18. Future

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Pov Louis

Mugugnai piano, quando Harry iniziò a scuotermi leggermente. Aprii gli occhi, nonostante fossi ancora parecchio stanco e cercai di mettere a fuoco la figura snella del riccio. Richiusi gli occhi e li riaprii ripetutamente, finché non riuscii a trovare le forze per mettermi seduto sul letto.
"Lou", sussurrò Harry. Alzai lo sguardo e notai le lacrime a rigargli le guance.Rimasi in silenzio ad osservarlo, cercando di essere più lucido e cercando di realizzare meglio la situazione. Poi gli presi delicatamente il viso tra le mani e gli diedi un bacio sulla guancia.
"Cucciolo, che succede?", gli chiesi, sbadigliando e con voce roca. Lui si avvicinò e si abbandonò tra le mie braccia, soffocando un singhiozzo. Rimasi ancora un po' in silenzio, confuso, cercando nuovamente di elaborare tutto ciò che stava succedendo. Poi Harry prese un respiro profondo e si staccò piano, così da guardarmi negli occhi. Un brivido mi percorse la schiena e iniziai a preoccuparmi per quello sguardo.
"È passato Liam poco fa, ma tu dormivi", sussurrò, con gli occhi lucidissimi. Il mio cuore perse un battito e la preoccupazione prese il sopravvento su di me.
"Liam?! Ti ha fatto qualcosa?!", chiesi e Harry scosse energicamente il capo. "No, Lou, stai tranquillo", abbassò lo sguardo,
"Mi ha detto di dirti di andare nella sua stanza appena ti saresti svegliato", concluse. Corrugai la fronte e lo guardai confuso. Notai quanto si stesse sforzando per parlare e questo non faceva che far aumentare la mia paura.
"Ti ha detto perché devo andare da lui?", chiesi, sperando di riuscire a capire qualcosa di più su quanto stava accadendo.
"Ha solo detto che riguardava Niall, ma non specificato nient'altro", sussurrò. Lasciai andare Harry e scattai in piedi, spalancando gli occhi. "Louis, ho paura per Niall. Se Liam ha addirittura parlato con me, vuol dire che è qualcosa di serio", continuò, con le lacrime che scendevano ormai abbondanti. Lo afferrai per un braccio, facendolo avvicinare a me e cercai di tranquillizzarlo, nonostante io stesso non fossi tranquillo. Lo riabbracciai e cercai di far ordine nella mia mente. Niall? Cosa era successo a Niall? La mia vista si appannò, la testa iniziò a girarmi e sciolsi immediatamente l'abbraccio.
"Harry, vado da Liam, ci vediamo dopo, okay?", gli dissi, spostandogli dolcemente una ciocca di capelli dagli occhi.
"Non posso venire con te?", mi chiese, guardandomi speranzoso. Scossi la testa e lui abbassò il suo sguardo, ormai spento.
"Piccolo, appena so cosa è successo, ti avviso, ma è meglio che tu non venga", dissi, per poi baciarlo dolcemente. Lui annuì, ormai rassegnato e la mia preoccupazione saliva sempre di più. Afferrai i primi vestiti che trovai e li infilai, dandomi una sciacquata veloce. Diedi un altro bacio a Harry, per poi uscire e dirigermi verso la stanza di Liam.

"Liam", esclamai, vedendolo appoggiato al muro fuori dalla sua stanza. Sollevò il capo e notai i suoi occhi arrossati e lucidi. Probabilmente aveva pianto e questo non era affatto un buon segno. Il suo sguardo era pesante da sostenere, perché era pieno di tristezza, rabbia, ansia e paura.
Tanta paura.
Non feci in tempo a raggiungerlo, che lui mi venne incontro, con passo svelto e deciso, ma allo stesso tempo insicuro e tremante.
"Louis, vieni con me", disse, mentre guardava il corridoio davanti a lui. Io mi voltai e lo seguii, confuso più che mai. Dov'era Niall? Dove stavamo andando? Perché Liam piangeva?
"Liam, ti prego, dimmi cosa sta succedendo", implorai, mentre arrancavo dietro di lui. Liam rallentò, si voltò verso di me e prese fiato per parlare.
"Niall è stato male ieri notte. L'hanno trasferito in una stanza dove stanno i pazienti più gravi e che hanno bisogno dei medici ventiquattro ore su ventiquattro", sussurrò, mentre qualche lacrima salata scivolava giù dai suoi occhi color nocciola. Il mio cuore si fermò per un istante e le mie gambe iniziarono a tremare. Avevo bisogno di sedermi, ma contemporaneamente avevo bisogno di vedere Niall al più presto. Troppe domande si formarono nella mia mente, ma non riuscivo a formulare una frase di senso compiuto. Presi un grande respiro e cercai di calmarmi.
"Perché non mi avete avvisato subito ieri sera?", chiesi, mentre entrambi avevamo ripreso a camminare. "Lui non voleva dirtelo", sussurrò, aumentando il passo.
"Perché?! Avevo il diritto di saperlo!", esclamai, con il fiato corto.
"Non te la prendere con me. Ti sto portando da lui perché è giusto che tu ne parli con lui", mi disse.Effettivamente aveva ragione. Avrei dovuto parlarne direttamente con Niall. Camminammo ancora per qualche minuto, in silenzio, mentre il mio cuore scalpitava dalla preoccupazione.
"Eccoci", sussurrò Liam, una volta arrivati davanti ad una stanza con la porta laccata di bianco.
"Ma possiamo entrare?", chiesi e Liam annuì.
"Io ho già passato tutta la notte con Niall, ora è giusto che ci parli tu", mi disse. Bussai e un'infermiera aprì la porta, scrutandomi dalla testa ai piedi.
"Salve", esclamò, fin troppo allegra."Buongiorno", sussurrai, spaventato."Chi cerca?", mi chiese, sorridendo.Quel sorriso glielo avrei tolto volentieri con uno schiaffo, ma mi trattenni.
"Niall Horan", sussurrai.
Lei annuì e "Prego", mi disse, per poi farmi spazio per entrare. Entrai cautamente, con il cuore in gola. Poi vidi Niall, da solo in quella stanza enorme e che odorava di detersivo in una maniera esagerata.
Capelli biondissimi e spettinati, che gli cadevano sugli occhi chiusi. Le labbra fin troppo rosse, che contrastavano con la sua pelle incredibilmente pallida. Avvolto da dei vestiti vecchi, larghi e consumati, che lo facevano sembrare ancora più magro e debole. Sentii una forte fitta allo stomaco a quella visione.
Poi Niall aprì gli occhi e notai il suo sguardo spento e stanco. Tossii piano, per farlo accorgere della mia presenza nella stanza e lui si voltò immediatamente verso di me, che ero ancora sulla soglia della porta.
"Ciao", mi disse, stiracchiando un sorriso.
Fece fatica pure a sorridere e questo mi fece ancora più male.
"Niall", lo chiamai, senza muovermi.Il sorriso sparì dal suo volto, non appena notò la mia espressione piena di rabbia mista a tristezza e ansia.
"Louis, scusami, io-", iniziò, ma io lo interruppi con un gesto secco della mano. Finalmente entrai e richiusi la porta alle mie spalle, ma rimasi lontano dal suo lettino. Sinceramente avevo paura. Avevo paura ad avvicinarmi, perché sapevo che più gli fossi stato vicino, più avrebbe fatto male.
"Perché?", chiesi, mentre Niall era visibilmente confuso.
"Cosa?", sussurrò.
"Perché non volevi dirmi niente?!", chiesi, esasperato. Lui mi fissò in silenzio e il suo sguardo pesava parecchio.
"Non volevo farti preoccupare", sussurrò, ormai con poche forze.
"Non volevi farmi preoccupare?! E secondo te come ci sarei rimasto una volta venuto a saperlo?!", chiesi, a voce alta, iniziando a gesticolare, mentre le lacrime cominciavano a sfuggire dai miei occhi. Lui si morse piano il labbro inferiore e abbassò lo sguardo.
"Te l'avrei detto", disse, mantenendo la voce bassa.
"Ah sì? E cosa aspettavi?!". Tirai su col naso e mi asciugai malamente le lacrime con la manica larga della felpa.
"Io... N-non lo so, Louis", disse, con voce palesemente affaticata. Ormai pure parlare era faticoso per lui e questo, per qualche motivo, fece aumentare la mia rabbia.
"Aspettavi di morire, vero?! L'avrei saputo solo quando ti avrei trovato morto nel letto, giusto?!", urlai, iniziando a singhiozzare. Mi accorsi solo dopo della cattiveria con cui avevo detto quelle frasi, ma ormai il danno era fatto.
Lui rialzò lo sguardo e lo posò nuovamente su di me.
Mi fissava mentre singhiozzavo convulsamente e mi nascondevo il volto tra le mani. Il mio cuore faceva per quanto batteva forte. Il respiro mi mancava e non riuscivo a calmarmi.Gli occhi mi bruciavano e la testa iniziava a farmi male.
Le guance erano ormai bagnate, così come le maniche della mia felpa.Nonostante tutto, non era la tristezza che prevaleva, ma la rabbia.
Rabbia per chi? Per me, non per Niall.
Odiavo me e non Niall.
Gli avevo promesso che l'avrei salvato e non ero riuscito a mantenere la promessa.
Anche se non era ancora del tutto finita.
"Louis...", mi richiamò, con voce bassissima.
"N-Niall, non voglio p-perderti", ammisi, singhiozzando, senza ancora guardarlo.
"Vieni qui, Louis", disse, allargando stancamente le braccia. Mi avvicinai, barcollando leggermente, ancora stordito da tutta la situazione.Mi sdraiai affianco a lui, noncurante delle scarpe o del fatto che il lettino fosse stato troppo piccolo per due persone, e lo strinsi con delicatezza per paura di fargli del male. Rimanemmo abbracciati in silenzio per qualche minuto, poi decisi di rompere il silenzio per far dissolvere i miei dubbi.
"Niall, cosa hai avuto ieri sera?", chiesi, stringendo leggermente la sua maglietta.
"Sono svenuto e i medici mi hanno portato qua, dicendo che ho bisogno di qualcuno che mi controlli costantemente", sussurrò. Sospirai e lo guardai negli occhi, notando ancora una volta quanto fossero spenti e stanchi.
E di nuovo sentii una stretta allo stomaco.
E una al cuore.
"Quanto starai qui?", chiesi, ingenuamente, anche se la risposta in fondo la sapevo.
"Fino alla fine", disse, con un filo di voce. Scossi la testa e lui mi guardò confuso.
"No, tu rimarrai qua finché non starai meglio e poi verrai via con me e Harry", dissi, stirando un sorriso. Lui sorrise di rimando, intenerito dalla mia affermazione.
"Non starò meglio e lo sai, Louis", disse, scuotendo la testa, debolmente.
"Ricordi cosa mi hai promesso?", chiesi, sicuro che lui ricordasse. Mi guardò in silenzio, senza fiatare, così decisi di rinfrescargli la memoria.
"Mi hai promesso che avresto lottato fino alla fine", gli ricordai.
"Louis, sono già arrivato alla fine", sorrise, abbassando lo sguardo, rassegnato. Mi alzai, mettendomi seduto sul lettino, così da riuscire a guardarlo meglio.
"No, questa non è la fine, Nialler", dissi, sicuro di me.
L'avrei salvato.
Non era ancora la fine. Ci avrei messo tutto me stesso.
Ci avrei messo tutto il cuore.
Ci avrei messo tutta l'anima.
Ma dovevo salvarlo.
Gliel'avevo promesso.
Lui sorrise piano e annuì, poco convinto.
"Vale ancora la promessa, vero?", chiesi per avere conferma.
"Sì, ci proverò fino alla fine, Louis", disse, allargando di nuovo le braccia e lo riabbracciai.
"Grazie, Niall", soffiai sul suo collo."Grazie a te", rispose. L'infermiera entrò nella stanza, tossì per attirare la nostra attenzione e io mi staccai da Niall.
"Ragazzo, mi dispiace, ma ora è meglio che Niall riposi, quindi dovresti andare. Ma puoi tornare questa sera dalle venti alle venti e trenta", disse, sorridendo. Così mi avvicinai alla porta per uscire, facendo un cenno a Niall per salutarlo.
"Lou", mi richiamò Niall. Mi voltai e lo guardai per incoraggiarlo a continuare.
"Ti voglio bene", ammise, sorridendo leggermente.
"Anche io, Nialler", gli risposi, per poi uscire da quella stanza. Non avrei permesso a nessuno di portarmelo via.
A nessuno.

nobody can save him Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora