3. promise.

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Pov. Louis

"No, grazie, Lou, ma avevo intenzione di rimanere in camera a riposare", mi rispose, sorridendo. Meno male, l'avevo scampata. Almeno avevo fatto pure bella figura invitandolo.
"Non importa, Harry. Comunque io vado, ci vediamo dopo, se sarai sveglio", risposi con più dolcezza possibile, come se avessi paura di romperlo con solo una frase detta troppo duramente.
"A dopo", mi rispose, distogliendo lo sguardo dai miei occhi. Non riuscivo a sostenere quello sguardo, era troppo diverso da quelli spensierati e felici a cui ero abituato. Uscii dalla stanza e mi ricordai di Liam e Niall solo dopo averli visti appoggiati al muro del corridoio.
"Allora? Andiamo?", disse Liam, sorridente. Annuii e iniziammo ad avviarci verso l'uscita. Una volta arrivati, Niall aprì la porta e uscimmo fuori nel cortile. Era carino. Era tutto prato ed era enorme, ma notai che era tutto recintato. C'era da aspettarselo, non si poteva uscire da lì, quindi perchè il cortile avrebbe dovuto essere libero? Alcuni sarebbero potuti scappare o incontrare qualcuno di nascosto. Però mi piace lo stesso. C'era una zona dedicata ai più giovani ricoverati, con tanto di scivolo e altalene, una parte per i fumatori, una piena di fiori e piante di ogni tipo e infine quella con delle panchine e dei tavolini.
"Ti piace?", mi chiede Liam, guardandomi soddisfatto, come se il cortile fosse suo e fosse orgoglioso di questo.
"Sì, me lo aspettavo bruttino, invece mi piace!", risposi, entusiasta.
"Bene", rispose Niall, sorridendomi. Li seguii, mentre si dirigevano nell'area fumatori, sperando che avessero le sigarette. Niall tirò fuori un pacchetto, me lo porse e mi chiese,
"Ne vuoi una?". Ne sfilai una, ringraziandolo, me la appoggiai tra le labbra e lui si avvicinò con l'accendino, accendendomela. Erano due giorni che non fumavo e già ne sentivo il bisogno. Forse avrei dovuro smettere, ma non mi importava in quel momento. Anche Niall si mise a fumare, ma Liam no.
"Non fumi?", gli chiesi.
"No, ho smesso", mi rispose, fiero.
"Bravo", risposi sincero.
"Da quanto siete qui?", mi azzardai a chiedere.
"Due mesi", disse Niall.
"Io un mese", mi rispose Liam.
"Quanto tempo dovrete rimanere qua ancora?"
"Per cinque mesi, se tutto va bene", disse Liam.
"Per me ancora non si sa, ma penso per parecchio tempo ancora. Tu?", disse il biondino.
"Sei mesi. Ma, scusate la domanda, come mai siete qui?". Probabilmente non mi avrebbero risposto o avrebbero mentito, ma mi andava di chiederlo lo stesso.
"Qui abbiamo una regola: mai chiedere del passato di qualcuno. Se ti va te lo raccontano, se no, non chiedere. Potrebbe capitarti qualcuno pazzo, quindi non ti conviene", mi rispose Liam, duramente. Me lo aspettavo, quindi non insistetti.
"Capisco. Mi sembrate dei ragazzi apposto, per questo ve l'ho chiesto", dissi con la massima sincerità.
"Appunto. Sembriamo", continuò Liam dandomi una pacca sulla spalla.E fu in quel momento che capii qual era il suo problema. Mentre mi stava dando una pacca sulla spalla, li notai. Delle cicatrici sul suo polso. Come avevo fatto a non notarli prima? Erano così evidenti. Lui sembrava sempre così sicuro di sè e così allegro. Feci finta di niente e stetti zitto. Meglio non dire niente, se avesse voluto, me ne avrebbe parlato lui, probabilmente. Il resto della serata la passammo a parlare del più e del meno, facendoci tante risate e scoprendo sempre di più delle nostre vite. Per esempio, scoprii che Niall aveva un fratello, era biondo tinto, amava cantare e sapeva suonare la chitarra, imparando da autodidatta.Di Liam scoprii che amava ballare e cantare e che era veloce a correre e infatti aveva pure frequentato un corso di atletica.Insomma, fu una serata carina e spensierata. In quelle due orette mi dimenticai di tutto e riuscii a ridere di gusto e a trovarmi a mio agio. Decisi che una volta uscito da lì, avrei cercato di mantenere i contatti con Liam e Niall. Tornai in camera e trovai Harry seduto sul letto, mentre scriveva qualcosa. Appena mi notò, nascose il foglio nella tasca dei suoi jeans e mi guardò serio.
"Ciao Harry"
"Ciao Lou", disse con lo sguardo perso nel vuoto.
"Come mai sei ancora alzato?", chiesi.
"Ti aspettavo", mi rispose, alzando lo sguardo su di me. Se avesse sorriso, mi avrebbe fatto piacere la sua risposta, ma era così serio da spaventarmi.
"Oh, grazie", risposi, cercando di non sembrare spaventato.
"Io vado a dormire, buonanotte, Harry", gli dissi, dopo essermi messo il pigiama. Entrambi ci mettemmo nel letto e le luci erano tutte spente. C'era un silenzio tombale e sentii una fitta di nostalgia allo stomaco. Per non pensarci, chiusi gli occhi sperando di addormentarmi subito.
"Lou.."
"Dimmi, Harry"
"Non riesco a dormire"
"Come mai?" Che domanda stupida. Ma non sapevo davvero cosa dire.
"Non lo so"Non risposi.
"Scusa per non averti stretto la mano", continuò lui.
"Non importa"Questa volta fu lui a non rispondermi.
"Come mai non ti piace toccare chi non conosci?", continuai io, anche se morivo di sonno.
"Non voglio affezionarmi alle persone", disse, con la voce tremante,
"ma poi ho pensato che se avessi vissuto con te per sei mesi, sarebbe stato inevitavile affezionarmi a te, quindi ho lasciato stare il piano di ignorarti", continuò.
"Perchè non vuoi affezionarti alle persone?", chiesi con voce talmente bassa da non capire se avesse sentito o meno.
"Perchè non voglio starci male, se un giorno mi abbandonerai", risposi con voce ancora più bassa della mia. Nella stanza regnava il buio più totale, ma riuscivo a capire la sua difficoltà nell'aprirsi così con me.
"Non ti abbandonerò", risposi. Perchè l'avevo detto? Non lo conoscevo affatto, non potevo rassicurarlo in questo modo. Ma qualcosa di forte mi spinse a dirlo.
"Promesso?"
"Promesso"
"Grazie, Lou"
"Di niente, Hazza"
"Hazza?", mi chiese alzando di poco la voce. Già mi immaginavo la sua espressione confusa e non potei fare a meno di sorridere.
"Tu mi hai dato un soprannome e mi sembrava giusto ricambiare", dissi ridacchiando piano, per non svegliare chi dormiva già.
"Ma perchè proprio Hazza?", disse, sembrando.. Felice. Non lo vedevo, ma avevo la sensazione che stesse sorridendo.
"Non lo so, se non ti piace, lo cambio"
"No, mi piace" Ne ero sicuro. Stava sorridendo. E sorridevo anche io.
"Meno male, perchè non ho molta fantasia", risi ancora. E sentii che anche lui stava ridendo. E scoprii di adorare la sua risata. E adoravo ancora di più sapere che era grazie a me se stava ridendo in quel momento.
"Grazie, Lou"
"Di cosa?"
"Di tutto, davvero", disse con voce leggera,
"Non ridevo da tanto", continuò.
"Prego, Hazza", risposi, richiundendo gli occhi e cercando una posizione comoda.
"Buonanotte, Lou"
"Notte, piccolo" Piccolo?! Non ebbi neanche il tempo di realizzare cosa avevo appena detto, che caddi in un sonno profondo.

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Terzo capitolo (:

nobody can save him Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora