Capitolo 15

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Il tempo continuava a passare, lento, sui banchi di scuola.

Intanto i ragazzi continuavano a girare l'Italia con concerti e comparse in vari programmi, facendosi vivi sempre più di rado.

Dopo aver passato i giorni intorno al Natale in casa con i miei genitori e mia sorella, finalmente quel maledetto citofono suonò.

Mi gettai giù dal divano e scesi dalle scale scivolando sul passamano, strisciando poi fino alla porta d'ingresso.

"RICCARDO!" Gli saltai in braccio.

"Tesoro. Ti devo parlare. Entriamo che fa freddo." Entrammo in sala da pranzo, dove mia madre stava apparecchiando per la cena.

"Ciao zia." L'abbracciò stringendola forte.

"Posso rapire per tre giorni la tua secondogenita? Solo per i prossimi tre." La mia donna mi fulminò con lo sguardo, poi annuì.

"Sìì" Corsi su per le scale urlando.

"Che cazzo hai fatto?" Uscì dalla camera Emma togliendosi gli auricolari.

"Vado con Riccardo per tre giorni!" Ero emozionatissima.

"Era ora. Ti levi dalle palle." Alzò gli occhi al cielo tornando nel suo mondo.

L'indomani sarei partita.

Iniziai a preparare le valigie.
Felpe, abiti, jeans, Vans.

"A Mà, a Rimini dobbiamo andà... 'n ci serve tutta sta roba..." Si chinò sul letto al mio fianco.

"Andiamo ora, ti prego." Lo abbracciai.
Sentii il suo respiro affannarsi.

La mia spalla iniziò a bagnarsi.

"Hei. Riccà c'hai fatto?" Gli diedi un bacio sulla guancia.

"Ho litigato con Roberta..."

"Ah... mi... dispiace..." Mi morsi la lingua.

"E..." Ingoiò il groppo in gola.

"Continua.." Lo incitai.

"Francesco ha litigato con Monica... Alessandro con Francesca..."

"ALÈ" Sbottai. "Leiner sta ancora con Giuliana vè?" Sdrammatizzai mettendomi le mani tra i capelli.

"No."

"Ma che cazzo?" Urlai sconvolta.

Sorrise.

"Dai andiamo." Tirò su col naso e si asciugò le lacrime, sfoggiando uno dei suoi sorrisi più belli.

Sentii le suole delle sue scarpe battere contro le scale. Ne approfittai per raccogliere i miei ultimi effetti ed infilarli nella borsa.

Andai in sala da pranzo e trovai mio cugino seduto a tavola con la forchetta in mano intento ad infilzare un pezzo di pasta.

"RICCARDO!" Sobbalzò al mio richiamo.

Appena dopo pranzo passai a casa degli zii.

"Zia!" Le saltai in braccio. Mi accolse fra le braccia e mi strinse, baciandomi la fronte, proprio come si fa con i bambini.

Tole stava dormendo. 

"Ciao zia, ci vediamo l'anno prossimo." Scherzai salutandola con un bacio sulla guancia.

Mi infilai in auto, subito dopo aver letteralmente gettato il mio bagaglio sui sedili posteriori.

Collegai il mio cellulare alle casse e feci partire "Sei Mia" di Riccardo Marcuzzo.

Serva Me, Servabo TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora