Capitolo 19

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grazie alla mia mydilemmaisbernabei, con cui si è collaborato (anche) in questo capitolo.
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Rientrai in casa.

La musica a palla, nessuno si era accorto di niente.

Tranne Francesco, lui fingeva di non essersene accorto.

Mi diressi verso il tavolino degli alcolici, al centro del salotto, dove regnava il caos.

Bottiglie sparse ovunque.

Non pensavo altro che il suo nome, "Lorenzo".

Gettai a terra le ultime bottiglie rimaste in piedi.

Il rumore dei vetri in frantumi non si sentiva, era sovrastato dalla musica.

Lentamente mi diressi verso la scalinata che portava al piano superiore.

Entrai nella camera dov'eravamo io e Riccardo fino a qualche minuto prima.

"Tu!" urlai indicandolo.

Riccardo si svegliò, massaggiandosi una tempia sulla quale era poggiato.

"Che ho fatto?" Aveva smaltito l'alcol bevuto.

Mi avvicinai al letto.

Respiravo a fatica.

Le lacrime facevano la loro parte, la rabbia faceva il resto. 

Alzai una mano.

Chiusi gli occhi e digrignai i denti.

La mia mano andò a contatto con un'altra pelle.

Calda.

Un attimo.

Scollai le palpebre, per rendermi conto.

Non gli ho tirato uno schiaffo. Non l'ho fatto davvero. 

Mi portai una mano alle labbra.

Raccolsi le mie scarpe e di corsa scesi le scale.

Attraversai il salotto, dove erano tutti ubriachi.

Afferrai la giacca e andai fuori.

Il cielo era di piombo, pioveva. Il vento gelido sferzava il viso.

Dovunque proveniva rumore, mezzanotte era alle porte.

Il sentiero era poco illuminato, ma fortunatamente ad aiutarmi c'era il mio cellulare.

Accesi il flash e proseguii in linea retta.

Avevo un freddo assurdo ma continuavo.

Lorenzo non rispondeva alle mie chiamate, ma dovevo trovarlo, ad ogni costo.

11:35 pm batteria al 13%

Velocizzai il passo.

Ero nel bel mezzo del nulla, dopo un'ora di cammino, con il cellulare quasi scarico.

"Lorenzo.." Chiamai urlando e tremando per le temperature.

A rispondermi fu l'eco.

Sono fottuta. Pensai.

D'improvviso rimasi al buio più assoluto.

Rumori inquietanti dovunque.

Il freddo mi bloccava i muscoli, e le idee.

Cercai di impormi di pensare con la testa di Lorenzo.

"Che farei ora? Dove andrei?" continuavo ad agitarmi, e questo non aiutava.

Serva Me, Servabo TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora