12. Quentin Whisper

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Grace Whisper se ne stava seduta immobile sulla poltrona del salotto, una mano sulle labbra serrate in una linea sottile, l'altra che stringeva la lettera che Henry McClarke aveva consegnato a Juliet quella mattina. I suoi occhi di ghiaccio vagavano per la stanza senza soffermarsi su alcun particolare.

Catherine, seduta sul divano di fronte, accanto alla gemella, si domandò quante volte le fosse capitato di vederla così pensierosa e allo stesso tempo si stupì nel constatare di essere più calma della madre.

Avvertì la gelida mano Juliet stringere la sua e Catherine le scoccò un'occhiata indagatrice: aveva gli occhi arrossati e il suo labbro inferiore tremava leggermente. Sua sorella era sempre stata la più sensibile della famiglia e Catherine sapeva che avrebbe fatto di tutto per farla stare meglio. Sfortunatamente era impotente dinnanzi al corso della natura e tutto ciò che poté fare fu solamente ricambiare la stretta.

"Caleb è tornato", annunciò improvvisamente Violet guardando fuori dalla finestra. La notizia ricevuta quella mattina non l'aveva particolarmente turbata, ma del resto era raro che qualcosa incrinasse la sua apatia. Da quando loro padre era misteriosamente scomparso, la personalità di Violet era scomparsa dietro maschera priva di qualsiasi emozione.

Dopo pochi istanti, la porta del salotto si spalancò e Caleb irruppe dentro. I suoi capelli biondi erano scompigliati per la cavalcata, le labbra arrossate e l'espressione seria in netto contrasto con gli occhi che lanciavano lampi di selvaggia felicità.
"Chissà perché è così felice", si domandò sospettosa Catherine, "ciò che Caleb odia più dell'essere spettinato è andare a cavallo"
"Che cosa è accaduto?", chiese suo fratello alla vista delle espressioni dei familiari, "I McClarke mi hanno riferito che eravate qui e che volevate stare sole".

Catherine fece per rispondergli, ma Violet la precedette:
"È arrivato un telegramma che annuncia che Sir Quentin Whisper sta morendo", disse la bambina con voce atona.
Il giovane sgranò gli occhi:
"Il nonno sta per lasciarci?!"
"Sì", gli rispose Violet, nonostante quella del ragazzo fosse una domanda retorica.

Catherine comprese lo stupore del fratello: Quentin Whisper era un uomo duro e dal cipiglio severo, tanto da sembrare incrollabile. Era strano pensare che stesse per morire. Juliet tirò su col naso.
"Dobbiamo tornare immediatamente nella City!", esclamò Caleb, "stargli vicino, dargli un ultimo..."
"No", lo interruppe sua madre con voce ferma, "voi starete qui. I McClarke sono la vostra nuova famiglia, è di loro che dovete occuparvi. Penserò io a stare al capezzale di vostro nonno. Partirò per Londra non appena avrò fatto i bagagli."

A quelle parole, Juliet scoppiò a piangere. Caleb provò a ribattere, ma Grace lo mise a tacere con un cenno della mano:
"Avete per caso scordato il motivo per cui siete qui?"
Detto questo si alzò di scatto e uscì dalla sala, accompagnata dal fruscio prodotto dalla sua veste color porpora. Caleb serrò i pugni e contrasse la mascella, improvvisamente furioso.

Catherine abbracciò la gemella, che posò la testa sulla sua spalla.
"Cat", sussurrò.
"Dimmi"
"Stasera dormi con me come quando eravamo piccole?"
A quelle parole, Catherine sentì il cuore sciogliersi:
"Ma certo Juliet", le rispose.
Un sorriso fugace increspò il viso della sorella. Meccanicamente, Catherine le asciugò le lacrime dalle guance.
"Dovresti sciacquarti il viso", le disse.
Juliet annuì e si alzò, lisciando le pieghe del vestito. Era incredibile quanto sembrasse piccola e indifesa nonostante fosse la sorella maggiore.
"Ti accompagno", propose Violet prendendola a braccetto.
Le due si allontanarono, l'una quasi sorreggendo l'altra.

La giovane rimase sola col fratello. Caleb si avvicinò e si lasciò cadere sulla poltrona. Sospirò mentre si passava la mano tra i capelli, chinando leggermente il capo.

Catherine ebbe un tuffo al cuore quando lo vide: un ovale livido violaceo si stagliava alla base del collo del fratello, troppo piccolo per essere provocato da qualcosa che non fossero labbra.
Ma chi poteva essere stato? Forse una delle cameriere?

Cercò di analizzare il comportamento del fratello durante gli ultimi giorni, ma non c'era stato momento in cui lui non fosse stato in compagnia di Joseph. Un pensiero la fulminò:
"E se..."

Osservò con attenzione il giovane in cerca di qualcosa che potesse confermare i suoi sospetti: la camicia che spuntava al di sotto del suo giaccotto era stropicciata, i pantaloni macchiati sulle ginocchia, le mani sporche di terra. Apparentemente sembrava essere caduto da cavallo, ma se così fosse stato le sue mani sarebbero state pulite visto che non rinunciava mai ai suoi guanti per fare qualsiasi tipo di attività.
"Caleb" proruppe, cercando invano di mascherare il tremito della voce, "che cosa c'è tra te e Joseph?"

Il segreto dei McClarkeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora