16. Dad, i'm Gay.

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Pov Liam

Come molte volte in quei giorni, mi ritrovai in cortile ad aspettare l'arrivo di Zayn. Oramai era un abitudine: lo aspettavo seduto sulla solita panchina finché, verso le tre del pomeriggio, lui arrivava e passavamo qualche oretta insieme. E dovevo ammettere che, ogni giorno, la paura che mi abbandonasse si faceva sentire sempre più chiaramente, ma tentavo di ignorarla, perché dovevo fidarmi di lui. Così, per l'ennesimo pomeriggio, ero lì, seduto sulla panchina di legno rigorosamente verniciata di verde, che aspettavo una delle poche persone che riusciva ancora a farmi stare bene.Chiusi gli occhi, sperando di far passare il tempo più velocemente, e lasciai che il leggero vento si infrangesse sul mio viso.Improvvisamente sentii una leggera risata alle mie spalle e sorrisi, perché capii chi stava ridendo di me.
"Che fai? Dormi?", esclamò ridendo come un bambino.
"Sì, Zayn, sono stanco", risposi, tenendo gli occhi chiusi. Lui si avvicinò, mi prese per un braccio e mi tirò con tutte le sue forze. Io mi alzai di scatto e per poco non cadevo.
"Ma sei stupido?", chiesi, urlando, con una voce fin troppo acuta per un ragazzo.
"No, sono Zayn", rispose, ridendo e con un'espressione da prendere a schiaffi.
"Okay, questa era pietosa!", dissi, scuotendo la testa e lasciandomi sfuggire una leggera risata.
"Dai, ora smettila di fare il vecchio pigrone e vieni con me". Mi riprese per un braccio e mi trascinò via. Cercai di opporre resistenza, ma alla fine cedetti e lo seguii senza fare troppe storie, perché, a dir la verità, l'avrei seguito ovunque.
"Dove mi porti?", chiesi, mentre lui continuava a trascinarmi con sé e a stringermi il polso con fin troppa forza.
"Sorpresa!", esclamò, fermandosi un attimo e guardandomi velocemente.
"Zayn, conosco questo posto meglio di te, sicuramente non sarà una sorpresa", sussurrai come se gli stessi rivelando un segreto. Lui inizialmente rise, ma poi si bloccò di colpo, lasciandomi il polso.
"Non apprezzi mai niente di quello che faccio!", disse, con voce spezzata. Io mi preoccupai, ma ero certo di non aver detto nulla di male che potesse offenderlo. Aggrottai le sopracciglia e cercai di guardarlo in faccia, ma lui si coprì il volto con le mani.
"Zayn, ma che ti prende?!", chiesi, quasi urlando.
"Mi prende che non voglio più vederti!", urlò. Ero piuttosto confuso dal suo comportamento, ma volevo a tutti i costi capire cosa era successo, perché neanche io lo sapevo.
"Zayn...?", sussurrai piano, prendendogli una mano e scostandogliela dal viso. E in quel momento mi resi conto che stava ridendo.
"Sei un credulone, Liam!", disse, ridendo di gusto. Io rimasi a bocca aperta e sentii l'immediato bisogno di dargli qualche schiaffo per vendicarmi.
"Zayn, sei un coglione! E io pure che credo ai tuoi scherzi davvero stupidi!", sbottai tutto d'un fiato.
"Dai, Liam, stavo scherzando! Puoi ridere ogni tanto, eh!", mi disse, ridendo e dandomi un buffetto sulla guancia. Io cercai di rimanere serio, ma alla fine risi a mia volta.
"Sei senza speranze", sussurrai.E lui rise ancora, come un bambino spensierato e felice.
"Comunque andiamo in caffetteria a mangiare qualcosa? Ho fame", disse, appoggiandosi una mano sulla pancia e guardandomi con la faccia da cucciolo. Alzai gli occhi al cielo e sbuffai.
"Va bene, Zayn".

Bevvi qualche sorso dal mio cappuccino e osservai Zayn mentre divorava letteralmente la sua brioche.
"Facciamo un gioco?", mi propose improvvisamente.
"Che gioco?", chiesi, staccando le labbra dalla tazza.
"A turni ci facciamo delle domande e rispondiamo in totale sincerità", affermò e notai il suo sguardo per niente convincente.
"Che genere di domande?", chiesi, mentre lo guardavo confuso.
"Quello che vuoi. Ci stai?". Io annuii, poco convinto e lui sorrise in modo davvero poco rassicurante.
"Inizio io!", urlò, facendomi quasi spaventare.
"Non avevo dubbi", scherzai. Zayn accennò una risata, per poi tornare serio e concentrarsi su una domanda da farmi.
"Canzone preferita?", mi chiese, fissandomi negli occhi.Io corrugai la fronte e poi risi.
"Perché ridi?", mi chiese, quasi offeso.
"Mi aspettavo qualche domanda davvero scomoda e imbarazzante da parte tua", dissi, continuando a ridere.
"Oh, ma quel tipo di domande arriveranno dopo, stai tranquillo, Payne", mi disse, alzando un sopracciglio in segno di sfida.
"Comunque la mia canzone preferita è The Man Who Can't Be Moved dei The Script", risposi, accettando la sfida silenziosa che mi aveva appena fatto.
"Ottima scelta. Vai, ora tocca a te", mi disse, sorridendo.
"Mhm... Hai qualche migliore amico?", chiesi, ingenuamente.
"No. Ora tocca a me!", disse, esultando nel pronunciare l'ultima frase. Io rimasi un po' perplesso.
"Come no?", chiesi, curioso.Lui rimase impassibile, senza ridere, ma senza mostrarsi triste o qualcosa del genere.Impassibile.
"Non ho migliori amici, è così strano?". Rimasi un po' in silenzio a osservarlo. Com'era possibile? Lui era una persona sensazionale, estroversa e socievole. Avrebbe potuto avere tutti gli amici che avrebbe desiderato.
"Sì, è strano. Cioè, pure io ho dei migliori amici e ho un caratteraccio!", dissi, con sicurezza.
"Ma sono io che non li voglio", rispose, ridendo.
Rimasi un po' confuso, ma decisi di non insistere. Insomma, lui era libero di fare ciò che voleva.
"Ok, scusami, non volevo essere invadente", dissi, abbassando lo sguardo.cLui mi prese il viso tra le mani e mi costrinse a guardarlo, per poi rivolgermi uno dei suoi sorrisi più belli.
"Liam, stai tranquillo, lo scopo del gioco è proprio quello di essere invadenti", mi sussurrò, ad una vicinanza forse troppo esagerata.
Annuii e gli sorrisi per l'ennesima volta. Il gioco continuò per un bel po' ed entrambi scoprimmo cose imbarazzanti e divertenti sull'altro.Finché poi Zayn non iniziò a fare domande piuttosto scomode .
"Fino a che punto sei mai arrivato con una ragazza?", mi chiese, siccome era il suo turno. Avvampai improvvisamente e rimasi in silenzio con la bocca spalancata. Non sapevo proprio come rispondergli, ma dovevo essere sincero.
"Zayn, non credi sia una domanda un po' troppo... Intima?".
"Mica devi raccontarmi tutti i particolari!", disse, ridendo e dandomi una pacca sulla spalla.
"Non ho mai fatto niente con una ragazza", ammisi, tutto d'un fiato, sperando in una reazione positiva da parte di Zayn.
"Niente di niente?", mi chiese spalancando gli occhi, incredulo.
"Niente oltre al bacio", specificai. Lui rimase serio per un po', ma vedevo dalla sua espressione che stava trattenendo una risata. Probabilmente ero completamente rosso e aspettavo impazientemente una sua reazione concreta.
"Quindi sei un verginello, eh?", mi chiese, scoppiando a ridere. Mi alzai e feci per andarmene. E io che pensavo che avrebbe capito, pensavo che Zayn fosse diverso e non mi avrebbe preso in giro, ma mi sbagliavo. Lui mi seguì e mi prese per un braccio, delicatamente, cercando di bloccarmi.
"Dai, Liam, scusami", mi disse, avvicinandosi, ma continuando a ridere. Mi divincolai dalla sua presa e non gli risposi.
"Scusami, dai! Ti prometto che non rido più", mi sussurrò all'orecchio. Mi arresi e tornai a sedere, lanciandogli però un'occhiataccia, a cui lui rispose con un sorriso a trentadue denti.
"Tocca a te, Payne!", urlò Zayn, entusiasta.
"Zayn, ho esaurito le domande, non so più cosa chiederti!", gli risposi.
"Allora è di nuovo il mio turno!", disse lui, a voce fin troppo alta, ma con tono infantile.
"Non è giusto!", tentai di protestare, ma lui mi ignorò e tornò serio, probabilmente per la domanda che mi avrebbe posto pochi istanti dopo.
"Perché sei qua in clinica?", mi chiese, restando serio come non mai.
"Zayn...", iniziai.
"Scusami, non dovevo. Se non vuoi rispondere, per me fa lo stesso", mi interruppe, sorridendomi dolcemente.E quel gesto mi fece capire quanto ci tenesse e quanto volesse semplicemente farmi stare bene.
Quasi nessuno sapeva il vero motivo per cui ero stato ricoverato, neanche molte persone di cui mi fidavo ne erano a conoscenza, ma dentro di me sentivo che Zayn doveva saperlo. Lui stava facendo molto per me ed era giusto rivelargli quel lato di me che avevo nascosto tanto a lungo. Così lo presi per il polso, dolcemente, e lo portai in un angolino del cortile più nascosto e appartato. Lo guardai negli occhi e lui mi guardò confuso.Alzai le maniche della maglietta che indossavo e gli mostrai tutte le cicatrici sui miei polsi. A quel punto abbassai lo sguardo, forse perché mi vergognavo, forse perché avevo paura della sua reazione, ma probabilmente per entrambi i motivi.
"Liam, che cazzo hai fatto?!", sussurrò piano, ma riuscii lo stesso a notare una nota incredula nella sua voce.
"Zayn, questo è il motivo per cui sono stato ricoverato", dissi, piano, come per paura che qualcuno stesse origliando. A quel punto, mi aspettavo che lui se ne andasse o che ridesse. Mi sentivo stupido e mi vergognavo delle mie cicatrici come mai prima e una lacrima mi sfuggì, al solo ricordo di quei momenti. Lui poi fece una cosa inaspettata. Mi prese il polso, se lo portò alla bocca e ci scoccò un bacio leggero sopra.
"Liam, guardami e promettimi che non lo rifarai mai più", mi disse, cercando, invano, il mio sguardo.
"Lo prometto", sussurrai, finalmente alzando lo sguardo e i miei occhi incontrarono i suoi. Mi abbracciò e mi strinse come se in quel modo avesse potuto trasmettermi un po' di forza e di amore. Chiusi gli occhi e mi lasciai cullare dal suo tocco e dal suo profumo così inebriante e dolce.
"Liam, perché ti t-tagliavi?", mi chiese, un po' titubante, senza sciogliere l'abbraccio. Non risposi inizialmente, ma poi presi fiato e iniziai a raccontare.

nobody can save him Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora