Capitolo 4

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Non dicemmo a nessuno del bacio ed anche se da quel momento Lorenzo si era sciolto con me in qualche modo... la gelosia verso mio cugino non era per niente diminuita.

Quando Riccardo mi abbracciava mi lanciava sguardi omicidi, quando mi toccava, invece, faceva commenti poco delicati.

Tutti i ragazzi avevano notato qualcosa di diverso in Lorenzo dopo quei venti minuti passati nella camera con me, ma nessuno di loro aveva osato parlarne.

Quei giorni a Montefiascone stavano passando veloci e tranquilli: sveglia alle otto, alle dieci in piscina, all'una pranzo, alle quattro lezione di chitarra con Francesco, alle sei di nuovo in piscina, alle otto cena, alle dieci sul divano e a mezzanotte e mezzo a letto.

Riccardo mi aveva presa a dormire con lui, un po' per precauzione di non so cosa ('vallo a capì' come si dice dalle mie parti) e un po' perchè voleva lui.

La mattina dell'undici agosto mi svegliai sola. In casa nessun rumore, solo un buonissimo profumo di fragole e cioccolata al latte. Mi alzai rendendomi presentabile e scesi in cucina. Mi avvicinai piano alla porta in legno e vidi Lorenzo in pantaloncini intento a cucinare pancakes.

Non avevo la più pallida idea di cosa fossimo dopo quel bacio, anche perchè non ci eravamo detti niente di esplicito riguardo a Noi. Ogni cosa avessi fatto sarebbe stata sbagliata.
E avevo una paura fottuta.

"Buongiorno." Dissi un po' troppo raggiante avvicinandomi al fornello a cinque fuochi inox, su cui erano poggiate due padelle in pietra.

"Hei." Sorrise Lorenzo, mandandomi in tilt. "Un attimo e sono da te." Continuò mentre, agilmente, fece saltare i pancakes nella padella girandoli. Li lasciò scivolare in due piatti, coprendoli di nutella e fragole tagliate.

Era un risveglio "dolcissimo", in ogni senso.

"Ho mandato gli altri a fare la spesa, sono usciti dieci minuti fa." Sorrise nuovamente, slacciandosi il grembiule rosso che teneva allacciato dietro la schiena e appeso al collo. Il suo petto rimase nudo.

Mi soffermai un attimo a fissare gli addominali appena scolpiti e deglutii.

Lo vidi venire verso di me, poggiata al bordo del tavolo in cristallo. Il respiro si sferzò quando incastrò le sue labbra fra le mie e poggiò le mani sui miei fianchi. Indossavo una sola maglia di Riccardo, lunga fino al ginocchio e molto larga.

"Ti amo." Sussurrò prima di distaccarsi e sedersi di fronte a me.

"Anche io." gli scompigliai il ciuffo affettuosamente, mandandoglielo sugli occhi.

"Corri finchè puoi." Corsi in giardino ridendo.

"Cosa vuoi fare? Buttarmi in acqua?" Urlai con le lacrime agli occhi.

"Esatto." Mi spinse, tuffandosi dopo di me.

"Tu sei pazzo." Scandii le parole con l'acqua che grondava dalle ciglia come una cascata.

"Hai ragione sai? Sono un pazzo." Mi baciò portandomi sotto il pelo dell'acqua e prendendomi il viso fra le mani.

"Sto morendo di freddo." Risi avvicinandomi al bordo.

"Andiamo, i pancakes ci aspettano." Mi prese per mano e mi portò in cucina. Stavamo allagando letteralmente la casa: i nostri vestiti fradici colavano dovunque e si attaccavano sui nostri corpi.

"Lore..." Francesco si bloccò sull'uscio sgranando gli occhi e puntando l'indice tra me e Lorenzo. "Cosa diavolo è successo?" Lo colse alla sprovvista.

"Sono caduta in acqua e mi ha salvata." Che cosa? Era la cosa più stupida che potessi dire.

"Voi non me la raccontate giusta." Sorrise divertito. Andai in bagno e feci una doccia. Infilai un vestito a manica larga a tinta unita, largo nella gonna e attillato dalla vita in su.

Serva Me, Servabo TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora