"Per adesso nessuno esce dalla classe, dovrete pazientare un momento", dopo aver pronunciato con voce chiara e limpida queste parole, Il professore appoggia delicatamente il sacchetto sulla cattedra.
Roberta riporta lentamente il braccio sollevato sul banco e in viso le si dipinge un'espressione di rammarico.
Contemporaneamente Pasolini prende fiato e riprende dicendo "giacché nessuno indovina, vi mostrerò io stesso cosa contiene questo sacchetto".
In silenzio estrae una piccola piantina dalle foglie larghe di un verde brillante, un vasetto con all'interno una sostanza vischiosa di colore giallastro e un terzo barattolo, questa volta contenente due topolini, forse criceti.
Compie ogni gesto con lentezza e ogni volta che poggia qualcosa sulla cattedra v'imprime una forza tale da far vibrare l'intera aula, o così pare ai miei occhi sempre più curiosi e in un certo senso attoniti.
Sembra di avercelo qui, proprio a due metri da me, il professore avvolto delicatamente nella sua camicia bianca, la montatura degli occhiali color porpora, gli occhi liquidi e lievemente torpidi.
Tutto si risolve nello scatto di una leva e presente e passato si confondo, il tempo stesso smette di contare e il silenzio sembra diventare un boato intangibile e onnipresente.
Il ricordo continua a riverbera la sua aura verde chiaro dai bagliori lattiginosi mentre imbocchiamo la via di casa, che tutto d'un tratto mi diventa inspiegabilmente familiare e cara.
Lo zio parcheggia l'auto e il motore smette finalmente di tossicchiare catrame oleoso. Le portiere si aprono e il vento caldo investe tutta la combriccola, ognuno di noi viene percorso da un lieve fremito e qualcuno geme debolmente.
A quel punto parlò dell'unità 731 a lungo, conosceva l'argomento perfettamente.
Se ne stava lì, con i suoi oggetti apparentemente sconnessi ed isolati tra loro e ci raccontava appassionatamente di quello che probabilmente neppure i libri avrebbero osato riferire.
Stupri, violenze fisiche, vivisezioni, torture psicologiche, inoculazione di virus e potenti batteri, test di resistenza a condizioni inumane. Questo era solo un assaggio di quello che il governo giapponese permise di fare a decine di magliaia di civili cinesi durante la seconda guerra mondiale. A opera di chi? Naturalmente della famigerata unità 731.
"Vi chiederete come mai vi parli di tutto questo, suppongo...", qualcuno ha cominciato a sonnecchiare, altri cambiando completamente atteggiamento rispetto all'inizio della lezione, risultano del tutto indifferenti.
Di contro, nelle prime file si delinea una sorta di tensione, un'espressione di curiosità è dipinta sui volti dei miei compagni.
Qualcuno nelle file in fondo si scambia dei bisbigli e molti asseriscono che il professore è completamente fuori di testa, che sta volta è impazzito per davvero. Non era tutto sommato la prima volta che si comportava in maniera bizzarra.
Circolava una storia, che a detta anche di altri insegnanti era, almeno in parte, veritiera.
Si trattava di un episodio piuttosto datato, mai del tutto chiarito e che pareva non avesse comportato grossi problemi per Pasolini.
La vicenda si era svolta in un laboratorio di biologia, nella scuola dove precedentemente insegnava.
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L'esercito sottile
Mystery / ThrillerLa dimensione del ricordo si mescola con quella del presente in un susseguirsi di scene al limite del reale. Un giovane di città è obbligato a partire alla volta della campagna, in una cittadina imprecisata del sud, a causa di un improvviso lutto. I...