Si svegliò di colpo, con il rumore della porta cigolante che si spalancava. Rannicchiò le gambe indietreggiando sul letto, spaventata. Steve portò le mani in avanti e si scusò per lo scricchiolio della porta e le chiese se andava tutto bene, perchè la vide scossa, gli occhi lucidi come in macchina. Astrid scosse la testa, per la prima volta fu sincera. Tirò su col naso. Steve rimase sulla porta. Muovere un primo passo verso di lei era come camminare su un campo di mine.
-Non... Non devi vomitare di nuovo, vero?
No, non voleva vomitare. Voleva ammazzarsi di alcol. Chissà se Sam Wilson teneva qualche bottiglia custodita nella bella credenza della sua cucina?
-Me ne vuoi parlare?
Domande su domande. No, non ne voleva parlare, voleva dimenticarsene e basta. Restò muta, mentre Steve attendeva.
-Chiudo un po' gli occhi. - informò quindi lui, prese un cuscino e fece per sdraiasi per terra su una coperta piegata. Astrid si sentì tremendamente in colpa.
-Ti prego, non dormire sul pavimento.
Steve la guardò stranito e capì che c'era davvero qualcosa che non andava. Astrid afferrò le forbici da un portapenne, se le rigirò tra le dita, passando un polpastrello sulla punta acuminata. Pensò alla tuta che le aveva fatto Stark con tanta cura e che adesso lei non sapeva più dove fosse, ai pugnali che ancor meno aveva presente dove li avesse lasciati. Si ricordò di quando una sera che erano tutti insieme, lei avesse fatto una battuta sul fatto di non possedere delle armi proprie come tutti, raccontando di quanto facesse male prendere a pugni la gente anche con le nocche coperte, di quanto faticasse a mantenere le fiamme vive per non farsi colpire.
Si ricordò di quando aveva trovato una coppia di coltelli impacchettati in una scatola sul suo letto, la sera prima di una delle ultime missioni prima di Sokovia. Un biglietto sul coperchio con scritto solo: "Altamente infiammabili". Ed eccoli lì. Lucenti. Eleganti. Letali. Potevano bruciare assieme a lei senza fondere. Forse fu quello il momento in cui aveva deciso che Tony Stark fosse davvero un tipo forte. Si ricordò di come il sorriso di sfida con cui aveva sfilato la mattina dopo, era stato oggetto di critica dalle leggi proibitive del Capitano, e di come fu spento quasi d'immediato sull'altro fronte, senza reazioni o commenti. Le venne in mente di quella sera in cui Stark e lei si erano visti per incrociare i bicchieri e avevano parlato per due ore.
Il Capitano non era stato felice di vederla sfoggiare un paio di armi personalizzate. Per questo aveva deciso di tenere il broncio ad entrambi per giorni, cosa che rientrava comunque nella norma, ma il fatto che ogni volta le frecciatine che lei lanciava sul regalo non andassero a finire dove voleva lei, quasi come se Stark cercasse di evitare il discorso, l'aveva ferita. Era così con lui. Come ti dava ti toglieva. Si esponeva e poi si ritraeva. Questa volta però l'aveva fatta grossa e Astrid non gliel'avrebbe perdonata.
Arrotolò la maglia attorno al seno e cominciò a tagliare i fili e a strapparli senza remore, per distrarsi dal piangere. Aveva bisogno anche di quello. Aveva bisogno di piangere e di urlare, di spaccare qualcosa, ma allo stesso tempo doveva comportarsi bene davanti al Capitano: era totalmente ignaro di ciò che le girava per la testa e sarebbe stato meglio che rimanesse così.
-Cosa stai facendo?
-Taglio lo spago.
-Perché?
-Perché da fastidio.
-Peggiorerai le ferite.
-Sono guarite, Rogers. - fece lei sempre più inacidita dal borbottio alle sue spalle.
-Se strappi i punti in quella maniera, rischi che si aprano di nuovo.
-E allora cosa devo fare? - ruggì lei. Si accorse di avere gli occhi lucidi e abbassò lo sguardo sul ventre tagliuzzato e bucherellato.

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Neve E Cenere | MARVEL ❶
FanfictionAstrid non è un'eroina e non si aspetta che il mondo la acclami. È anarchica, polemica, insubordinata, curiosa ed impulsiva. La rabbia e il fuoco scorrono nelle sue vene come il sangue per i comuni mortali. Dopo la sua cattura, si trova a dover sceg...