Gradi di separazione

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È ragionevole supporre che un individuo possa avere una correlazione con un altro che non ha mai incontrato in nessun modo, qualcuno con cui non ha nulla in comune?
Ovviamente no, non è affatto ragionevole.

Torno nella mia stanza e accosto la porta.

Le tapparelle sono a metà e il sole filtra attraverso il vetro senza incontrare ostacoli. Le abbasso ancora un poco, fino a ridurre la luce ad un semplice fascio sottile che si estende in una linea orizzontale sulle piastrelle grigie.

Il letto è già fatto, completamente pronto ad inglobarmi a sé come un bozzolo con una larva.

Mi tolgo i vestiti e li appoggio sulla sedia che guarda di fronte verso la scrivania. Il mio piccolo trolley è accostato in piedi sul lato interno della stessa. Non contiene che: cinque T-shirt, esattamente otto paia di calzini, due pantaloni lunghi e due corti, un costume preso più per sbaglio che per precauzione, una canottiera, una sorta di pigiama estivo e una serie di boxer alquanto variopinti.

Non potevano mancare ovviamente una camicia bianca e una giacca nera, corredati di cravatta, per il funerale. Un paio di libri sono incastrati tra gli indumenti, come canditi in una fetta di panettone. Nascosto sul fondo riposa il necessario per lavarmi denti e corpo.

Estraggo dalla valigia, facendo attenzione a non sconvolgerne l'ordine, il pigiama. Dopo averlo indossato, ripiego gli abiti che portavo in precedenza adagiandoli sulla sedia e ne liscio bene la superficie con le mani. Facendo pressione con i palmi cerco di imprimervi il mio sigillo di staticità, come fossi un abile incantatore, soddisfatto del risultato, li abbandono definitivamente nella loro posizione.

Sotto questo aspetto sono consapevole di essere assolutamente scrupoloso. Ci tengo a tenere in ordine, è proprio una questione personale. E finché tutto è già in ordine mi riesce anche bene la cosa.

Può sembrare assurdo, ma mantenere ordinato mi risulta assai più congeniale che riordinare.

Ricostruire una struttura organizzata a partire dal caos è qualcosa che genera in me un forte senso di impotenza e frustrazione. Per questa ragione cerco di non creare mai il caos, qualora si producesse disordine so già in partenza che ne sarei sopraffatto.

Il problema di fondo della vita è, dal mio punto di vista, uno solo: l'entropia.

I gradi di separazione si dice siano al massimo sei. Parlo di quelli che dividono un individuo da un altro. Chissà quanti gradi di separazione ci sono tra ordine e disordine, forse molti meno di quelli che si crede, oppure nessuno.

Sì, mi convince abbastanza pensare che non ci sia distanza tra i poli.

Mi rendo conto, giorno dopo giorno, che si vive più di preconcetti che di altro, viviamo ogni esperienza non tanto per quella che è, ma più per quella che ci sembra debba essere a priori. Ci nutriamo di schemi e organizzazione, di etichette e scatole mentali, contenitori asettici nei quali riporre i simili per tenerli lontani dai diversi.

Da una parte mi piace, mi dico. In fin dei conti è più facile tenere in ordine così. Ma la vita è disordine, caos, entropia; e senza dubbio, prima o poi, ci tocca fare i conti con il volto che si nasconde oltre la maschera che per comodità vi appendiamo sopra.

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