Funerali

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La morte è una cosa strana. Quando sopraggiunge tutto intorno ad essa si crea un clima cupo, come inaridisse l'ultima oasi in un deserto.

Può apparire meschino, ma la morte dello zio non ebbe quasi alcuna ripercussione su di me.

Mi gravitava attorno come uno spirito appeso, ma non ne assorbivo l'influenza e tutto sommato mi godevo la vacanza.

Dopo il funerale, i parenti che non vedevo da mesi insistettero affinché approfittassi dell'occasione per passare un po' di tempo nella casa al mare dove la famiglia si riuniva ogni estate.

Per questa ragione ora mi trovo su questa impolverata monovolume di marca nazionale.

L'insegnante era un tipo dal volto asciutto, indossava spesso camicie bianche candide e utilizzava un profumo molto intenso che lo precedeva ovunque andasse.

Spesso capitava che serrasse nel pugno il gessetto anche quando non utilizzava la lavagna e ci giocherellasse nervosamente.

Insegnava filosofia, ma aveva anche una laurea in biologia, si chiamava Pasolini.

Con lo sguardo tranquillo e un mezzo sorriso sulle labbra chiede ad alta voce "cosa pensate ci sia in questo sacchetto?"

Qualche battuta si smuove dalla volta della classe, alcuni dei miei compagni sgomitano tra di loro proferendo futili malignità.

Io rimango intatto nella mia posizione, rifletto distrattamente, ma non mi viene in mente nulla.

Pasolini si schiarisce la voce e pone la stessa domanda una seconda volta. Dal fondo dell'aula si leva una mano in direzione del soffitto.

Il braccio esile e sottile come una canna di bambù, di colore ambrato, appartiene ad una ragazza di nome Roberta. Nonostante l'apparenza gracile e mite, dimostra un carattere ostentatamente forte, talvolta persino anticonformista.

Pasolini osserva la mano alzata come si trattasse di un oggetto stupefacente e in una certa misura spiacevole.

La ragazza attende inesorabile con un braccio teso e l'altro poggiato sul banco con il gomito puntato e la mano a cucchiaio sotto il mento. "Prego dimmi pure Roberta" esordisce Pasolini rimanendo in piedi, con voce flautata e insolitamente affabile.

"Scusi prof, sinceramente non ho idea di cosa ci sia in quel sacchetto. Mi farebbe piacere se fossero dei biscotti, se proprio devo dire qualcosa" ride debolmente e qualcun'altro si unisce a lei. Poi prosegue, con tono annoiato "Comunque posso andare in bagno?".

Il professore sembra non ascoltarla neppure. L'eco della sua voce si esaurisce e il silenzio viene rotto dalle chiacchiere a bassa voce della classe.

Dentro di me si riverbera una strana sensazione, come di una goccia d'acqua fredda che scivola incastrata tra le scapole.

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