70 . Una nuova luce

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Passi veloci si infiltrarono nella stanza, schiocchi di armi, il tessuto delle imbracature che sfregava ruvido, i cocci di pietra che crollavano e scricchiolavano sotto le suole dure, la voce autoritaria di una donna e la risposta attraverso una ricetrasmittente. Astrid non riuscì a recepire perfettamente le parole perché le fischiavano le orecchie. Udì il nome di Hoffmann e poi qualcosa con "Cubo", "Scettro" e "ragazza".

Non vedeva granchè: la polvere aveva intasato l'atmosfera e la luce del sole, prossimo a congedarsi, si fiondava tra i fori di una finestra opaca e, sbattendo contro il muro di particelle fluttuanti, ne faceva uno schermo di luce che pareva concreto. Non fece in tempo a sollevare il capo da terra che un paio di scarponi si fermarono proprio davanti al suo naso. Il bancale di legno che le comprimeva il busto fu cacciata via con un calcio. Un paio di mani aggressive la afferrarono dalle gambe. Un soldato col volto coperto da una visiera scura tagliò lo scotch che la legava al bracciolo della poltrona sfasciata, ma non per cortesia: al posto della plastica si sostituirono un paio di anelli lucidi. Al ferro che esortava, si vide costretta ad alzarsi e camminare. Una spinta alla schiena con le canne pronte a sparare.

Davanti a lei un paio di soldati stavano ammanettando anche Loki, nonostante i suoi tentativi di ribellione. I suoi denti digrignavano dietro le labbra dure, i suoi occhi scattanti stavano già studiando un modo per svignarsela.

-Anche gli Déi, dunque, sono vulnerabili al genio umano...

Il Dottor Hoffmann si stava facendo aiutare per uscire dalla valanga di detriti. La stanza si era riempita di divise dello SHIELD. Astrid pensò subito a Fury.

Era convinta che tutte quelle dita tese sui grilletti stessero trattenendo un desiderio violento di ucciderla, grande almeno quanto la sua brama di uccidere Hoffmann. Lo odiava perché sapeva che le aveva fatto del male, ma avrebbe voluto ricordarselo nella sua infanzia per provare più rabbia e soddisfare la più sadica delle sue fantasie. Sapeva che odiarlo fosse giusto, sapeva anche il movente, ma le mancava giusto il gusto del rancore portato per anni.

-Nel furgone. Ci spostiamo alla base.

-Sedativo, dottore? - chiese qualcuno.

-Ne hanno già abbastanza nel corpo. Sono innocui, per ora.

Loki e Astrid fecero una smorfia di disapprovazione. Il termine "innocuo" non era gradito a nessuno dei due.

-Capitano!

Astrid si voltò verso la fonte del richiamo, abituata ad associare quel titolo ad un volto diverso. Per un istante il suo cuore fece un sobbalzo.

Le mani legate, le armi puntate alla testa, lo strambu gruppo che l'aveva accolta dopo essere piombata dal soffitto erano ora sotto tiro. Qualcuno di loro si divincolava ancora.

-Li abbiamo trovati all'esterno. Stavano cercando di scappare con una delle vetture. Che ne facciamo?

Una donna il cui capo non era protetto dal casco e la cui stazza la faceva assomigliare facilmente ad un uomo, si rivolse a Hoffmann.

-Dottore, le possono servire un paio di cavie nuove?

Hoffmann sembrò pensarci su un attimo. Guardò Astrid per cogliere la sua reazione e con la freddezza più assoluta rispose:

-Ho già tutto ciò che mi interessa. Fateli fuori.

Il Capitano fece un cenno ai soldati e quelli spararono. Quasi in simultanea il capo della donna con le treccine, quella tatuata del ragazzo e quella dell'uomo che aveva perso il suo copricapo cornuto, schizzarono all'indietro con uno schizzo di sangue. L'omone del coltello si liberò urlando rabbioso, atterrò due soldati con una spallata e una testata, ma immediatamente venne investito da una raffica di proiettili tutt'attorno a lui che gli bucarono il cappotto, le gambe, il petto, la schiena, la testa. Si accasciò sul pavimento con un tonfo. Il respiro di Astrid si arrestò assieme agli spari. All'improvviso il livello di adrenalina si era dissolta in una cascata ghiacciata di impotenza.

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