Capitolo ventiquattro.

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15 aprile, mercoledì.

Chusi l'armadietto, rimettendomi lo zaino sulle spalle, bloccandolo schermo del cellulare. Presi a camminare verso la classe di chimica, con lo sguardo basso, ed i capelli che ondeggiavano ad ogni passo. I ragazzi del nono anno cercavano disperatamente di correre nelle aule, per scappare dai bulli del decimo anno, mentre le ragazze del dodicesimo ridevano, strillando, parlando del ragazzo che gli aveva chiesto di uscire. Mi guardai intorno, i miei occhi rossi riuscivano a far vedere così poco. La notte non avevo dormito, ripensando alle parole di Alex. Nonostante non mi fidassi, non riuscivo a non stare senza la sua voce. Così bassa ma delicata, così calda, roca. Scossi la testa, massaggiandomi le tempie. Mi morsi il labbro, continuando a camminare.

- Megan, ti posso parlare? -

Mi voltai. E trovai lei, Paige. Assottigliai lo sguardo, scrutandola. Cosa diamine voleva quella ragazzina? Dopo avermi rovinato la vita? Voleva anche farmi arrivare in ritardo a lezione? Stavamo scherzando? Poggiai una mano sul fianco, alzando le sopracciglia.

- Senti, Paige, non è un buon momento. - le dissi, facendo per andarmene. - E soprattutto non voglio arrivare tardi a lezione. -

- No, aspetta, è importante. - mi bloccò lei, prendendomi una mano. - Ti prego. -

- Cosa vuoi? Non ho detto da perdere. - sibilai, lei abbassò lo sguardo.

- Ti ricordi...quelle foto? - chiese insicura, stringendosi nelle spalle.

- Bhe?

- Bhe....diciamo...che...quando mi hai chiesto chi era stato..a..costringermi a...  ..pubblicarle...ti ho detto...che era stata Cesly...ma...non è stata solo....lei. -

Parole balbettate, uscirono dalla sua bocca. Sorrisi, alzando una mano, per poi riabbassarla. Non me ne importava più. Non mi importava più di niente, perché volevo solo dimenticare. L'amore con il moro? No, doveva finire, e la nostalgia doveva svanire come una nuvola di fumo. Una piccola risata lasciò la mia gola. Lei aggrottò le sopracciglia, inclinando la testa verso destra.

- La tua " sincerità " non mi interessa, voglio solo dimenticare tutto. - dissi, dandole le spalle. - Non ricominciare con questa storia, dato che adesso è tutto finito. -

- Dio Megan, ormai tutta la scuola sa che hai litigato con Alex Allen, ma non vuoi sapere chi c'è dietro tutto questo?! - gridò lei, e il suo tono esasperato risuonò nel corridoio. La fulminai.

- No, perché voglio dimenticare. - sibilai. - E tu, ragazzina, cerca di starne fuori. -

- Ma....-

- Senti ragazzina. - cominciai, avvicinandomi. - Cerca di stare fuori da affari che non ti riguardano. TU, come tutta la scuola non sapete NIENTE di quello che è successo. Sono solo voci quelle che sentite. - sospirai, guardandola negli occhi. - Non ti consiglio di metterti contro di me, soprattutto adesso, che sono più incazzata di quanto tu non possa neanche immaginare. Tieniti le tue stronzate per te, ragazzina. -

- Sei tu....che ci...perdi. - balbettò, facendo un leggero passo indietro.

- Sono abituata a perdere, ormai. - sussurrai. - Non mi cambia più nulla. -

- Credevo lo amassi. - ghignò lei.

- Si, lo credevo anche io. -

Erano le otto e un quarto, la mia testa scoppiava, senza che la gente che mi passava accanto se ne accorgesse. Le persone che camminavano veloci sulla Oriental Boulevard notturna, mormoravano, parlando al telefono, tenendosi per mano. Scossi la testa. Il Chillax non era ancora nella sua ora di punta, e le cameriere correvano tra i tavoli, con un vassoio nero in mano. Sospirai, mordendomi il labbro. Dio, come mi ero ridotta. Andare a fare la dipendente un un bar per guadagnare quei pochi soldi che mi servivano. E per dimenticare tutto. Scossi la testa, di nuovo . Aprii lentamente la porta, ritrovandomi il quel cafè, con quell'aria così familiare. Mi guardai attorno. Le ragazze erano indaffarate, i clienti sorseggiavano tranquilli i loro caffè. Sospirai, poggiando le mani sul bancone.

- Megan! - esclamò una ragazza da dietro il bancone. - Che ci fai qui? Studi? -

- Ehi...Piper...no...in teoria...ehm...avete ancora quel posto libero? -

- MEGAN! SI! SI SI SI SI SI! - urlò lei, saltellando. Sorrisi.

- Posso parlare con....Philip? Il proprietario è ancora lui, giusto? - chiesi, poggiando lo zaino su un tavolo. - Volevo chiedergli se...potesse...riassumermi. - mormorai, intrecciando le dita.

Lei sorrise, scavalcando il bancone, prendendomi un braccio, correndo verso una piccola porta a destra. Bussò tre volte, saltellando, aspettando, ansiosa. Cominciò a battere il piede destro, sospirando. La porta si aprì. E lo stesso uomo alto, magro, con gli occhi azzurri, mi sorrise. Il suo atteggiamento pareva più quello di una donna, che di un uomo, e il suo sorriso era così contagioso, con quelle labbra carnose, e i denti bianchi. Un cappello nero gli si era posato sulla testa, lasciando che il contrasto con la pelle chiara si notasse.

- Phillip? - chiesi, aggrottando le sopracciglia. Lui rimase interdetto.

- Oh! Jill! Cara! Che piacere vederti! - gridò lui, sorridente, abbracciandomi.

- Sono Megan, non so se ti ricordi...-

- Ah! Lyra! Certo che mi ricordo! -

- Ho...appena detto di essere...Megan...- mormorai, alzando le sopracciglia.

- Ah! Si....sei...tu! - esclamò ancora, baciandomi le guance. - Allora, cosa ci fai qui tesoro? -

- Ehm...in teoria...cercavo pun posto di lavoro. - sussurrai, passandomi una mano dietro la nuca. - Sa...vorrei guadagnare qualcosina per...ehm... -

- Oh! Ma di sicuro, tesoro! - sorrise Phillip, passando il suo braccio magro sulle mie spalle. - Cominci lunedì prossimo! Oh! Sono così eccitato! Ultimamente siamo un po' a corto di personale. - spiegò lui, abbassando la voce. - Prenderai le ordinazioni, va bene? -

Sorrisi, nervosamente, guardando l'uomo.

- Grazie, gli orari? - domandai, lanciando un'occhiata a Piper, che intando attendeva, appoggiata alla parete.

Lui annuì.

- Da lunedì in poi, puoi venire verso le 6:00 p.m, chiudiamo alle 10 p.m, cerca di essere puntuale. -

- Ehm...grazie...allora...a lunedì? -

- Ovviamente tesoro, ciao ciao. - fece lui, dandomi un ultimo bacio sulla guancia sinistra, tornando in ufficio.

Guardai Piper. Lei sorrise, quasi ridendo.

- Non era così quando lavoravo qui. - risi. - Gli è successo qualcosa? -

- Diciamo...che ha scoperto di essere più donna che uomo. - sorrise lei. - E personalmente lo preferisco così, è un amico. -

- Mi fido. - dissi, rimettendomi lo zaino sulle spalle. - Allora, lunedì sei di turno? -

- Stesso turno tuo, " tesoro". - sorrise. - Ricordi come si fa un caffè, vero? -

- Devo prendere le ordinazioni, non cucinare, tesoro. - le feci una linguaccia. - A lunedì. -

- Si si, a lunedì Meg. -

Era tardi. I libri ancora aperti sulla scrivania, fuori tutto buio, l'unica cosa che risplendeva era la luce della piccola lampada che avevo appoggiata sulla mensola sopra la scrivania. Sbadigliai, guardando l'orario. Le 11:40 p.m. Dio, che incubo. Smisi di scrivere, almeno per qualche attimo. Poggiai la testa sui libri, chiedendo gli occhi, sospirando. Forse stavo esagerando. No, non era vero. Io dovevo andarmene. E dovevo ottenere quella fottuta borsa di studio. Sospirai. Almeno mi sarei incominciata a intascare quei 700 dollari al mese. Scossi la testa. Si, magari. 600 dollari. Dio, che stavo combinando. Presi il cellulare. Alex continuava a mandare messaggi su messaggi. Mi ero stufata. L'ultimo era stato alle 11:23 p.m.

" Non riesco a smettere di pensarti. "

No, non ci riuscivo anche io.

Ciao a tutti 💙
Come state? Mi dispiace se ieri non ho aggiornato, ma ho ricominciato gli allenamenti, e sto cominciando a rivedere tutti gli argomenti di scuola. Si, lo so, sono una pazza, ma quest'anno voglio proprio mettermi sotto 😅. Spero che la storia vi stia piancendo!
Passate una buona giornata. 💙

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