Fera

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Georgiana era caduta sullo stesso lato nel quale era stata colpita dal proiettile. Era cosciente ma allo stesso tempo aveva la mente annebbiata da dolori lancinanti. Venne trovata da Benedict mentre martoriava le unghie della mano destra contro la fredda e umida terra sottostante. Non che Lucas o Francis potessero riuscire a vedere questo particolare della raccapricciante scena, visto che oramai stentavano a vedersi persino tra loro. "Borrough dobbiamo essere rapidi, corri ad Headston, fai chiamare un dottore e non ti fermare a parlare con nessuno!" disse senza tradire alcun sentimento di panico. Borrough spostò lo sguardo da Benedict alla ragazza e poi osservò sconvolto i cavalli. Con un "Ma sì, sì certo..." si mosse dapprima lentamente, poi sempre più veloce mano a mano che ebbe il tempo di pensare a quanto appena successo e al da farsi. Lucas si chinò sul corpo della giovane che non smetteva di contorcersi: aveva smesso di urlare, al suo posto il respiro si era fatto pesante e Benedict sperò che lei stesse finalmente svenendo. La doveva muovere. L'avrebbe spostata, presa con sé e portata ad Headston Park con l'aiuto di Caesar. Ma quando si avvicinò al braccio destro sano, cercando di distenderla per poterla sollevare, fu brutalmente colpito in faccia e un grido di disperazione si levò verso il cielo. Purtroppo la voce di Georgiana non fu l'unica che sentì. Un brusio e, di conseguenza, anche un calpestio si stavano avvicinando: quattro cavalli, tutta la famiglia Cavendish al gran completo che si lasciava guidare dalla fioca luce lunare per tentare di capire cosa fosse successo. Com'era fortunato Benedict! Era una situazione davvero formidabile quella che stava per accadere. E tutto andò proprio come il capitano aveva previsto.

Jane, quando si ritrovò di fronte al fatto, svenne. I signori Cavendish rimasero impietriti mentre Irving non sapeva se prestare soccorso alla moglie o alla cognata. Benedict, prostrato sul corpo tremante della giovane, tentava di stabilire dove fosse ferita. Il contrasto tra il vento gelido e il sangue caldo che fluiva da non si sa dove scalfì anche il suo lucido autocontrollo. Respirò profondamente, si alzò e iniziò a sbraitare contro i Cavendish. "Portate via Jane, verso la casa, utilizzate la lanterna sul mio cavallo! Quanto a me, Cavendish, aiutatemi ad issarla su Caesar, poi la sosterrò io!". Jane, riavutasi in parte, fu in grado di seguire i suoceri verso i cavalli per ripartire alla volta della grande casa. Il signor Cavendish fece notare che la lanterna sarebbe stata più utile a Benedict perciò, dopo averla slegata dal cavallo, si avviò di ritorno verso il luogo dell'incidente. Avvicinandosi illuminò con una fievolissima fiamma la radura dove filtrava con difficoltà la luce della luna. Benedict imprecò. Era chiaro che Cavendish sarebbe stato null'altro che un impiccio e se lo sarebbe trovato davanti a breve. Non riusciva a concentrarsi, non era in grado di sistemare al meglio la signorina Eagle. Questa si muoveva convulsamente strappando a piene mani il terriccio sottostante e gridando disperatamente contro la notte. Decise che era il momento di smettere di soffrire, e non si riferiva di certo alla disgraziata ragazza bensì a se stesso. Così, prima che Cavendish si fosse avvicinato quel tanto che bastava per illuminare le povere carni straziate, Benedict seguì con la mano i capelli di lei umidi di sangue, scese lungo il collo e infine iniziò a tastare una screpolatura simile al foro d'entrata del proiettile: doveva trovarsi all'incirca nelle vicinanze della scapola. Georgiana si acquietò. Non scacciò via Benedict o chiunque fosse quell'ombra scura riversata così vicino al suo orecchio destro. Non riusciva a razionalizzare nessun pensiero, sentiva solamente un dolore lancinante. Quando cercava di ricordare cosa fosse successo, dolore. Quando tentava di mettere a fuoco quella luce giallastra che era apparsa laggiù accanto ai suoi piedi, dolore. Avvertendo quella mano accarezzarle i capelli, però, sentì come se si sciogliesse qualcosa dentro di lei. Quelle dita si avvicinavano sempre più alla spalla ed erano per lei un balsamo. Se avessero raggiunto la sommità del braccio o la base del collo, era quasi sicura che sarebbe riuscita a smettere di gridare e a piangere. Così infine avvenne. Benedict fu piuttosto rapido: una volta trovato il foro d'entrata caricò tutto il suo peso sulle sue mani e spinse verso il basso. E non fu solo il peso del suo corpo che stava trasmettendo sulla ferita straziata ma anche tutto quel nervosismo che gli impediva di fare la cosa giusta nei tempi giusti. Georgiana svenne istantaneamente e non poté udire Cavendish dire "Che diavolo state facendo Benedict?". Il capitano, in effetti, si trovava in una ben strana posizione. Era più simile ad un animale feroce che traffica con il corpo smembrato della sua vittima. Irving ebbe quest'impressione ma, come è ovvio, doveva essere solo molto sconvolto e pensò di aver lasciato correre troppo la fantasia. Benedict si alzò in piedi: aveva le mani coperte di sangue fino ai gomiti. La sua giacca di lana pesante, nonostante fosse di colore blu scuro, era macchiata fino al bavero. "State zitto e prendetela mentre io arrivo con Caesar" ringhiò togliendosi l'abito sporco e poggiandolo in malo modo sulla ragazza svenuta. Rimase in maniche di camicia e sparì nell'oscurità tornando meno di un minuto dopo sul dorso del suo cavallo. Le operazioni di carico della signorina Eagle furono tutt'altro che semplici e veloci. La ragazza doveva essere spostata con cautela e issata sulle braccia ma la zona della ferita sembrava rendere impraticabile questa possibilità. Cavendish, però, non fu d'ostacolo per Benedict, il quale impartiva ordini chiari. Egli si mostrò così sicuro da non lasciare adito ad alcun dubbio circa le manovre che dovevano essere eseguite. Il freddo pungente lo lasciò quasi indifferente. Si stava adoperando per tenere fermo Caesar mentre Irving gli tendeva il corpo della ragazza. I capelli di lei si erano slegati del tutto e ricadevano sgraziatamente sul volto reso spettrale dalla luce intensa della luna. Il sangue aveva intaccato le vesti di entrambi gli uomini e persino le punte dei capelli del capitano. Cavendish pensò che fosse la scena più raccapricciante a cui lui avesse mai assistito. Georgiana rimase inerme quando fu abbracciata dal capitano in modo che la ferita fosse schiacciata contro il suo tronco. La testa di lei fu poggiata nell'incavo del suo collo ed era sostenuta dal braccio sinistro del signore che, non appena fu pronto, fece impazzire di fatica Caesar. Il suo fido compagno di cavalcate raggiunse una velocità tale da poter essere rapidi senza che vi fosse il rischio di far scivolare Georgiana per strada.


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