Abbandonare il mondo

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Ho sempre cercato di rinunciare al rinunciabile, non sono tagliato per una vita di eccessi. Allo stesso modo, ho difeso solo chi ritenevo degno di essere difeso e appoggiato solo chi ritenevo meritevole di esserlo. Il tempo passato a contatto con le persone di cui parlerò mi ha aperto molto gli occhi.

Il cammino è stato impervio e spesso ho dovuto tagliare i ponti con persone che hanno dimostrato di non comprendere la mia parola e quella di chi come me ha cercato di gettare luce dentro questa scatola oscura che è la nostra realtà.

il 10 maggio del 2008 ho smesso di fare l'insegnante in maniera definitiva.

Non era una mia scelta, ho dovuto smettere per delle contingenze che me l'avrebbero impedito in qualsiasi forma, mio malgrado.
Il tempo non avrebbe potuto sanare quella rottura, l'avevo capito subito, nessuna scuola mi avrebbe preso più in considerazione.

Ma, ad ogni modo, non volevo assolutamente arrendermi.

Dopo sei mesi duri e difficili, spesi interamente nella ricerca di un significato rispetto a questo mio "fallimento", ho compreso che sarei semplicemente diventato qualcos'altro, che non era necessario restare in quell'ambiente per tutta la vita.

La conoscenza era rimasta la mia ancora, il mio appiglio, l'unico punto di riferimento stabile sul quale contare.

Volevo cambiarne solo il soggetto, scavare più a fondo per giungere al nucleo pulsante della realtà. Come avrei fatto, ancora non lo sapevo, ma non mi scoraggiava l'idea di tentare, cadere, rialzarmi. Non si deve avere paura del percorso da fare, altrimenti non si raggiungerà mai nessun luogo.

Non ero ancora del tutto consapevole del cambio di paradigma che avveniva nelle retrovie della mia coscienza. Avevo speso gran parte della mia vita alla ricerca della forza, intesa come conoscenza, come sapere, come adattamento. Mi ero affrancato da questo bisogno senza accorgermene, dimostrando di averla raggiunta nel momento in cui avevo smesso di cercarla affannosamente.

Inoltre, dopo quei sei mesi di forzata solitudine e autoanalisi, mi ero reso conto che per quanto mi affannassi, ormai avevo raggiunto dei risultati molto alti negli ambiti per me di maggior interesse.

Avevo accumulato miriadi di nozioni e conoscenze che spaziavano dalla chimica alla biologia, toccavano la fisica e sfociavano nella matematica.

Avevo finalmente formato il filtro critico che mi permetteva di essere superiore ai più, di potermi adattare ai cambiamenti, di poter gestire le notizie in entrata senza vacillare, tenendo testa a chicchessia.

Ma non avevo più un vero focus, un punto di massima concentrazione: il mio interesse, la mia ricerca, si spostavano come sospinti da un vento impetuoso. Era quasi frustrante, ma quanto meno non mi stancavo mai, mi interessavo a tutto.

Sono sopravvissuto pubblicando articoli specialistici, di tanto in tanto sotto falso nome, specie nel periodo immediatamente successivo al fatto.

Questa attività mi ha permesso di ampliare il ventaglio dei miei interessi. Ha sicuramente agito da catalizzatore nella formazione di una curiosità superiore verso il sapere, ma mi ha distolto dal trovare un nuovo ambito specifico di ricerca.

Fu proprio quando stavo per stancarmi di questa vita, grazie ad uno dei tanti articoli che mi venivano commissionati in quel periodo, che entrai in contatto con le teorie di un fisico eccentrico e visionario che non avevo mai sentito nominare in precedenza.

Ottenni un suo contatto attraverso il capo redattore della rivista per la quale scrivevo.

Tutto ebbe inizio da quel foglietto di carta sopra il quale era scritto a penna il suo numero.

Dall'empirico al metafisico la distanza può essere tanto grande, quanto breve. Senza rendermene pienamente conto stavo abbandonando le coste frastagliate della realtà tangibile per spingermi tra i flutti dell'impalpabile.

Forse era esattamente quello che mi era sempre mancato, o forse solo una suggestione, ma ormai il dado era stato tratto.

Come nasce una setta?

La risposta è semplice: intorno alla figura di un Leader, di un Guru, di un Santo o un Martire.

Il tutto condito da una buona dose di misticismo, credenze, vita comune e cameratismo. Ogni istanza facilita la coesione, l'opacizzazione del proprio io che si fonde lentamente con quello del Guru.

Perché seguire un Guru?

Anche in questo caso la risposta è semplice: si tratta fondamentalmente di insoddisfazione, un variegato senso di mancanza e di vuoto verso la vita che si conduce, talvolta basta anche una leggera sensazione di siffatto stampo per superare la soglia del mero interesse, è il carisma del Leader a fare tutto il resto.

Una volta dentro, puoi delegare la tua autonomia a quella del Leader.

Magicamente non è più importante sapere chi sei, cosa fai, qual'è il tuo scopo nella vita, quanti soldi guadagni al mese. Se ti chiedessero cosa ne pensi della politica, non cadresti in fallo, sciorineresti una risposta prefabbricata, daresti il tuo personale contributo alla diffusione del pensiero della tua Guida Spirituale.

Sarebbe tutto più facile, no?

Ma non corriamo, questo punto è importante, ma ne parlerò dopo.

Nel gennaio del 2009 entravo nelle file di un'organizzazione, all'interno della quale in breve tempo raggiunsi i vertici, distinguendomi per le mie ricerche e per il mio fervore.

L'esercito sottile Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora