Era autunno inoltrato e il pigri raggi del sole illuminavano del colore del grano il giardino della tenuta.
William, ancora bambino, scese da cavallo, le guance arrossate per il freddo, un mazzo di fiori di campo stretti in mano. Appena poggiò i piedi a terra, notò subito che c'era qualcosa di strano. Nessuno era venuto ad accoglierlo, nemmeno Joseph. Eppure gli zoccoli del suo destriero avevano fatto parecchio rumore mentre attraversava il vialetto.Ebbe un brutto presentimento.
Entrò di corsa in casa con il cuore stretto dall'angoscia. Si guardò intorno, ma nessuno era in giro. Tutto sembrava cristallizzato nel silenzio e William rimase fermo sulla soglia, alla ricerca di qualche indizio.Poi, il pianto di un neonato ruppe l'immobilità e il bambino si riscosse. Seguì la fonte del rumore e giunse nel corridoio che portava alla stanza da letto dei suoi genitori.
Charlotte, la corpulenta balia che aveva cresciuto prima lui e poi suo fratello Joseph, teneva un piccolo fagotto urlante tra le braccia, mentre sussurrava parole dolci per calmarlo. William si avvicinò, titubante, e la donna lo vide.
"Oh, piccolo William...", mormorò, la voce tremante, lo sguardo colmo di pena."Charlotte, che succede? Dove sono tutti? E quello lì è... ", non riuscì a terminare la frase.
La donna gli rivolse un sorriso mesto:
"Questo è il tuo fratellino Robert. È nato qualche ora fa", gli disse, indicando il fagotto.
Il bambino si avvicinò per vederlo meglio e il piccolo smise di piangere per guardarlo incuriosito, le manine chiuse a pugno. William gli sorrise di riflesso.
"Ascolta William...", iniziò la donna, ma fu interrotta dal rumore della porta della stanza da letto che si apriva."William", lo chiamò suo padre.
Il bambino si girò, ma non riuscì a vederlo in volto perché la luce del sole che proveniva dalla stanza alle sue spalle lo accecò.
"Entra, per favore", gli disse, con voce atona.
Il cuore di William, che alla vista di Robert si era quietato, riprese a martellargli nel petto, il brutto presentimento che aleggiava nella sua testa. Il bambino annuì ed entrò nella stanza da letto.La luce autunnale che filtrava dalle grandi finestre illuminava tutt'intorno di una calda luce, facendo risplendere le coperte color oro del grande letto a baldacchino che troneggiava nella stanza. Tutti i servitori erano lì, in silenzio, la testa china. Uno di loro stava sussurrando una preghiera. Joseph, in un angolo, teneva il viso nascosto tra le mani, i singhiozzi che lo sconquassavano violentemente. A William parve tutto molto assurdo. Perché si stavano comportando tutti in quel modo?
Poi, il suo sguardo corse al letto e lo osservò con più attenzione.Una mano livida si stagliava immobile sulle lenzuola auree. Era una mano che William conosceva bene. Una mano che l'aveva accarezzato, consolato e stretto.
La mano di sua madre.
William tremò.Sua madre era...
Era...
Non ebbe il tempo per formulare il pensiero, perché il suo corpo iniziò a irradiarsi di uno strano calore e il suo respiro accelerò. Poi, fu percorso da un doloroso spasmo.I fiori di campo che le aveva preso caddero silenziosi sul pavimento.
***
William strinse la mano in un pugno, le unghie conficcate nella carne. Le catene che lo avvolgevano tintinnarono a quel movimento.
Era stato tutto così strano. Quando quel pomeriggio si era avvicinato a Catherine, la coscienza del suo lupo si era fatta viva, ma invece di cercare di scavalcarlo e di prendere il controllo del suo corpo come sempre faceva, si era fusa con lui. Non aveva perso se stesso, non era rimasto inerte a vedere i comportamenti della bestia che era in lui. Erano diventati la stessa persona, accomunati da un'unica cosa: il desiderio per Catherine.
La cosa lo aveva spaventato e quando le loro labbra si erano sfiorate aveva temuto che la bestia prendesse il controllo e ciò lo aveva spinto a soffocare la coscienza del suo lupo, scavalcandolo per riprendere a pieno la padronanza delle sue azioni. Eppure non aveva percepito ostilità da parte sua. Inoltre le quattordici ore erano passate e il suo lupo non aveva ancora cercato di fuoriuscire.
"Che diavolo sta succedendo?", pensò. Improvvisamente sentì la porta aprirsi con un cigolio. Due figure fecero capolino, semi illuminate dalla debole luce delle candele appese alle pareti.
"Buona sera figliolo", lo salutò suo padre, allegro.
Teneva qualcosa in mano, ma William non riuscì a capire cosa. Era consapevole di quello che sarebbe successo di lì a poco, eppure si rifiutò di avere paura.
"Sei venuto a punirmi." La sua non era una domanda.
Suo padre sospirò: "Beh sai... Non mi piace quando ti allontani senza il mio permesso, soprattutto con una fanciulla. È molto...", sembrò cercare le parole, "sconveniente. E sono sicuro che se quel mostro che è dentro di te avesse deciso di sottomettersi, questo non sarebbe successo."
Scoppiò in una risata priva di gioia:
"Sai, tu e il tuo lupo avete una cosa in comune: vi rifiutate di ubbidirmi."William non rispose. Qualunque cosa avesse detto avrebbe semplicemente peggiorato la sua situazione. Henry McClarke si fece serio, gli occhi duri. "Giralo.", ordinò.
La seconda figura, che si rivelò essere Joseph, si avvicinò, gli occhi assenti. Non era il padrone delle sue azioni, il suo lupo, la cui coscienza aveva deciso di sottomettersi a suo padre.
Eppure William non riusciva a perdonarlo, nonostante non fosse in lui. Lo guardò negli occhi mentre il fratello lo scioglieva dalle catene e lo girava di schiena, per poi incatenarlo nuovamente alle braccia e alle gambe."La camicia.", aggiunse suo padre e il ragazzo gliela strappò, lasciandogli la pelle esposta al freddo della stanza. Poi si allontanò e si mise dietro a suo padre.
"Bene William. Dillo.", ordinò Henry McClarke con voce incolore.
Quella formula ricordò a William la prima volta che si era trasformato, quando suo padre aveva cercato di punire la sua bestia. Ormai per suo padre non faceva alcuna differenza punire lui o punire il suo lupo. Per lui erano la stessa cosa.Il giovane si girò e vide Henry armeggiare con l'oggetto che aveva in mano, che si rivelò essere una frusta. Il suo cuore iniziò a battere furiosamente. Non rispose all'ordine. L'uomo sollevò il braccio e la frusta si abbatté contro la sua schiena con un forte schiocco.
Un dolore atroce gli mozzò il fiato: era come se una striscia di fuoco avesse iniziato a divampargli sul dorso.
"Dillo, di' che ti sottometti.", gli ripeté suo padre.
William strinse i denti e il suo lupo iniziò ad agitarsi dentro di lui. Henry McClarke alzò nuovamente il braccio...----
Catherine si svegliò di soprassalto, il cuore a mille. Iniziò a tremare e a sudare freddo. C'era qualcosa che non andava. Era stata una sensazione di pericolo a destarla, eppure ora che aveva aperto gli occhi non accennava a passare, ma anzi sembrava aumentare. Era un brutto presentimento che non proveniva dal mondo dei sogni, ma da quello reale.
Qualcuno era in pericolo e sentì che quel qualcuno era William. Non seppe come, ma sapeva che lui era dietro quella maledetta porta di castagno e che aveva bisogno di lei.Ancora tremante, la giovane si alzò dal letto.
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ANGOLO CHIACCHIERE
Ho deciso di aggiungere un flashback che racconta la prima trasformazione di William. Che ne pensate? 😊
⚠️Vi ricordo che d'ora in poi il numero dei capitoli revisionati e quelli da rivedere saranno sfalsati!⚠️
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Il segreto dei McClarke
WerewolfInghilterra, fine 1800. La famiglia Whisper, caduta in rovina, non avrebbe mai pensato di risollevarsi dalla perdita del sostegno economico del loro capofamiglia, finché la severa madre non annuncia il fidanzamento con il vedovo Henry McClarke. La d...