In un posto dove potrei trovarla

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I dettagli sono fondamentali.

Si dice che il diavolo risieda nei dettagli: una ragione dovrà pur esserci.

In effetti una ragione c'è:
i dettagli tradiscono le più grandi farse, demoliscono le più appassionate imprese, determinano i fallimenti e talvolta cambiano lentamente la realtà, così lentamente che nessuno pare accorgersene.

A ben vedere esiste più di una sola buona ragione per non trascurare i dettagli.

Scomparsa.

Assisto quasi impotente alla scena di Salvatore che setaccia ogni centimetro della casa, guarda in ogni punto con solerzia senza quasi fare caso al fatto di aver spostato un mobile per guardarci dietro, di aver sollevato un materasso evidentemente radente al suolo.

Salvatore sembra smarrito, come un bambino che perde la mano della mamma mentre passeggiano per le vie di una città, i suoi occhi sbarrati e i suoi nervi tesi, ogni respiro che finisce a vuoto.

Nessuno riesce a spiegarsi la cosa.

Il suo cellulare è rimasto dov'era, non un messaggio lasciato, non un centesimo mancante, non un vestito. L'unica cosa che manca sembra essere lei.

Le zie azzardano un'ipotesi "potrebbe essere semplicemente uscita" , lo fanno sia per il timore di non riuscire a trovare altra spiegazione, sia perché, d'altro canto, la loro immaginazione non riuscirebbe neppure a spingersi oltre.

Salvatore però sa che lei non ha motivo di uscire, non ha nessunissimo bisogno di andare da nessuna parte.

Salvatore guarda quasi inorridito le due zitelle, "le è successo qualcosa... Io lo so" farnetica senza riuscire a staccare lo sguardo che si fissa sopra invisibili bersagli fluttuanti.

Salvatore esce, ancora sconvolto, "vado in caserma a denunciare la scomparsa" annuncia.

Le donne zitte, sembrano voler iniziare a lamentarsi, una lieve increspatura sulle linee scaltre dei loro volti dimostra tentennamento, assenza di convinzione: è fin troppo chiaro che non pensano che sia scomparsa. Ma non riescono a tranquillizzare Salvatore che si sente solo in mezzo a tanti incapaci.

L'unica persona che gli dà retta sono io, con il mio tacito assenso, con il mio sobrio incoraggiamento.
Sono preoccupato. Da una parte mi dico che è giusto che corra a denunciare, che non si perda in altre futili discussioni con le due donne.

Ma quella musica.

Io l'ho sentita quella strana melodia, una melodia così soave, lieve e perfetta. Una melodia tanto magnifica che l'attribuiresti a Dio. E poi il silenzio a inghiottire i pensieri, ogni vibrazione, persino il battito del mio cuore.

Ma da dove proveniva quella musica?

In una casa senza televisione, senza un computer, solo dotata di una vecchia radio arroccata come un rudere sopra un mobile stanco della sala. Probabilmente neppure funziona.

Che venisse da un cellulare... No, assolutamente no. Troppo limpida, cristallina. Pareva (e non esagero) che vi fosse un'orchestra sotterranea intenta ad eseguire il pezzo con tanto di pubblico e direttore. Ogni strumento sembrava essere vivo, ogni nota pulsante, ogni singolo istante tanto vivido da poterlo sentire ancora qui, riverberare dentro la mia testa, nelle pareti scavate dai pensieri della mia mente.

Inizio a pensare che forse me lo sono immaginato. Tutta la faccenda un grande abbaglio. Una persona è scomparsa e io sto a pensare alla musica, imperdonabile.

Salvatore sbatte la porta alle sue spalle. Le due zie corrono veloci fuori appena odono il rumore dell'auto in moto, sicure della loro tesi, iniziano la ricerca esclamando a noi due, io e lo zio, che sarebbero tornate presto.

In quell'istante mi volto e vedo l'uomo seduto su una sedia della cucina alle mie spalle, sembra non partecipare alla convulsione degli ultimi minuti.

Come racchiuso saldamente in una dimensione lontana e completamente indipendente rispetto alla nostra rivolge la sua attenzione altrove.

Faccio per andare nella mia stanza, evidentemente con un groviglio di pensieri per la testa.

"So che l'hai sentita", le sue parole trafiggono il silenzio, mi blocco. Sento i suoi occhi addosso senza neppure voltarmi.

"Sì, quella musica c'era davvero, ma non nel modo che pensi tu".

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