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- Ti hanno offerto un lavoro?! -

- Esatto! -

Alex vide Antonio spalancare la bocca e guardarlo con i suoi occhi azzurri come se gli avesse detto chissà quale cosa sconvolgente quando, in realtà gli stava solo spiegando il motivo della sua felicità mattutina.

Alessio Iodice, ventenne, frequentava la scuola di fotografia da quasi due anni e stava per concluderla, quindi ci stava che finalmente qualcuno l'avesse notato e gli avesse affidato un incarico! Non era mica scappato da Somma Vesuviana fino a Milano per starsene con le mani in mano.

- E per chi? -

- Per un'agenzia di modelli abbastanza conosciuta qui - Rispose, passandosi le mani tra i capelli neri che quella mattina non volevano saperne di stare al loro posto.

- Wow! Un servizio? -

- Sí, per Vanity Fair - Spiegó, aveva letto la lettera in cui lo reclutavano qualcosa come un miliardo si volte, ormai la sapeva a memoria: - È lo speciale per la settimana della moda e, a quanto mi hanno spiegato, uno dei modelli dell'agenzia in questione sta andando fortissimo. La redazione ha chiesto che fosse sulla copertina a e il professore di fotografia 2, che ha degli agganci niente male, ha proposto di far fare il servizio a me -

Antonio, il suo coinquilino da due anni e migliore amico da sei, quando ancora stavano giù a Somma, gli fece un sorrisone quasi come se fosse stato lui l'aspirante fotografo ingaggiato per fare il servizio.

- Che bomba amico! E ti pagano, ovviamente -

- Sí! È questa la figata! Mi pagano un bel po' e per essere il primo lavoro è davvero davvero una figata -

Il suo insegnante, il professor Davide Sciortino, lo aveva ormai preso in simpatia... Non che fosse difficile dal momento che aveva appena sei anni più degli studenti a cui insegnava, ma con Alex c'era un rapporto diverso: il ragazzo si affidava a lui ogni volta che svolgeva un lavoro. Quando gli aveva consegnato la lettera dell'agenzia, che avrebbe probabilmente conservato per il resto della vita, aveva lo sguardo da fratello maggiore fiero.

- Ho parlato molto bene di te, Alessio - Aveva detto, con il suo fortissimo accento siciliano: - Spero sarai all'altezza del compito -

E lui, Alessio, era intenzionato a mettercela tutta: sarebbe stato il suo primo servizio da fotografo serio e semplicemente non vedeva l'ora di farsi valere. Qualcosa stava per cambiare, se lo sentiva.


Milano era una città enorme e, a due anni dal trasferimento, il moro ancora faceva fatica alcune volte ad orientarsi. Conosceva benissimo la zona dei Navigli, dal momento che il suo piccolo appartamento era proprio lí vicino, e si sapeva destreggiare al Duomo, ma il resto di Milano era un mistero per lui. Dopotutto veniva da Somma Vesuviana, un posto che non era nemmeno lontanamente paragonabile a quella metropoli.

Dovette controllare le mappe più e più volte prima di arrivare allo studio fotografico che era stato messo a disposizione per lo shooting: spesso fantasticava di averne uno tutto suo e si diceva che prima o poi ce l'avrebbe fatta!

Non arrivò nemmeno in ritardo tanto era focalizzato a fare le cose per bene.

Si era fatto una doccia, aveva sistemato la strumentazione la sera prima così da non rischiare di dimenticare qualcosa nella foga, quella mattina si era preso il suo bel caffè e si era mangiato una brioche per avere le energie al massimo. Era prontissimo.

Entrò, non senza un po' di agitazione, e notò subito un via vai di persone, tante persone. Alessio rimase un po' perplesso dalla folla di gente che c'era in quello studio: avrebbe fatto un servizio solo ad un modello, non a dieci, quindi che bisogno c'era che ci fossero tutte quelle presenze?

The Rain is our SoundtrackWhere stories live. Discover now