-Forza, dobbiamo andare! - la incoraggiò Stark. Impugnò lo scettro in mano e si indirizzò fuori dalla stanza.
Astrid raddrizzò il corpo come un sacco vuoto, senza vertebre. La mente non ancora completamente lucida. Non era certa di sapere che cosa fosse accaduto, ma non poteva fermarsi a riflettere: ora dovevano uscire di lì al più presto, perchè frastuoni ed esplosioni reclamavano attenzione al di fuori del laboratorio sotterraneo.
Una scossa fece tremare il terreno mentre percorrevano le scale. Il soffitto precipitava a pezzi e proprio mentre uscivano dal tunnel, un blocco di pietra per poco non schiacciò loro come formiche.
Si addentrarono nel polverone. Astrid seguì la sagoma dell'uomo sparita nel pulviscolo. Corse alla cieca, cercando di raggiungere le luci dell'armatura ben visibili, ma in questo modo inciampò tra i cavi elettrici, aggrovigliati sul pavimento e prima che potesse rialzarsi, un boato talmente vicino la fece rotolare più in là. Batté la testa. Perse conoscenza.
Iron Man la prese in braccio e sparirono attraverso lo squarcio nel muro.
***
-Ehi... Testa calda... Mi senti?
Astrid strizzò gli occhi al dolore acuto che le comprimeva la testa. Le immagini gemelle si unirono in una sola più nitida.
-Eccola qua, la nostra guerriera!
-Dove siamo...? - tartagliò. Fece per alzarsi, ma tutto il mondo girò in una trottola.
-Si torna a casa.
Gli ingranaggi dell'armatura di Stark iniziarono ad incastrarsi per creare un'altra forma, lasciavano il corpo dell'uomo libero di muoversi. Si ripiegavano su loro stessi, richiamati all'interno di una valigetta rossa.
Il Capitano entrò in fretta prima che il portellone si chiudesse. Astrid poteva vederlo con la coda dell'occhio: si sfilò la maschera con un gesto pratico, le lanciò un'occhiata schiva.
-Cos'ha? - chiese grave.
-Sta bene, ha solo sbattuto la testa. - minimizzò Stark sul trono dei comandi.
-Barton?
-Sono ancora vivo! - scherzò quello schiacciato su un altro lettino, una flebo al braccio e il sacchettino di un liquido trasparente che ciondolava in alto.
-Ragazzi, possiamo partire. - annunciò Natasha e il jet prese il volo.
-Lo scettro... - farfugliò la voce di Thor in un angolo. Si era alleggerito dal mantello. Il martello era parcheggiato al suolo accanto allo scudo del Capitano. Le sopracciglia contratte e un sottile ciuffo aureo gli penzolava sul naso avanti e indietro, scandendo i pensieri torvi. Il fulgore della pietra accarezzava il viso stanco, ma non per uno sforzo fisico, benchè avesse combattuto con fervore fino a pochi momenti prima. Era un sentimento radicato e troppo complesso per la sua mente semplice da combattente. Seppur, con fatica, c'era sempre un pensiero buio che riusciva a rintanarsi nei ranghi dell'animo del Dio possente e si liberava, di tanto in tanto, attraverso le note tristi della voce pacata e grave, lo sguardo irrimediabilmente malinconico.
Astrid non si mosse dal suo trespolo. Continuò a contorcersi, per riflesso, in uno stato d'animo a lei molto familiare.
-Dobbiamo ringraziare la signorina. Non so che cos'abbia fatto, ma la faccia del fratellino cattivo non sembrava molto contenta.
-Loki?! - Thor alzò il capo di scatto. I suoi occhi incrociarono quelli di Astrid, colta in flagrante mentre lo fissava. Ella non seppe schivarli. Un taglio nel cuore le si aprì, davanti al barlume di speranza irrazionale che si espandeva sul volto del Dio. - Era lì? L'avete visto?
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Neve E Cenere | MARVEL ❶
FanfictionAstrid non è un'eroina e non si aspetta che il mondo la acclami. È anarchica, polemica, insubordinata, curiosa ed impulsiva. La rabbia e il fuoco scorrono nelle sue vene come il sangue per i comuni mortali. Dopo la sua cattura, si trova a dover sceg...