Il lupo teneva le orecchie dritte, pronte a captare il minimo suono. Il suo naso umido vibrò mentre fiutava il suo odore. Il sangue che proveniva dalle ferite, gocciolava sul pavimento, creando chiazze scure illuminate dalla luce tenue delle candele.
Catherine rimase immobile, paralizzata dalla paura. Come era possibile una cosa simile? Quando era piccola spesso le era capitato di leggere delle leggende su tribù di uomini che si trasformavano in lupi quando vi era la luna piena, ma mai aveva pensato che potesse essere vero. C'era ancora William dietro a quell'animale? O qualcos'altro? L'aveva riconosciuta?
Il lupo fece un passo avanti, poi un altro, fino a fermarsi, maestoso, a un soffio da lei. Non sembrava vederla come una minaccia, anzi pareva incuriosito, quasi stesse aspettando una sua reazione.
Di fronte alla calma che l'animale le mostrava, Catherine non seppe trattenersi: se dentro quel lupo vi era ancora William, doveva saperlo. "William? Sei tu?", sussurrò.
Il lupo rimase immobile.
Seguendo l'istinto, la ragazza allungò lentamente la mano e la lasciò sospesa a un soffio dal lupo.Lui rimase immobile, gli occhi glaciali fissi nei suoi. Visto che non sembrava reagire negativamente a quel gesto, Catherine abbassò la mano verso la testa dell'animale, fino a sentire la morbida pelliccia solleticarle il palmo. Le orecchie del lupo si abbassarono leggermente per permetterle quel contatto e così lei lo accarezzò. Lui socchiuse gli occhi, gradendo la carezza.
Poi, l'orecchio destro del lupo girò nella direzione della porta e improvvisamente spalancò gli occhi. A quel gesto lei ritirò la mano di scatto.
"William?", lo chiamò di nuovo, ma lui parve non sentirla.
Uggiolò spaventato, poi le si avvicinò e con la testa la spinse verso il mobilio. Catherine si lasciò guidare, preoccupata da quello strano comportamento.
Il lupo continuò a spingerla fino al letto, poi le afferrò con le zanne l'orlo della camicia da notte, costringendola ad accovacciarsi. La ragazza capì e si nascose sotto il letto.Sentì dei passi, poi una voce:
"Vedo che ti sei liberato, cane schifoso", era Henry McClarke, ne era certa.
Sentì il basso ringhio del lupo rispondergli.
"Tsk", disse Henry sprezzante, poi lo udì chiamare Joseph.Passi più incerti e leggeri risuonarono nella stanza:
"Padre...", disse il giovane, la supplica implicita in quelle parole.
"Sai cosa fare", gli rispose Henry con voce incolore.
"Ma...", provò a protestare, ma il padre lo interruppe:
"Preferisci che chieda al tuo lupo di ucciderlo? Avanti, legalo."La ragazza sentì Joseph tirare su col naso e sussurrare:
"Ti prego fratello, non ribellarti o rischierai di morire", poi il rumore di catene che scorrevano rumorosamente a terra.Catherine sbirciò da sotto il letto e vide la schiena di Henry McClarke semi illuminata dalle candele e, poco più avanti, Joseph inginocchiato davanti al muro, intento a incatenare il lupo. "Prendi la frusta", gli ordinò poi il padre con voce incolore.
Vide il giovane alzarsi, sparire dalla sua visuale per poi ritornare con l'oggetto in mano. Glielo tese, ma Henry lo rifiutò:
"Fallo tu", gli disse.
Joseph si irrigidì.
"No...", iniziò a dire, ma di nuovo il
padre interruppe le sue proteste:
"Oggi mi hai particolarmente infastidito figliolo. Questa è la tua punizione. Avanti, frustalo."A quelle parole, Catherine non seppe trattenersi e uscì silenziosa dal suo nascondiglio. I due le davano le spalle e parvero non notarla. Fece un passo verso di loro, voleva, anzi doveva, fermarli. Sentì il lupo gemere. Alzò lo sguardo e vide che l'animale la stava guardando, implorante. Improvvisamente suoi occhi saettarono verso la porta, per poi riguardarla di nuovo. Henry e Joseph non parvero rendersi conto di quel gesto, ma la giovane capì: voleva che scappasse.
Lei annuì, cercando di trattenere le lacrime. Non avrebbe potuto fare nulla contro quei due. Digrignò i denti, rabbiosa. Poi si fece forza, distolse lo sguardo e uscì dalla stanza, proprio nel momento in cui udì il sibilo della frusta. Corse via, le lacrime che le scivolavano lungo il viso.
"Perché?", si chiese mentre era sdraiata sul suo letto, le lacrime che ancora le bagnavano le guance. "Perché fare del male a una creatura del genere? Perché fare del male a William?"
Il pensiero del sadismo del futuro patrigno le fece chiudere la mano in un pugno, desiderando che in mezzo vi fosse la sua gola.
"Bastardo", pensò.Udì qualcuno bussare lievemente alla porta. Si era dimenticata del servitore. Decise di non rispondere e di fingersi addormentata.
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Il segreto dei McClarke
WerewolfInghilterra, fine 1800. La famiglia Whisper, caduta in rovina, non avrebbe mai pensato di risollevarsi dalla perdita del sostegno economico del loro capofamiglia, finché la severa madre non annuncia il fidanzamento con il vedovo Henry McClarke. La d...