Il sole di Londra è un sole strano. È un sole opaco, quasi pallido, che fa appena capolino dalle nuvole. Ogni tanto però, quando il vento spazza via il maltempo, riesce anche lui a brillare. Sono giornate rare quelle, giornate che spingono i londinesi ad uscire per godersi l'aria improvvisamente più pulita e fresca, che scaccia via la nebbia ed il malumore. Se poi sia la nebbia a creare il malumore, o il malumore a creare la nebbia non saprei dirlo.
La mattina di quel fatidico giorno il sole splendeva alto nel cielo, con tutta la sua magnificenza.
Michael Holbrook Penniman Junior sedeva davanti alla finestra nella camera del suo fidanzato, scrutando pensieroso uno stormo di uccelli che volavano insieme al vento.
Sperava con tutto sé stesso di non doverli raggiungere in forma di spirito quello stesso giorno, ma allo stesso tempo il dolore bruciante che lo accompagnava ogni giorno, ogni momento, lo spingeva a desiderare di far cessare ogni sofferenza. Forse era quello che lo spaventava di più: il fatto che una parte della sua mente volesse morire davvero.
Sold my soul broke my bones
Tell me what did I get
[...]
Strike me down to the ground
You know I've seen it before
Make it hurt I'll eat the dirt
I just don't care anymoreEppure, quella stessa vita che tanto aveva preteso, altrettanto aveva donato. C'era Andy, c'era la sua musica, c'erano la sua famiglia ed anche i suoi amici. La sua esistenza non si limitava al tumore.
-Sei già sveglio?- disse dopo un tempo indefinito la voce assonnata di Andy. -Chi sei tu, e cosa hai fatto del mio fidanzato? -
Una linguaccia fece da risposta.
-Mmmh, ti vedo loquace stamattina, eh?-
-Uff, che noia che sei. Sto pensando.-
-Oh, ormai avevo perso ogni speranza che ciò accadesse! Avvertite i giornali, Mika Penniman sta pensando!-
-Ti odio. -
- No, non è vero. Sono troppo stupendo per essere odiato. -
- Datti meno arie, biondo. -
- E da quando sono "il Biondo"?-
- Da ora, da questo preciso istante! E smettila di rispondermi con quel tono sarcastico, mi fai sentire un idiota.-
-Ma tu sei un idiota. Il mio idiota.-
Andy si portò all'altezza della sedia del riccio per poggiare le labbra su quel sorriso che lo faceva impazzire.
-A che ora...a che ora è l'operazione? -
-Alle undici. Andy...perché ho paura? Voglio dire, non della morte in sé, ma...insomma, di non aver fatto tutto. Come se lasciassi una canzone incompleta, a metà di un verso. È normale?-
-Penso di sì, ma...tranquillo. So che ce la farai, me lo sento. Sei troppo testardo per farti buttare giù da un tumoruccio qualunque. E ora sorridi, che mi fai impazzire con quelle fossette.-
Come aveva previsto, Mika si esibì in un timido sorriso, accompagnato da un tenero rossore alle guance.
-Sei assolutamente adorabile. -
-Non sono adorabile! Sono un duro io!- esclamò, arrossendo ancora di più e lanciando un cuscino verso il greco.
-Aw, ma lo sai che con quelle guanciotte rosse sei la fine del mondo?-
-Andiamo a fare colazione, prima che ceda ai miei istinti omicidi.-
Ridacchiando insieme, come avevano sempre fatto, andarono in cucina, bisognosi di un caffè parecchio forte.
-Michael Holbrook Penniman Junior, mangia qualcosa o chiamo tua madre!- strillò Andy irritato, sbattendogli davanti un piatto con del pane tostato e uova strapazzate.
-Non ho fame Andy...lasciami stare!-
-Nossignore, hai bisogno di essere in forza per l'operazione. Quindi scegli, o mangi da solo o ti attacco ad una flebo!-
Il riccio gli rispose con uno sguardo truce, per poi prendere una forchetta e mettersi in bocca qualche boccone.
-Ecco, ora ho mangiato. Davvero Andy, ho lo stomaco chiuso, più di questo non riesco a mangiare.-
Evidentemente era stato abbastanza convincente, visto che il piatto gli venne tolto da sotto il naso, rimpiazzato da una boccetta di pillole e un bicchiere d'acqua.
-E ora le medicine.-
-Ti ho mai detto che ti odio quando fai la mamma chioccia?-
-No, ma c'è sempre una prima volta. Ed ora muoviti, prima che arrivi Alex.-
Appena finito di prendere i farmaci, entrambi i ragazzi si prepararono. Avevano già deciso con Alex di incontrarsi a Regent's Park, per una Forse Ultima Chiacchierata. Il parco era pieno di gente, impiegati che aspettavano di entrare in ufficio, bambini che giocavano qua e là, anziani che passeggiavano...sembrava uno scenario talmente normale da creare un contrasto quasi doloroso con la surrealità del loro. Era uno scenario che dava sfogo alla vita in tutte le sue forme, e sembrava che non ci fosse posto per qualcuno come Mika.
-Smettila di pensare, riesco a sentirti da qui. E soprattutto, smetti di deprimerti, su con la vita!- fece una voce da dietro.
-Alex!- esclamò il riccio, sorridendo. -Finalmente sei arrivato, pensavo ti fossi perso!-
-No caro mio, sono ancora qui a darti fastidio. Ed ora forza, scegliamo una panchina per la celebrazione della Forse Ultima Chiacchierata! -
-Quella là, vicino al lago. C'è un albero che ripara dal sole ed è lontana da tutto il resto.- propose Andy, indicando la postazione scelta.
-Perfetto, allora muoviamoci!-
-E fu così che i nostri eroi si avviarono verso la desolata Landa di Panchina Solitaria, pronti per una nuova avventura...- scherzò Alexis, autoproclamatosi buffone di turno.
-Lascia stare, fai più bella figura.- lo prese in giro il biondo, mentre intrecciava la mano di Mika con la sua.
-Sta zitto tu, che di umorismo non ne capisci nulla!-
Il riccio e Alex si batterono il cinque, alleati contro Andreas.
-Non capite le mie battute solo perché non avete gusto, ignoranti! -
-In fatto di uomini però ho più gusto di voi due messi insieme.- scherzò Mika, tirando fuori la lingua.
-Ahaha. Guardami, sto morendo dalle risate. Davvero, giuro di starmi praticamente rotolando a terra dal ridere, giuro.- replicò sarcastico il biondo.
Ridendo e scherzando, l'ora arrivò, e i due ragazzi accompagnarono il più piccolo verso l'ospedale.
Le sale bianche, l'odore di disinfettante, l'aria sterilizzata e perfino i medici non sembravano più gli stessi. Era come se da un giorno all'altro fosse cambiato tutto quanto, e la sensazione di essere di troppo in quel nuovo mondo non lo lasciava mai.
La sua stanza era come la prima volta che l'aveva vista: bianca, sterile e tremendamente anonima. Ricordava di aver pensato che poteva anche essere la stanza di un anziano o di un bambino, non c'era niente che la identificasse come sua. E quando aveva portato le sue coperte colorate, le sue foto ed i suoi oggetti, finalmente l'aveva trasformata. Ora tutto quello era sparito. Quello stesso pomeriggio un'altra persona sarebbe entrata lì, nel migliore dei casi perché non avrebbe più avuto bisogno di un ospedale. Nel peggiore perché non avrebbe più avuto bisogno di niente.
Ma non ci doveva pensare, sapeva che ce l'avrebbe fatta. Doveva farcela. Appena si riscosse dai suoi pensieri, si accorse che i suoi genitori erano lì, insieme a Zuleika, Yasmine, Paloma e Fortunè.
-Mika. Come stai?-
-Una favola. Siete venuti tutti?-
-Certo, sei nostro fratello Mika. Il nostro fratellino. Certo che siamo venuti!- esclamò Zuleika, passandogli la mano sui ricci.
Andy fece un cenno ad Alex, ed entrambi uscirono, lasciando Mika e la sua famiglia a parlare. Appena uscirono, Alex si lasciò cadere su una sedia.
-Ce la farà, vero Alex?- chiese il biondo, improvvisamente spaventato.
-Certo che si, ha promesso. E Mika Penniman mantiene sempre le sue promesse.-
Leggermente rincuorato, anche lui si sedette. Dopo quelle che sembravano ore, anche i genitori del riccio uscirono, facendogli segno di passare.
-Io ho già detto tutto ciò che avevo da dire.- fece il moro. -Abbiamo parlato da soli, in un altro momento. Non abbiamo nessun discorso in sospeso. Ed in ogni caso, gli parlerò dopo.-
-Io...entrerò per qualche minuto, sì. -farfugliò Andy, tenendo gli occhi bassi.
-Entra pure caro, e...digli di essere forte.-
-Lo sarà, me l'ha promesso. -
Appena entrato nella stanza, ebbe un flashback. Un anno prima, stessa stanza, stesso ragazzo, stesso colpo al cuore. Perché, diamine, pure con il pigiama bianco dell'ospedale addosso, Mika era bellissimo. Aveva i ricci scompigliati sul cuscino, sorrideva e le sue deliziose fossette erano ancora più adorabili del solito. E poi, poi...dio, quegli occhi sarebbero stati la sua morte. Brillanti, accesi, vivi. Si sentì mancare un battito quando li vide.
-Allora, hai intenzione di restare lì impalato a fissarmi ancora per molto?- scherzò Michael.
-N...no. Scusa, ma sei...sei bellissimo.-
-Lo sai che ti amo, vero?- chiese Andy, ansioso. -Sappi che ti aspetterò qua, quindi non provare a farmi brutti scherzi, capito?-
-Sta tranquillo, ce la farò. So che ce la farò. -
-Non riesco davvero a pensare cosa dire...sembra così strano essere in questa situazione. -
-Già...nemmeno io riesco a trovare qualcosa di cui parlare. È che ci siamo sempre detti tutto, non abbiamo conti in sospeso. -
-Infatti. Ascolta, devi essere forte, ok? Magari...magari quando sarai su quel tavolo sentirai dolore anche attraverso l'anestesia, e magari sentirai una voce che ti dice di mollare, di lasciar perdere, di smettere di soffrire. Ma non la dovrai ascoltare, dovrai lottare e mi dispiace, perché non sopporto che tu soffra. Però devi promettermelo, promettimi che sarai forte e che resisterai. Ti prego, non sono...so che sembrerà stupido e un po' cliché, ma non sono pronto a rinunciare a te. Non lo sarò mai, ma vorrei che, se proprio l'universo vuole strapparti da me, vorrei che accadesse tra tanti, tantissimi anni, quando saremo vecchietti pieni di acciacchi. -
Mika era rimasto senza parole dopo il discorso del ragazzo: non pensava di essere così importante per qualcuno, non pensava nemmeno di poterlo essere. E quella richiesta disperata lo spinse a decidere di lottare fino all'ultimo respiro, fino al suo ultimo battito. Avrebbe sconfitto la Morte in persona, niente lo avrebbe allontanato da Andreas. Niente e nessuno poteva mettersi in mezzo al loro amore, e lo avevano già dimostrato innumerevoli volte.
-Andy, non posso prometterti cose di cui non sono sicuro. Ma posso prometterti che finché avrò vita, lotterò per restare vivo. Se dovessi proprio morire, ed esistesse una vita dopo la morte ti amerò anche allora. Ti amerò sempre, Andy. Sei stato il primo che ha creduto in me, e mi ha amato per ciò che sono, per ogni pregio e difetto. Sei stato il primo a trattarmi come un amico, nonostante fossi malato e tutti mi considerassero una specie di invalido. Sei stato il primo a lottare con me, noi due contro il resto del mondo. E ti amo per questo. Ti amo, ti ho amato e ti amerò per sempre. Non voglio suonare troppo smielato, ma è la verità. E stasera, ti prometto, lotterò per essere con te.-
Non ha importanza ciò che si dissero dopo, sono le parole di due innamorati, e appartengono solo a loro. Se poi fossero battute, dichiarazioni o altro, erano impregnate d'amore, come solo le parole di un primo amore possono essere. Ed appena arrivò un'infermiera, pronta a portare il "giovane Penniman" in sala operatoria, si guardarono e basta, scambiandosi un lungo bacio.
-Ci vediamo dopo, Biondo.-
-A dopo, Mika.-
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Stardust || Mikandy
FanfictionMichael Holbrook Penniman Jr. è un ragazzo di 16 anni, paziente in fase terminale, con un grave cancro ai polmoni. Andreas Dermanis invece è un giovane infermiere di 23 anni, appena assunto, a cui viene assegnato proprio Michael. I due si innamorano...