È magica la sensazione che si prova quando si possono abbandonare le proprie preoccupazioni senza timore di apparire goffi o sbagliati. Un caldo abbraccio che non chiede niente in cambio a parte ricambiare la presa, stringere forte e senza esitazione.
I due, l'uno di fronte all'altro, si scrutavano senza capire con esattezza cosa stesse accadendo.
La luce attorno era discreta, come se cercasse di nascondere un segreto.206 aveva uno sguardo fermo e deciso, gli occhi di un adulto nel volto di un giovane.
Lembi di pelle che si scontrano, idee che incrociano le loro strade fino a fondersi e a condensarsi.
Il dorso della mano di 206 è annientato da una schiera di cicatrici sottili, rannicchiate le une sulle altre come cuccioli di cavalluccio marino. Le noto e vorrei solo distogliere lo sguardo, ma non mi è possibile.
Le sue dita scheletriche scivolano fuori dalla manica strappata dell'abito sporco e sottile che ricade dritto giù dalle spalle senza incontrare altre strutture anatomiche di quel corpo esile.
I capelli sono ispidi steli dalle punte aguzze che si diramano in ogni direzione a partire dal cranio tondo. Mi osserva senza parlare, come si osserva un film o una pianta in un parco. Gli occhi sono gonfi di qualcosa di unico e particolare. Traboccano di un'energia strana, ricurva e quasi malconcia, ma vibrante, palpabile. Mi vengono in mente delle scene di film di guerra. Di documentari sui lager. Inconscio collettivo che si sposta nella sezione: prigionia. Da lì il pensiero si muove, l'immaginazione a mano a mano corre nella rete delle parole annesse, sinonimi e compagnia. Balenano le voci: genocidio, vivisezione, schiavismo, violenza, rapimento, denutrizione, sadismo.
Mentre il pensiero veloce sfoglia le pagine della memoria schematica, apre i contenitori dei concetti, osserva spedito i patchwork concettuali del sentito dire, sfonda le pareti delle immagini predefinite, da qualche parte 206 bussa.Una porticina che è nella mia testa viene aperta.
Non so se sia stato io ad aprirla, se il problema è chi l'abbia aperta o meno. Il problema non c'è, la questione viene spostata, ridistribuita, stracciata e ricomposta.
Immediatamente so tutto, ogni cosa.
Percepisco la superficie dei letti in cui quella gente dormiva, il colore dei soffitti, il sapore dei denti marci nella bocca, in un giorno uguale a tutti gli altri che corre su una linea che non sembra più la vita.
Il dolore. Il piacere che si comporta come un gufo selvatico ed esce solo di notte per cacciare, senza fare complimenti. La forza che viene meno, il cielo che sembra una parete enorme, un coperchio sacro ma non lo è, non è una parete: ma la verità è che lo è ed è la peggiore delle barriere perché ti fa credere di poter fuggire, ti invita ad abbandonare il terreno, è un consigliere fatale. Come la speranza, che quando ti parla rimbomba e fa paura. Che si scioglie rapida dentro la testa e si impossessa delle azioni, delle parole e dei muscoli.
E quanti sono morti per la speranza, quanti gli annegati nel mare delle illusioni, quanti i persi nel tentativo di reagire, quanti martiri.La porticina resta aperta, spalancata come una bocca, un crepaccio e continua a vomitare questo flusso rovente di stelle e melma informe che si riversa nelle pareti impiastricciate di scritte sbiadite della mia testa, segnandole, abbattendone alcune, sciogliendo dei nodi, spezzando contenitori e mobili.
206 tiene lo sguardo dritto, forse neppure sa quello che succede da questa parte, ma sa abbastanza da non avere bisogno d'altro. È un sopravvissuto, un guerriero, un monito per l'essere umano e nessuno potrebbe sopportare per più di cinque minuti la sua presenza, nessuno dotato di una coscienza.
Ma noi siamo qui, in un non luogo.
Non c'è un dove se non c'è un io.
Fu allora, nel bel mezzo del silenzio totale che 206 disse: "Non devi fare niente, stai fermo dove sei."
E così lui fece.
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L'esercito sottile
Mystery / ThrillerLa dimensione del ricordo si mescola con quella del presente in un susseguirsi di scene al limite del reale. Un giovane di città è obbligato a partire alla volta della campagna, in una cittadina imprecisata del sud, a causa di un improvviso lutto. I...