1. i'm not crazy.

75 5 0
                                    

Pov. Louis

"Boo, è per il tuo bene, lo sai", disse mia madre, guardandomi dolcemente.
"Mamma rinchiudermi in una clinica non è il mio bene!", dissi, sperando di convincerla.
"Ci sono dottori e psicologhi che ti aiuteranno con il tuo.. Problema", disse, cercando di non fermirmi. Ma mi feriva eccome. Non avevo nessuna malattia, ero solo un po' lunatico, ma nessuno sembrava capirlo.
"Sono solo sei mesi, ti saranno di aiuto", continuò lei. Annuii rassegnato e finii di preparare i vestiti da portarmi in clinica. Solo sei mesi. Ce la potevo fare. Dovevo solo sforzarmi di fare sempre il ragazzino allegro e spensierato e mi avrebbero lasciato uscire da quel manicomio il più in fretta possibile.

Arrivati nel centro psichiatrico, entrammo e subito notai l'odore di ospedale e quei muri di colori così spenti che già mi sentivo cadere lentamente in depressione. E il mio desiderio di riaverla con me si faceva sempre più presente nei miei pensieri. Con lei affianco sarebbe stato tutto più semplice. Ma lei mi aveva cacciato via dalla sua vita e dovevo farmene una ragione. Dovevo eliminarla definitivamente dai miei pensieri e forse stare isolato per sei mesi mi avrebbe aiutato. O mi avrebbe fatto impazzire ancora di più.
"Salve, come si chiama?", disse la segretaria, con quel tono così fastidiosamente felice e quel sorriso irritante stampato sulla faccia."Tomlinson", risposi.
"Oh, Louis, giusto? Bene, seguimi che ti faccio vedere com'è strutturato il centro, ti spiego le regole da rispettare finchè sarai qui e infine ti assegnerò una stanza in cui abitare per i prossimi.. Mh.. Sei mesi? Sì, sei mesi! Vieni", disse tutto d'un fiato senza darmi neanche la possibilità di intervenire. La seguii per tutto il centro, che era inaspettatamente enorme e non così triste come l'atrio. C'era la caffetteria, la mensa, la zona notte, dove erano situate le camere, poi le stanze dove si ricevevano visite o telefonate, due bagni ogni piano, delle stanze dove si facevano vari laboratori, la sala cinema e la sala giochi. Non era tanto male in fondo. Ma non era casa mia. Poi mi spiegò che si ci svegliava alle 8 del mattino, alle 9 si doveva andare in mensa per la colazione a buffet e infine dalle 10 alle 13 si potevano fare i laboratori. Di che attività si facessero in questi laboratori non me ne aveva parlato, ma tanto l'avrei scoperto presto. Per il pomeggio era diverso perchè potevi rimanere in camera, andare alla sala cinema o alla sala giochi, sempre se non avevi l'appuntamento settimanale dallo psicologo, che era obbligatorio per tutti i pazienti del centro. Quindi una volta a settimana mi sarebbe toccato andare dallo strizzacervelli e raccontargli i fatti miei. Perfetto. Inoltre c'era la regola di non avere contatti con le persone esterne e si poteva ricevere una visita una volta a settimana o una chiamata ogni tre giorni. Alle 8 di sera si scendeva in mensa per la cena ed infine la sera si poteva andare in cortile e alle 11 scattava il coprifuoco."Allora, abbiamo deciso di assegnarti la stanza numero 124 e avrai un compagno di stanza, spero non ti dispiaccia", disse la segretaria, porgendomi le chiavi e indicandomi il corridoio giusto, "Bene, questo è tutto, Louis, se hai qualcosa da chiedere, vieni pure da me", continuò sorridendo.
"Grazie di tutto", risposi, afferrando le chiavi e iniziando a incamminarmi. Un compagno di stanza? Ma perchè? Sarà uno svitato paranoico, che avrà chissà quale problema e che mi sveglierà di notte con uno di quei pianti isterici, ricchi di singhiozzi. Già non lo sopportavo. Continuai a camminare in cerca della camera.
120.
121.
122.
123.
124!
Mi avvicinai alla porta e la fissai per un po', sperando che il mio compagno di stanza non ci fosse. Aprii piano la porta ed entrai. La osservai in silenzio, rimanendo vicino alla porta. Era carina, ma spoglia. I muri erano di un azzurro chiarissimo e il pavimento era all'incirca dello stesso colore, c'era una porta che portava al bagnetto personale, delle mensole su una parete vuota, una finestra enorme che s'affacciava sul cortile, un quadro piuttosto strano e inquietante e infine i due letti con due comodini affianco e due lampade sopra. Un letto era perfettamente in ordine mentre l'altro era disfatto e c'era il mio coinquilino sopra. Erano le quattro del pomeriggio e.. Dormiva? Meglio non svegliarlo solo per presentarmi. Era voltato di spalle ed era sotto le coperte, perciò l'unica cosa che potevo vedere di lui era una massa riccia di capelli sbucare fuori da lì sotto. Non potevo neanche sistemare le mie cose, se no l'avrei svegliato facendo rumore, perciò decisi di posare tutto sul mio letto e andare a farmi un giro, magari alla sala giochi, sperando di non perdermi. Scesi di nuovo al piano di sotto e, seguendo le indicazioni, riuscii a trovare la sala giochi. Era enorme. C'erano alcuni tavoli da calcio balilla, due biliardi, dei tavoli da ping pong, un flipper e infine un tavolo diverso per ogni gioco di carte. Ma ciò che attirava la mia attenzione era che c'erano due dottori o guardie, non capivo bene, che guardavano attentamente ogni singola persona lì dentro.
"Siamo supercontrollati qua, abituatici". Mi voltai e vidi un ragazzo dagli occhi color nocciola che mi fissava e sorrideva come uno che aveva capito tutto dalla vita. Mi dava sui nervi. Come ogni cosa, effettivamente.
"Ho notato", risposi acidamente.
"Sei nuovo, vero? Io sono Liam", disse mentre mi porgeva la mano.
"Louis", risposi, stringendogliela.
"Ti va di fare una partita?", disse Liam, indicando il tavolino da ping pong che si era appena liberato.
"No, grazie, sono venuto a dare solo un'occhiata, magari un'altra volta", risposi. E questa volta mi sforzai per non sembrare troppo incazzato."Come vuoi, Louis, tanto hai tutto il tempo che vuoi, non scappo", disse, ironicamente. Ma quella era la triste verità. Saremo stati lì, rinchiusi per un po', in qualunque caso. Così mi voltai e me ne tornai in stanza per fare una dormita. Dopo un po' di tentennamento, entrai e trovai il mio coinquilino in piedi, affacciato alla finestra. Appena mi sentì, si voltò e mi guardo fisso negli occhi.
"Ciao, sono il tuo nuovo compagno di stanza, Louis", dissi tendendogli la mano e sforzandomi di sorridere. "Harry", disse senza distogliere lo sguardo dai miei occhi. "Ti dispiace se non ti stringo la mano? Mi infastidisce toccare qualcuno che non conosco", continuò.
"Oh, non importa, stai tranquillo".Svitato paranoico. Continuava a fissarmi e questo mi spaventava. Ma i suoi occhi.. Erano.. Strani? Sì, decisamente strani.

//

Salve ecco si, sono tornata con una storia non mia, per farne una mia non avevo idee ugh cosí sono andata su efp e ho letto alcune storie tra cui questa. Mi é piaciuta tanto e l'ho amata, cosí ho scrittp all'autrice se potevo metterla su wattpad e mi ha dato il consenso! Spero tanto che vi piaccia questa storia, pubblicherò i capitoli una volta al giorno se non avrò nient'altro da fare.
Buona permanenza ahah.

Ros x

nobody can save him Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora