Parlarono per una buona mezz'ora della loro famiglia, e Catherine gli raccontò di come suo padre fosse misteriosamente sparito tre anni prima, facendo completamente perdere le sue tracce. D'altra parte, William le descrisse un'infanzia in completa solitudine e piena di dolore.
Esaurito l'argomento, rimasero in silenzio per un po', l'uno accanto all'altra, a guardare l'acqua che scorreva lungo il fiume.
Ad un tratto, Catherine sentì la mano di William stringere la sua. Alzò lo sguardo e incrociò gli occhi del giovane, che le sorrise e si avvicinò al suo viso.Tuttavia, un pensiero le impedì di avvicinarsi a sua volta. Più delicatamente possibile si sciolse dalla presa della mano del ragazzo e si alzò in piedi senza guardarlo.
"Catherine...", mormorò lui, addolorato."Io non vi comprendo", proruppe la ragazza, lo sguardo fisso davanti a sé: "Prima mi dite che mi ammirate e quasi mi baciate, poi che è pericoloso e sconveniente stare insieme a voi, infine mi portate in questo posto bellissimo e tentate di baciarmi di nuovo. Io non vi capisco affatto."
"Mi dispiace", rispose lui con voce roca, "non..."
"Le vostre scuse non mi bastano", lo interruppe Catherine, "sono forse per voi una dama da compagnia con cui giocare? Una meretrice con cui sollazzarvi durante una noiosa estate e che si scioglie dinnanzi a delle scuse?"Le lacrime presero a scenderle lungo il viso e Catherine si diede della stupida a farsi vedere così debole di fronte al ragazzo che stava giocando con i suoi sentimenti.
"Preferisco stare senza di voi piuttosto che abbassarmi a un simile comportamento solo perché provo dei sentimenti per voi. Non perderò la stima di me stessa per qualcuno che mi prende in giro. Mi dispiace signor William, avete scelto la persona sbagliata con cui divertirvi", disse, cercando di mettere tutto il suo disprezzo in quella parola, "Io..."Non si accorse che William si era alzato ed era alle sue spalle finché lui non la interruppe, abbracciandola da dietro. Catherine sentì il suo respiro mozzarsi e il cuore battere all'impazzata. Il profumo del giovane e il calore del suo corpo la investirono, paralizzandola.
"Catherine", ripeté lui, la voce soffocata dal groviglio dei loro corpi, "non ho mai pensato, nemmeno per un istante, che voi avreste potuto essere per me un semplice passatempo. Non potrò mai perdonarmi per avervi fatto avere simili pensieri e per avervi fatto del male. Sto cercando in tutti i modi di starvi lontano per proteggervi dal mostro che sono, ma è la sfida più ardua che abbia mai affrontato. Non riesco a starvi lontana, non riesco a fare a meno di pensarvi in ogni momento, persino il mio fisico ne risente, quasi fosse assuefatto dalla vostra presenza. Non so cosa fare, non riesco nemmeno più a tenere a bada il lupo che continua a spingermi verso di voi. Mi trovo diviso tra due grandi sentimenti, da una parte l'attrazione e il desiderio che provo nei vostri confronti, dall'altra la paura di farvi del male. Ciò mi spinge ad avere un comportamento irrazionale e immaturo, che fatico a controllare e che vi spinge ad avere simili pensieri nei miei confronti. Ma vi assicuro che i miei sentimenti per voi sono sinceri. Vorrei avervi sempre al mio fianco, stringervi, accarezzarvi, passare la vita con voi, ma è un pensiero puramente egoista. Per la vostra incolumità è bene che io vi stia lontano. "
Catherine si voltò e lui sciolse l'abbraccio. La giovane ebbe un tuffo al cuore quando vide i suoi occhi: "Ma voi... Voi state piangendo".
William si asciugò gli occhi con i polpastrelli:
"Vi chiedo scusa", disse imbarazzato, " a un uomo non è concesso piangere nemmeno per una donna."
"Sciocchezze. È disumano togliere a qualcuno lo sfogo del pianto.", gli rispose. "Inoltre... Io non voglio starvi lontana. Voi non mi farete del male", gli disse con un tono più dolce.
Ne era sicura.Lui alzò lo sguardo verso di lei, gli occhi lucidi sgranati per lo stupore:
"Come fate a dirlo?", chiese.
Lei gli sorrise:
"Lo dico perché ieri sera, quando vi siete trasformato, non mi avete torto un capello, ma anzi, mi avete salvato la vita. Non è abbastanza come prova? Non corro alcun pericolo stando insieme a voi."
Lui scosse la testa:
"Per quanto desideri darvi ragione, purtroppo le cose non stanno così. Quando ieri ho provato a baciarvi, il lupo ha cercato di fuoriuscire e Dio solo sa che cosa vi avrebbe fatto", rispose."Questo non significa che il lupo mi avrebbe fatto del male! Non avete notato come siamo legati? Anche io avverto il bisogno fisico di starvi accanto, senza contare il fatto che il mio corpo mi avverte quando siete in pericolo. Quello che ci unisce è qualcosa che va al di fuori dell'ordinario, una forza che non siamo in grado di dominare, e voi vi state opponendo ad essa!", esclamò lei, sentendo l'irritazione crescere.
Lui la guardò e i suoi tristi occhi grigi si piantarono in quelli di lei:
"Non voglio rischiare di perdervi. Preferisco starvi lontano e sapervi viva, piuttosto che costringervi a rischiare la vita per me. Non mi interessa se delle forze più forti mi impongono di starvi vicino: la vostra vita vale di più di qualsiasi sofferenza che implica l'opporsi ad esse."
"Per amor del Cielo!", strillò la giovane, spazientita.
Era stanca di quella situazione. Desiderava a tutti i costi che William comprendesse che non vi era alcun pericolo. E lei lo sapeva non soltanto basandosi sui comportamenti del giovane, ma anche sul suo istinto. Qualcosa le diceva che non gli avrebbe mai fatto del male.
"È lo stesso istinto che ha Caleb riguardo a Joseph?", si chiese.Accantonò quel pensiero e fece un passo verso William: se si ostinava a non capirlo allora lo avrebbe costretto davanti all'evidenza. Si alzò in punta di piedi e posò le sue labbra su quelle di lui.
Inizialmente William non reagì, poi la giovane sentì le mani di lui stringerle i fianchi e la sua bocca schiudersi. Fu come se entrambi avessero aspettato una vita intera per quell'istante. Le loro labbra erano avide, desiderose di esplorarsi a vicenda, quasi ne valesse della loro stessa esistenza. William la strinse più forte e la avvicinò a sé, premendo il corpo contro il suo e mozzandole il respiro. Lei gli passò una mano tra i morbidi ricci e avvicinò ancora di più i loro visi. Inebriati dal contatto, entrambi desiderarono che quel momento potesse durare per sempre.
Quando si separarono, lui le sorrise:
"È stato... Magnifico. Il mio lupo ha... Non so come dirlo, ma sembrava quasi... Soddisfatto. Non ha cercato di prendere il controllo, anzi... Non mi sono mai sentito così bene"
Lei ricambiò il sorriso:
"Quindi possiamo dire che avevo ragione?"
Gli occhi di William mandavano lampi di desiderio:
"Sì", le rispose lui, baciandola nuovamente, "avevate assolutamente ragione"."Quando potremo rivederci?", gli domandò Catherine quando giunse il tempo di tornare alla villa.
Erano all'ombra della grande casa, davanti alla porta che li aveva condotti all'esterno.
"Purtroppo mio padre non deve sapere della nostra relazione. Per lui non solo sarebbe sconveniente, ma anche pericoloso perché il segreto della mia famiglia potrebbe essere stato svelato. Farebbe di tutto pur di insabbiare la cosa... Perciò temo che potremmo vederci solamente al tramonto, quando entrambi non siamo sotto sorveglianza."
Catherine cercò di mascherare la sua tristezza:
"Non potremmo parlare a vostro padre?", provò a chiedere, nonostante già immaginasse la risposta.
"Non si può discutere con lui", le rispose infatti il ragazzo.Lei sospirò, affranta.
"Non preoccupatevi", la consolò lui, "domani troveremo il modo di risolvere la situazione".
Lei gli sorrise e lui le diede un ultimo bacio, prima che lei entrasse nella villa e andasse a coricarsi.
----Odette aveva appena finito di lavare la biancheria del signor Henry McClarke. La schiena le doleva e le mani erano secche e piene di tagli. Nonostante la paga fosse buona e avesse bisogno di racimolare i soldi necessari per pagare le cure della madre malata, era stanca di quel lavoro di domestica. Il Master la trattava sempre male, mai una volta che le avesse rivolto un cenno di gratitudine o l'avesse lodata per qualcosa. Eppure lei si impegnava.
Svoltò l'angolo e percorse il corridoio a passo svelto. Doveva ancora aiutare la cuoca a pulire la cucina. Poi, finalmente, avrebbe avuto un po' di pace. Il suo occhio cadde fuori dalla finestra e quello che vide arrestò immediatamente il suo passo: William McClarke, il primogenito del Master, stava baciando una fanciulla dai capelli rossi. Ma chi poteva essere?
Odette la vide entrare nella villa e non perse tempo: si mise a correre per raggiungere il corridoio a cui portava la porta nella quale era entrata la giovane. Ignorando le fitte alla schiena, raggiunse il punto in cui sicuramente la ragazza sarebbe passata. Pochi istanti dopo la vide spuntare e guardarsi intorno con circospezione. Era giovane, occhi marroni e bocca carnosa.
"Certo che il padroncino ha scelto proprio bene", pensò Odette dal suo nascondiglio. Avida per la curiosità, decise di seguire la fanciulla fino a quando non raggiunse la sua stanza da letto. Sospirò scontenta: avrebbe preferito che la giovane facesse qualcosa di più scandaloso, come per esempio condurre William nella sua stanza. Almeno avrebbe avuto qualcosa di succulento per i suoi pettegolezzi. Poi, un pensiero la fulminò.
Ancora nascosta, la donna sorrise tra sé e sé: forse aveva trovato il modo per far contento il Master.
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Il segreto dei McClarke
WerewolfInghilterra, fine 1800. La famiglia Whisper, caduta in rovina, non avrebbe mai pensato di risollevarsi dalla perdita del sostegno economico del loro capofamiglia, finché la severa madre non annuncia il fidanzamento con il vedovo Henry McClarke. La d...