68 . Digli che aveva ragione

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-Stark, Barton è ferito. Loki lo ha trasformato in una copia di sé stesso. L'ho colpito pensando fosse lui.

-Mi addolora. Gli serve un cerotto?

-È svenuto. Devo portarlo via.

-Che mi dici di Testa Calda? Spero non si sia sbruciacchiata i vestiti.

-Astrid non è qui. E nemmeno le valigie.

-In che senso non è lì?

-Qualcun altro ha avvistato Loki?

-Negativo.

-Bisogna trovare le valigie. Non possiamo permettere che le recuperi.

-Va bene, ho capito, sto arrivando.

Nel bosco si propagava solo il rumore dei passi precipitosi sul terreno, lo scricchiolio dei rami secchi, il fiato pesante che si condensava in nuvole bianche ogni volta che Astrid si fermava per decidere in che direzione andare.
Un elicottero dei pompieri volava basso. Aveva prelevato l'acqua dalla diga e si stava dirigendo verso la città dopo aver schivato per un pelo una macchiolina rossa che volava nella direzione opposta.
Astrid strisciò sotto un grosso abete. Gattonò sul manto di aghi, trascinando le valige accanto a sé. Sperò che Iron Man non venisse a prenderla là sotto, ma era quasi sicura che l'avesse già trovata.
Cosa stava facendo?
Quello che Hill aveva colpito era Clint. Pensava di aver fatto la cosa fiuata scappando da Loki, eppure si sentiva marchiata.
Aveva rubato le valigie. C'era riuscita senza fare del male a nessuno.
Loki l'aveva aiutata.
Loki l'aveva aiutata?
Doveva aver capito che il tradimento non era per lei. Non era così meschina.
Per salvare la reputazione, avrebbe potuto fingere di essere stata aggredita da Loki, dopo lo scambio, e ogni potenziale accusa di Wanda sarebbe caduta.
Il pensiero di essere colpevole di un disonore così grande le scavava il petto come un roditore.
Immaginare la faccia di Stark, di Natasha e del Capitano che scoprivano che cosa aveva fatto era un'angoscia che l'affaticava più di correre con le valigie.
Che cosa doveva fare?
Si immaginava già che qualcuno, da un momento all'altro, le sparasse in una gamba o ad un braccio. Non sapeva da dove sarebbero saltati fuori per catturarla. Forse Iron Man sarebbe atterrato proprio davanti a lei, forse sarebbe scesa una squadra dello SHIELD, direttamente da un elicottero o da un fuori strada, forse non poteva vederli perchè erano nascosti, forse le stavano tendendo una trappola, forse le avrebbero iniettato di nuovo il sedativo, forse questa volta ci sarebbe stato anche Hoffmann e l'avrebbe rapita per continuare i suoi esperimenti, forse sarebbe stato meglio se avesse svoltato a sinistra, lontano dalla diga e disperdere le sue tracce in città... Non riusciva a ragionare.
E non aveva ancora fatto niente di grave, ma la bomba paranoia era già innescata.

-Dove sei?

La voce di Stark era chiara e pulsante. Era vicino. Astrid non rispose. Non poteva parlare e sarebbe stato meglio se si fosse tolta l'auricolare perché il suono della sua voce le recava altro dolore, ma al tempo stesso la consolava.

-Lo stronzo magico è con te? Di' qualcosa, dannazione.

Astrid strinse le gambe al petto e tese le orecchie per ascoltare i rumori attorno a lei, il passo di Iron Man che si avvicinava, lo scricchiolio dei sassi e dei rami secchi, il vento che muoveva i rami, le detonazioni in lontananza, il battito accelerato e il fiatone che cercava di sopprimere. In quel momento, si ricordò che Tony avrebbe potuto attivare la visione termica o il visore a raggi X per visualizzarla comodamente. Non era stata una buona idea nascondersi. Avrebbe fatto meglio a lasciare lì le valigie e tornare a correre.
Stark sospirò.

-Devo contare fino a dieci? Va bene, conto. Uno.

Stava bluffando. Tony Stark non parlava con i nemici se non per raggirarli.

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