20. Our Angel.

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Pov Louis

Harry, svegliati", sussurrai e lui mi rispose con un lamento, per poi rigirarsi, voltandomi le spalle.
"Cucciolo, ti prego, svegliati", ritentai, infilando le mie dita tra i suoi capelli morbidi e profumati. Lo abbracciai da dietro, facendo aderire la sua schiena al mio petto e iniziai a lasciargli dei baci umidi per la schiena ampia.
"Lou, mi lasci dormire?", sussurrò, con voce impastata.
"Finalmente ti sei svegliato?", domandai, sorridendo e dandogli l'ennesimo piccolo bacio.
"Perché volevi che mi svegliassi?", domandò, rigirandosi verso di me.
"Ho bisogno di te, amore", dissi e appoggiai la mia fronte sulla sua.
"Sei arrossito", osservai e lui sorrise, imbarazzato.
"Raramente mi chiami amore e mi rendi davvero felice quando lo fai", sussurrò ed io lo trovai dannatamente dolce.
Lo baciai e lui ricambiò, con timore, tremando. E sapevo benissimo perché stesse tremando, così mi staccai piano e ritornai a guardarlo negli occhi.
"Comunque", iniziai e mi morsi un labbro,
"Volevo andare a trovare Niall, te la senti di venire con me?", chiesi e lo vidi incupirsi.
"Louis, i-io non me la sento di vederlo in quello stato", sussurrò davvero piano,
"E neanche tu dovresti andare", concluse e io scossi la testa.
"No, tu non capisci, io devo andare", risposi.
"Louis, se te la senti, allora vai a trovarlo, ma io non ce la faccio", ribadì.
"Lo capisco, cucciolo. Stai tranquillo, te lo saluto", gli dissi, dandogli un innocente bacio a stampo e lui sorrise sulle mie labbra. Gli diedi un'ultima carezza sulla guancia e poi mi alzai ed afferrai dei vestiti puliti, fiondandomi in bagno per darmi una lavata.
"Bene, piccolo, io vado, ci vediamo dopo", gli dissi, abbracciandolo forte e baciandogli la fronte.
"Va bene, Lou, a dopo", mi salutò ed io uscii dalla stanza. Forse Harry aveva ragione. Non sarei dovuto andare a trovare Niall. Ma la mia testa calda mi aveva suggerito tutto il contrario di quello che avrei dovuto fare

Mentre percorrevo il corridoio, notai quanto fosse vuoto il centro alla mattina presto e il tutto era così rilassante. Niente lamenti, niente pianti, niente urla, solo silenzio di chi dorme o di chi, appena sveglio, sta ancora piuttosto bene da non fiatare. Camminai lentamente, rendendomi conto di quanto era presto e probabilmente erano le sette del mattino circa, ma tanto non riuscivo a dormire da notti, quindi perché perdere tempo a stare nel letto senza chiudere occhio? Avrei potuto restarmene nel letto a coccolarmi con Harry. Ma lui lo avrei potuto vedere sempre, mentre Niall rischiavo di perderlo da un momento all'altro. Ero quasi arrivato, quando sentii dei passi pesanti alle mie spalle.
"oh, scusami ", si scusò un dottore dopo avermi urtato per sbaglio.
Non ebbi neanche il tempo di rispondere, che subito ritornò sui suoi passi, velocemente e si stava dirigendo verso... La stanza di niall?! Il mio cuore perse un battito e percorsi il pezzo del corridoio mancante correndo a perdifiato. Arrivato lì davanti, vidi due dottori parlare e si sentiva un vociferare provenire dall'interno della stanza.
Mi scusi, posso entrare?", chiesi ad uno dei due dottori e si scambiarono un'occhiata preoccupata.
"Ragazzino, è meglio che tu rimanga qua fuori", disse il più alto tra loro, appoggiandomi una mano sulla spalla, per confortarmi. Che cazzo stava succedendo?!
"Senta, io devo vedere un mio amico ed è un questa stanza", ritentai, invano.
"Non puoi entrare, non finché non si avranno notizie certe", affermò, guardandomi con compassione.
Notizie certe?
Su cosa? Cos'era successo?
"Notizie certe su cosa?", chiesi, con voce tremante.
"Stai parlando di Niall Horan, giusto?", mi chiese ed io annuii.
"Pochi minuti fa è stato trovato sul pavimento e ora stanno facendo il possibile per salvarlo", sussurrò, cercando di usare più tatto possibile. Salvarlo? No. Non poteva essere vero. Era sicuramente uno scherzo.
Era un fottuto scherzo.
"Sta scherzando, vero?!", quasi urlai e il dottore sospirò.
"Ci sono molti dottori là dentro, stanno facendo il possibile, ma non voglio illuderti, ragazzo, mi dispiace tanto", sussurrò ed io continuai a guardarlo incredulo.
"No", sussurrai, con lo sguardo vuoto.
"Non può essere.", dissi, dando vita ai miei pensieri. Mi scostai dal tocco del dottore e feci per aprire la porta, ma entrambi i dottori mi bloccarono.
"Non puoi entrare ora", ripeté.
"Devo vederlo!", urlai, dimenandomi, ma entrambi mi tenevano ben stretto.
"Calmati! Quando ti daranno il permesso, potrai entrare, ma ora te ne stai buono qua fuori!", sbottò, spazientito.
Sospirai e mi arresi.
"Louis!", esclamò qualcuno alle mie spalle e mi voltai. Liam. Era Liam, in lacrime, alle mie spalle, mentre mi veniva incontro.
"Liam", sussurrai, per poi abbracciarlo,
"Da quanto sei qua?", chiesi, senza lasciarlo andare. Avevo bisogno di qualcuno da stringere e con cui sfogarmi, ma allo stesso tempo avevo bisogno di stare da solo.
"Da quanto basta per capire cosa sta succedendo", disse, tra i singhiozzi. Io non piangevo. Non perché mi stessi trattenendo o che altro, ma semplicemente perché non riuscivo a realizzare e io ancora speravo.
Come uno stupido, ancora speravo.
Ci staccammo e ci sedemmo sul pavimento accanto alla porta, aspettando di avere notizie.
"Voi sapete in che condizioni era quando l'hanno trovato?", chiesi, improvvisamente, rivolto ai due dottori.
"Non respirava e il cuore non batteva. Non penso siano riusciti a soccorrerlo in tempo", disse piano. Apprezzai la sincerità, ma quelle parole mi distrussero.
Distrussero tutto ciò che ero riuscito a riparare in quei mesi nella clinica.
Distrussero tutto l'equilibrio che pian piano stavo trovando.
Distrussero tutta la fiducia che avevo ritrovato nelle persone.
Distrussero tutto ciò che era diventato Louis Tomlinson.
Distrussero me.
Chiusi gli occhi e sospirai, cercando di mantenere la calma, ma la testa pesava, pesava tanto, gli occhi erano affaticati e il cuore... Il cuore era frantumato.
"Cosa è successo? È stato per...", trattenni un singhiozzo e tenni gli occhi serrati,
"P-per l'anoressia?", chiesi infine, prendendo tutto il coraggio rimasto in corpo.
"Sotto quel punto di vista era parecchio debole, ma non è stato quello", disse e sia io che Liam sgranammo gli occhi.
"E allora cosa è stato?!", chiese Liam, stupito quanto me. Non era stata l'anoressia? Che cazzo era stato allora?
Non si sa ancora", sussurrò, per poi tornare a parlare con il suo collega. Una dottoressa uscì dalla stanza e Liam ed io alzammo lo sguardo verso di lei.
"Come sta Niall?", chiese Liam ed io aspettai con ansia.
"mi dispiace ragazzi", sussurrò, realmente dispiaciuta.
Tutto si fermò intorno a me.
Mi lasciai scivolare il viso tra le ginocchia e piansi.
Piansi come non avevo mai pianto prima e Liam fece lo stesso.
Non c'era più.
Non ce l'aveva fatta.
Non l'avrei più rivisto.
Non avrei più sentito la sua voce.

nobody can save him Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora