Capitolo 6

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"Ehi sta attenta a dove metti i piedi!" Dice una voce roca e pesante.
"Scusami." Rispondo con le lacrime agli occhi, non riuscendo nemmeno ad alzare lo sguardo.
"Ehi ma tu stai piangendo." Dice il presunto ragazzo, mettendo l'indice sotto il mio mento e di conseguenza facendo incrociare i nostri occhi.
Così, anche se con fatica a cqusa delle lacrime, mi rendo conto che si tratta di Elia un ragazzo del quarto anno.
Elia è un ragazzo palestrato, molto alto, con i capelli neri e gli occhi castani bensì costellati di un po' di verde.
"Stai bene ragazzina?" Chiede.
"No." Urlo crollando su una panchina.
In questo momento sono così fragile, vulnerabile e costernata dal dolore, che pur non conoscendolo, sento di potermi aprire con lui.
Potrei essere paragonata ad una bomba che a momenti potrebbe esplodere trascinando tutti all'altro mondo.
Così, decido di aprirmi e confidargli ciò che mi rode dentro.
"Ma è davvero uno stronzo se tratta in questo modo una ragazza bella come te e sensibile come te." Dice.
"Già lo è davvero tanto." Rispondo abbassando lo sguardo.
Aspetta ha detto che sono bella e io ho sentito solo la parte dello stronzo? Ritengo, cara la mia Fabiana, che tu abbia dei seri  problemi.
In pratica a causa di quello stress del mio coinquilino non riesco a fidarmi dei ragazzi. Che razza di persona sono se mi faccio influenzare così da uno che mi tratta in questo modo?
"Comunque grazie del complimento." Dico cercando di riallacciarmi al discorso.
"È meglio che vada adesso." Dico velocemente. Sono in imbarazzo, ho raccontato metà della mia vita ad uno che conosco da qualche minuto.
"Aspetta." Mi trattiene per il polso avvicinandomi.
"Domani sera passo a prenderti andiamo a cena insieme?"
"Ehm. .. veramente io non saprei. Sarebbe una specie di appuntamento?"
"Alle 21:00?" Chiede.
"Ehm..." Fisso le scarpe improvvisamente interessanti.
"Che numero è la tua camera?" Chiede.
"Non credo sia una buona idea Elia." Rispondo.
"Non ho capito quale?" Chiede ironicamente.
"La 221." Rispondo arresa.
"Come fai a sapere il mio nome?" Chiede poi da lontano.
"Ho le mie fonti." Dico e sorrido per poi continuare a camminare.
Arrivata nel mio appartamento, sulla soglia della porta abbasso lo sguardo per evitare di incrociare quello di Daniel, ed entro subito correndo verso la mia camera.
Sento bussare e parlare da dietro la porta:
"Sono Daniel cosa vuoi per cena?" Chiede
Non rispondo.
"Fabiana rispondi so che sei lì." Insiste.
Continuo a far silenzio.
"Okay. So che mi ucciderai ma siccome non rispondi quindi..." spalanca la porta usando un' altra chiave.
Le nostre porte hanno la stessa serratura quindi il mai una gioia mi perseguita.
Maledetto appartamento.
Maledetta me quando ho deciso di frequentare questa scuola, maledetto il giorno in cui mi sono iscritta e maledetta la segretaria che non mi ha dato una singola!
"Ma sei impazzito ? E se fossi nuda?" Chiedo balzando giù dal letto.
"Ne ho viste così tante, non mi scandalizzo." Risponde.
"Sì ma non me e mai accadrà. Ora vai da Victoria che aspetta te sotto le lenzuola." Dico.
"Ah quindi sei solo gelosa!" Esclama
"Io??? Ma figuriamoci.... Non l'ho mai sopportata e basta. Non m'importa di te e lei." Alzo gli occhi al cielo.
"Gelosona cosa vuoi per cena ?" Chiede tornando al motivo per cui è entrato.
"Non ceno con te e non chiamarmi così." Dico agitata,tra poco potrei persino arrivare a strangolarlo.
"Ok allora ciao GELOSONA." Dice.
"Uff!" Urlo e lancio un cuscino ma chiude velocemente la porta e lo schiva.
Lentamente entra la testa in camera.
"Mancato." Dice.
"Questo è troppo!" Urlo.
Fa uno sguardo impaurito prendo la borsa ed esco dalla stanza sbattendo la porta.
Lo odio con tutta l'anima,quindi  cenerò dai miei due migliori amici.
Io non posso stare qui con lui o rischio di commettere un omicidio.
"Dove vai?" Chiede.
"Lontano da te!" Urlo uscendo dall'appartamento .
_______
"Aspetta hai trovato Victoria in camera sua?Avrai una cena con il ragazzo più figo del quarto anno domani? Ti lascio sola per un paio d'ore e mi perdo tutto questo?" Chiede   Davina.
Caleb è tranquillo che guarda la TV mentre io e Davina continuamo la conversazione.
Dopo aver cenato sono scoppiata in lacrime.
Non riesco a sopportare tutto questo. Sono una ma forte come due.  Eppure dopo molte cadute sono un po più fragile.  E capita a tutti. Ma non deve capitare a me.
"Beh si è figo ma ho accettato per cortesia resteremo solo amici." Dico sicura di me.
"Ti aiuto a scegliere i vestiti domani." Dice la mia amica sorridendo.
"Okay ma intanto vado a dormire, domani abbiamo comunque i corsi quindi è meglio che riposi." Saluto entrambi ringraziandoli. E vado verso casa.
Dopo circa trenta secondi sono a casa, dato che gli appartamenti sono molto vicini.
Daniel si è addormentato sul divano e mentre io gli passo davanti in punta di piedi per non svegliarlo, noto un bigliettino con scritto:"ho provato ad aspettarti ma sono molto stanco. Spero di sentirti al tuo ritorno dobbiamo parlare." Strappo il bigliettino buttandolo sul tavolo e non appena m'incammino verso camera sento delle braccia stringermi alla vite e lascio cadere la bottiglietta d'acqua, rubata dal tavolino, a terra.
"Ti faccio quest'effetto allora?"
"Daniel mi sono solo spaventata mi hai presa di sorpresa , e non toccarmi con quelle schifose zampe fatte di troia." Dico.
Mi guarda sbigottito.
"Come vuoi." Dice e sembra essersi irrigidito quando ha tolto le sue braccia dal mio corpo e torno in camera, è molto tardi ma non ho assolutamente sonno.
Il mio povero cervello è quasi fuso, mille domande si susseguono: Perché Daniel fa il doppio gioco?
Perché non può avere una ragazza normalmente e poi perché far soffrire proprio me cosa gli ho fatto? 
Mi sale il nazismo, ma la voglia di sopprimerlo e così forte che, Hitler spostati.
Devo imparare a ignorarlo e non tremare ad ogni tocco come prima. Non solo se ne accorge ma mi fa sentire troppo debole e non posso apparire debole ai suoi occhi...

IL MIO COINQUILINO STRESSANTE  (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora