Il letto era morbido. Più morbido di quello che aveva a casa. Ci si tuffò e si perse nel biancore del soffitto. Aveva già sistemato tutto ciò che possedeva nell'armadio, nei cassetti, nella scarpiera. Aveva fatto arieggiare la stanza e annusato tutti i prodotti di marca precisamente sistemati nel bagno. La sua suite era più di una camera per dormire: aveva il letto e il bagno, ma anche un piccolo salottino con una scrivania e un'orchidea rosa che invadeva tutto lo spazio del suo profumo. Non aveva idea di cos'altro fare. Sarebbe volentieri scappata dalla finestra. Peccato solo che si sarebbe trovata sul ballatoio di un grattacielo.
La lancetta di un enorme orologio luminoso appeso alla parete segnava le 11:30. Decise di farsi un giretto prima del meeting. Si ricordava che Natasha le avesse detto dov'era situata la palestra così si infilò nell'ascensore, stando ben lontana dal vetro e premette il pulsante del piano dedicato.
Lo schiocco dei pesi riecheggiava per tutto l'atrio. Immaginò che tipo di allenamento l'avrebbero sottoposta dalla mattina seguente in poi. Non aveva mai pensato a iscriversi in una palestra. Ci passava ogni giorno per andare a lavoro e non l'aveva mai degnata di uno sguardo. Non ne aveva bisogno e non aveva abbastanza soldi per pagarne le rette.
Le porte scorrevoli si aprirono, tagliando in due il suo riflesso. Subito apparve una sala immensa, illuminata dai neon. Attrezzi da una parte, file di manubri e dischi dall'altra, macchinari, materiali per pilates, tapis-roulants, un ring colorato e un Capitan America in canottiera che dava pugni a un sacco da boxe, pendente dal soffitto tramite una catena sonante.
Ci riflettè due volte prima di entrare. Era sicura che non l'avesse notata poiché le dava le spalle. Era un po' inquietante accorgersi di quanta ferocia potesse uscire da quei pugni, contro il tremolio repentino del sacco che tentava di oscillare in senso opposto alla spinta, inutilmente. Pensò che sarebbe stato abbastanza sconveniente ritrovarsi davanti una fiera del genere e non simpatizzarne gli intenti.
Fece un respiro profondo e si decise ad entrare. Passeggiò indisturbata tra gli attrezzi, studiandone le forme e fantasticandone la funzione. Provò a decifrare un disegno che spiegava l'utilizzo di uno di essi e pensò che fosse complicato solo pensare di poter svolgere quel certo movimento. Scrollò la testa e distolse lo sguardo, anche perché la sua attenzione ricadde sul ritmo dei pugni che un attimo prima riempiva il silenzio e che ora improvvisamente si era arrestato.
Il Super Soldato aveva fiutato la sua presenza. Fermò il sacco da boxe.
-Sei venuta per allenarti?
Astrid si mangiò un'unghia.
-Mi scusi, non volevo disturbare.
-Non disturbi, ho finito.
Steve si asciugò la faccia con un asciugamano. Era passata un'ora da quando era scomparso tenendosi un orecchio. Il preferito di Coulson, in canottiera, completamente sudato. Astrid cominciò a pensare che non era stata una buona idea venire lì. Steve Rogers la scrutava dall'altra parte della palestra con aria da segugio.
-Hai mai combattuto?
-Vale fare a botte?
Il Capitano scosse la testa paziente.
-Quello che intendo sio è sostenere uno scontro corpo a corpo usando tecniche precise di attacco e difesa, come arti marziali e simili e, all'occorenza, delle armi.
-Non ho mai combattuto, Capitano. - disse Astrid leggermente a disagio. Abbassò gli occhi sulle scarpe. Quelle del Capitano erano pulite anche se consumate. Le sue erano sporche di terra e nascondevano i segni delle lunghe camminate che faceva senza usare i mezzi, abituata ad evitare le masse, un po' per evitare di usare per sbaglio i poteri un pubblico, un po' perché soffriva stare schiacciata nella folla.
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Neve E Cenere | MARVEL ❶
FanfictionAstrid non è un'eroina e non si aspetta che il mondo la acclami. È anarchica, polemica, insubordinata, curiosa ed impulsiva. La rabbia e il fuoco scorrono nelle sue vene come il sangue per i comuni mortali. Dopo la sua cattura, si trova a dover sceg...