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E' un giorno come tanti altri sinceramente non penso neanche più a Federico forse era destino che lo dovevo incontrare solo per quel dannatissimo ballo e poi basta, non sapevo niente di lui se era fidanzato, quanti anni aveva, niente mi sono solo fidata di uno sconosciuto. Giro l'angolo per arrivare all'istituto e guarda un po' chi vedo Federico davanti alla mia scuola non ci posso credere dopo un mese e forse anche di più che fa? si ripresenta lì così, non ho parole non mi è piaciuto per niente il suo comportamento (non che avesse fatto chi sa cosa però speravo che almeno mi chiamasse) e sinceramente non mi va neanche di parlagli voglio solo dimenticarlo. Perciò decido di entrare dal retro; abbasso lo sguardo e accelero il passo per attraversare la strada in modo che non mi veda ma appena inizio a camminare sento urlare il mio nome alle mie spalle cazzo! Con la coda dell'occhio vedo Federico che sta correndo verso di me senza pensarci due volte inizio a correre anche io per arrivare all' Istituto, ma niente da fare è molto più veloce di me, mi riesce a raggiungere e mi prende per la spalla, io voltandomi inciampo in un gradino e cadiamo insieme. Federico è sopra di me con le labbra a pochi centimetri dalle mie – scusami – dice rialzandosi con la faccia imbarazzata – Si può sapere perché hai iniziato a correre devo parlarti – appunto per questo, non ho voglia di parlarti – Perché che ho fatto? – beh per iniziare non ti fai sentire dal quel dannatissimo ballo, poi tutto d'un tratto ti fai trovare davanti alla mia scuola dopo più di un mese dicendomi che mi vuoi parlare – dico con un tono abbastanza freddo ma enfatico – calma respira..scusami il fatto è che io e la mia famiglia ci siamo dovuti trasferire per un po' nella casa dei miei nonni materni perché dovevamo fare dei lavori in casa ed essendo che mia nonna abita a un'ora da Modena non sono riuscito a rintracciarti per di più non ho neanche il tuo numero, avrei voluto chiamarti, anche perché mi devi restituire il favore ricordi – certo che mi ricordo - pace fatta? - mi chiede pregandolo – quasi, cosa ci facevi al supermercato con quella ragazza? – aspetta di quale ragazza parli? – il giorno dopo il ballo io e mia mamma siamo uscite per fare la scesa e c'eri tu con miss biondo platino – beh..come dire..miss biondo platino è mia sorella...- sono imbarazzatissima, ho le guance tutte rosse, non so cosa dire -che c'è eri gelosa? – dice con un tono malizioso - noo ma va, io gelosa puff..e poi di te assolutamente NO – okey, devo andare per sicurezza questa volta puoi lasciarmi il tuo numero? – va bene – gli digito il mio numero sul telefono e infine ci salutiamo. Raggiungo la mia classe dove c'è Giada che mi aspetta al solito posto; stamattina non mi va proprio di fare matematica allora inizio a ripensare alla conversazione con Fede, cavolo quando mi ha chiesto se ero gelosa mi si leggeva negli occhi che mentivo, certo che ero gelosa non è neanche una domanda da chiedersi.


Scusa se ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora