Capitolo 7

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"Vai a fanculo Lorenzo." Dissi ridendo salendo le scale di casa sua per andare nella camera da letto.

"Dove scusa?" Mi corse a fianco fingendo di non aver capito.

"Mo' t'o dicevo." Lo guardai negli occhi.

"Apprendi molto in fretta anche l'accento vedo. Chissà cos'altro impari così velocemente!" Lo fuliminai.

"Lorenzo!" Gli tirai un leggero schiaffo sulla spalla.

Mi spinse sul letto mettendosi su di me.
Si chinò sul mio collo, baciandolo.

"Lorè, ti prego... non ora. Sotto ci sono i ragazzi e mio padre." Dissi spingendolo via.

"Ma io ho bisogno di te adesso." Replicò. In realtà gli serviva altro. Non io.

"Aspetti." obiettai.

"Ecco un' altra cosa che imparerai. Ad obbedirmi in queste cose." Disse scendendo dal letto.

"Non credo lo farò." Lo presi in giro.

"Io invece penso di sì." Alzai gli occhi al cielo.

"Devo cambiarmi. Esci?" Chiesi prendendo un abito nero morbido.

"T l sunn." Tentava di parlare l'abruzzese. Mi faceva tenerezza.

"È inutile che ci provi. Non riuscirai mai a parlarlo." Gli inumidii la guancia ispida dalla barba con un bacio.

Lui si irrigidì.

"Io non posso aspettare." Disse mordendosi il labbro e appriccicandomi su di lui.

"Ma che?" Cercai di capire cosa stesse succedendo.

Chiuse a chiave la porta prima di prendermi il viso tra le mani e spingermi contro la parete.

"Lorenzo..." Dissi sulle sue labbra.

"Shh" Mi sollevò portando mi le gambe attorno alla sua vita.

"Lo vedi che effetto mi fai?" Fece aderire perfettamente i nostri corpi.

"Ma io non ho fatto niente." Mi lamentai.

"È questo il punto." Concluse lui prima di spogliarmi.

Non so come ci ritrovammo sul letto, Lorenzo su di me.

"Contento ora?" Ribaltai la situazione poggiando il viso sul suo petto, potevo ancora sentire il suo battito accelerato che si confondeva con il mio.

"Sì." Sorrise.

"Dobbiamo scendere. O pensano male." Infilai l'abito sotto il suo sguardo intimidatorio, mi pettinai e ritoccai il trucco.

"Eccovi." Papà guardò Lorenzo, che arrossì di colpo.

Mia madre non era venuta perché pensava fosse superfluo. Mah.

"Ragazzi è pronto!" Riccardo ci chiamò dalla sala da pranzo, dove avevano apparecchiato l'enorme tavolo di cristallo.
Aveva cucinato lui, senza far esplodere niente, stranamente.

"Come stanno gli zii?" Domandai a mio padre.

"Bene bene." Si mantenne sul vago. Nascondeva qualcosa.

Anche Riccardo abbassò lo sguardo diventando cupo.

Lorenzo posò una mano sul mio ginocchio.
Cercai di non farci caso, ma era impossibile.

"Marta, è tutto apposto? Sembri un cadavere..." Chiese preoccupato mio padre.

"Io? Certo, perché non dovrebbe?" Mi affrettai a ribattere e sembrare il più normale possibile.

Serva Me, Servabo TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora