzina imbambolata davanti al negozio di dolci, con la gente che passava, ma non le importava, che continuava a fissare quello che voleva. E che non poteva ottenere. Alex ghignó, avvicinandosi. Mi fece un giro attorno, scrutando ogni dettaglio che mi componeva. Avevo incrociato le braccia, e lo stavo guardando con degli occhi pieni di odio, disprezzo, rabbia, gelosia. Ma il suo sorriso mi fece cessare di odiarlo. Almeno per qualche attimo, almeno per pochi secondi. Mi morsi il labbro, abbassando il capo. Poi le sue dita mi sollevarono al mento, facendomi incontrare i suoi occhi. Una scarica mi attraversò la spina dorsale. Le sue labbra si avvicinavano, io perdevo il controllo.

- Che cazzo fai? - sbottai, allontanandomi. - Ti ho detto di non essere la tua puttana di turno. -

- Che palle! - si lamento lui, battendo le mani sui fianchi. - Sei l'unica che mi manca. -

- Non credo proprio, Lola e Alyssa non te la sei ancora fatte, non sparare cazzate. -

- Alyssa ha le tette piccole, Lola non ha proprio forme, dimmi tu che devo fare. -

- Pervertito. -  sibilai, scansandolo. - Pensi solo a farti le ragazze, non capisci che loro vogliono essere amate e non scopate? -

- Vorresti essere amata, allora? - chiese lui. Aggrottai le sopracciglia, una faccia contrariata si fece largo tra fattezze del mio volto. Ammetto che quella domanda mi lasciò piazzata. O meglio, detta da lui, pronunciata da quella voce, dalla persona che avevo davanti, mi spiazzò. Alzai una mano, indicandolo con l'indice, balbettando parole che non avevano un senso ammassate insieme.

- Tu... tu non...tu non sai... amare. - mormorai, indietreggiando. - Non ne sei in grado. -

- Che ne sai? - domandò lui, sorridendo strafottente. - Non sono solo un puttaniere, so come si tratta una ragazza che merita. -

- Ah davvero? E sai cosa vuol dire quando una ragazza di dice che ti odia? -

- Che in realtà mi adora, vero? Voi ragazze siete così complicate a volte. - sospirò Alex, grattandosi il collo.

Gli sorrisi candidamente, e mi avvicinai. Per la prima volta, dopo tutte le sfuriate,le urla e le litigate, fui io ad avvicinarmi a lui. Gli poggiai una mano sul petto, avvicinando le nostre labbra. Il bruno sollevò l'estremo destro della bocca. Nel momento in cui sembrava stessimo per baciarci, il suo profumo mi invase, facendomi andare in tilt per quell'attimo. Le sue mani mi cinse i fianchi, le nostre labbra sempre più vogliose, i nostri occhi si guardavano.

- No, vuol dire che devi andartene a fanculo, Alex. - strafottente mi allontanai, alzando il terzo dito. - Forse la vita da "ragazzo che sa come trattare le ragazze che meritano" non fa per te. -

- Oh cazzo, andiamo Megan! - esclamò il bruno, sbuffando. Alzò un braccio, facendolo cadere di nuovo, come per lasciar perdere.

Sorridente, mi allontanai. Ma il sorriso scomparve mon appena voltai l'angolo.

Coglione. Coglione.

Se solo avresti saputo come prendermi, adesso probabilmente le nostre labbra si starebbero assaporando, e le nostre lingue starebbero danzando. Avrei detto di non essere più la ragazza sfigata che non ha mai baciato. Cretino, era un cretino. È stupida io che ci andavo a presto come un cane. Perché io l'ho rifiutato, ma in realtà lo volevo mio. E faceva male ogni volta che mi ignorava, o che stava con un'altra. La gelosia mi rodeva, e sì, aveva ragione, lo odiavo così tanto. Ma perché lo volevo mio. Lo odiavo perché con me era diverso, e io lo volevo stronzo, ma possessivo, che non andasse con nessun'altra, che mi sbattesse al muro e che mi baciasse. E non lo capiva, no, non lo capiva. E porca  puttana mi chiesi perché non fossi una come Cesly, o come ogni altra ragazza che si era fatto. Abbassarmi a certi livelli solo per avere l'amore mai avuto di un ragazzo. Risi di me stessa.

- Loris, mi serve una sigaretta, adesso. - disse al ragazzo. Lui mi guardò sbigottito.

- Non eri la ragazza che diceva che fumare faceva venire il cancro cose del genere? - rise lui, aprendo il pacchetto. - È la prima che ti fai, vero? -

- Si, sono io quella ragazza, ma adesso ne ho bisogno, e sì, è la prima, ma non me ne frega un cazzo, mi serve per...provare. -

- E finalmente anche Megan fa parte del gruppo dei cattivi ragazzi. - ridacchiò Alyssa, tirandomi una pacca sulla spalla. - Ora ti manca solo ubriacarti e fare sesso. -

- Non ce la vedo Meg che fa sesso da ubriaca. - puntualizzo Jonathan, poggiando la schiena al muretto.

- Alle festa di sabato scommetto la vedremo dare il meglio di se. - rise Lola, sedendosi affianco al fratello.

- Che festa? Quella al Bossa Nova Civil Pub? - chiesi, aspirando la sostanza della sigaretta. Tossii più volte, buttando fuori la nuvola grigia dalla bocca. -  Ci si mette minimo mezz'ora di macchina. -

- Dai Meg, sarà divertente! - urlò la rossa. - Guiderà Jonh, tu devi solo fatti trovare pronta, fuori casa alle 22:30. -

- Sappi che ti aiuterò io a scegliere vestiti, mia cara. - disse la catsana, prendendomi sottobraccio. Roteai gli occhi, sbuffando.

- Non voglio sembrare una facile. -

- Shh, fidati della sottoscritta, oggi pomeriggio alle 4:00 p.m. andiamo in un negozio meraviglioso. - la ragazza aveva gli occhi sognanti. - Non ti preoccupare, sarai bellissima come al solito. -

Sports il naso. Lola era meravigliosa anche quando indossava gli abiti più ridicoli. Nonostante non avesse un seno molto prosperoso, era bellissima comunque. Era alta, gli occhi marroni chiaro, capelli marroni, con le punte leggermente più chiari della cute. Le ciglia lunghe, le labbra carnose, il fisico slanciato. I fianchi stretti, le spalle leggermente più larghe di questi ultimi. Le clavicole sporgenti, la pelle di una carnagione leggermente più scura di quella del fratello. Un sorriso che avrebbe conquistato anche la persona più fredda su questa terra.

Infatti, a me aveva conquistato.

Amore, Bastardo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora