Risvegli

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Quando riapro gli occhi una luce diversa riflette nelle mie pupille. Il fascio di luce impresso sul pavimento risulta perturbato, depauperato dalla sua genuina presenza.

Mi passo una mano pesante tra i capelli e sbadiglio silenziosamente. Mi tiro su con delicatezza, la porta è ancora socchiusa. Tutto è rimasto immoto, staticamente plastico nella posizione che sedimentava nella mia memoria, a eccezione del sole.

Una melodia leggera irrompe da chissà quale pianeta e si schianta contro lo scoglio della mia coscienza.

Mi stropiccio gli occhi, cercando di riconoscere la melodia, ma proprio quando sembra ricordarmi qualcosa scompare nella nebbia del ricordo, resto immobile sul materasso, le mani in mano.

Salvatore dorme tranquillo, come sempre a pancia in su. Le mani sono abbandonate con lieve rigidità lungo i fianchi. L'odore di caffè è ancora presente nell'aria, sbiadito come un fantasma.

Non sono riuscita a dormire, d'altronde non ci riesco mai. Appena prendo sonno immancabilmente arriva quella sensazione di freddo che mi investe da capo a piedi. Ma mi piace stare a letto, con lui. Mi nutro del suo sonno, lo faccio mio.

Quando ci siamo sposati le cose non andavano così, dormivo senza alcuna fatica. Ora, invece ogni notte mi sveglio almeno tre volte e durante il giorno mi risulta impossibile anche solo appisolarmi.

Incredibilmente non mi crea alcun danno: nessuna stanchezza, nessun senso di spossatezza. Solo le prime volte mi capitava di sentirmi strana, semplicemente non capivo. Mi ero persino preoccupata per la mia salute. Poi è passato, assorbito da quello strano ingranaggio che è la routine.

Il dormire poco o non dormire affatto è diventato un semplice aspetto della mia persona, come il colore dei capelli, l'altezza o il timbro di voce.

Scivolo cautamente fuori dalle lenzuola, un piede alla volta sul pavimento freddo. Mi alzo in piedi e osservo le mie mani, ispeziono le mie braccia, corro veloce con lo sguardo sulle mie gambe e mi fisso infine sul mio ventre.

È liscio, levigato, leggermente teso ma soprattutto è maledettamente piatto. Cosa rappresenta un ventre piatto per me? Semplicemente sterilità.

A piccoli passi incerti mi dirigo in cucina, sono l'unica ad essere sveglia e questo mi fa tirare un sospiro di sollievo.

Gusto la solitudine passo dopo passo.

Il suono del mio respiro riempie completamente i miei pensieri che a malapena riescono a ricomporre il mosaico della realtà tutt'intorno.

È un pomeriggio strano, ovattato come un inverno scandinavo, discreto come l'intercedere di un gatto.

Poi improvvisamente una musica interrompe i miei pensieri, un suono simile ad una melodia sotterranea si diffonde tra le pareti della casa.

Abbandono la sala con i suoi quadri e le sue foto e vado a passi veloci verso il corridoio, la musica diventa sempre più limpida.

È un giorno strano, segreto e antico come un pomeriggio d'estate al Cairo, letale e impalpabile come lo sguardo di un ghepardo.

L'esercito sottile Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora