La cerva

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Dopo quella scoperta il capitano Benedict fu persuaso che la signorina Eagle non sarebbe stata una preda appetibile. Quando l'aveva incontrata per la prima volta aveva pensato che sarebbe servita allo scopo e che sarebbe caduta facilmente nella rete che aveva confezionato per lei. Era bella abbastanza da tentarlo ma, a quanto pareva, aveva trascurato qualche dettaglio. Dimostrava di avere un'intelligenza non comune e scoprire che era proprio lei che scriveva quegli articoli sul Journal lo convinse che non l'avrebbe mai indotta ad entrare nel suo letto. E se anche fosse riuscito a farcela avrebbe poi rischiato di trovare imbarazzanti particolari della sua vita intima spiattellati ai quattro venti. Così ragionava Benedict: un uomo troppo spesso arrabbiato, reso arido e calcolatore non solo da una vita passata al fronte ma anche dai difficili rapporti che intratteneva con la sua famiglia. Quando aveva sparato addosso alla signorina Eagle lo aveva ovviamente fatto per sbaglio. La cosa, però, non l'aveva toccato in minima parte. La sua freddezza, l'incapacità di provare empatia per la vittima, lo aveva riportato ad una delle tante sciagure che colpivano ogni giorno il suo equipaggio in missione. Si era innervosito molto di più per il trambusto che i suoi ospiti avevano creato e per i disagi che quell'incresciosa vicenda aveva portato a Headston Park. Nella sua mente si era soffermato molto poco a pensare alle ragioni per le quali era accaduto tale incidente. Aveva concluso che, in effetti, la colpa fosse di quella sciocca donnetta che si era persa tra i boschi lasciandosi alle spalle il sentiero e il resto del gruppo.

Lady Asheby ebbe modo di convincere il dottore che Georgiana avrebbe recuperato molto più velocemente se fosse stata affidata alle cure dell'amorevole madre. Nel pomeriggio del giorno seguente toccò al signor Borrough annunciare alla signorina che era tempo di lasciare Headston Park. Non era affatto compito facile. Se ne sarebbe dovuta occupare in primo luogo la duchessa, ma ella non si era nemmeno presentata a colazione. In sua vece doveva quindi sbrigarsela il signor Benedict. Egli non era, però, rintracciabile essendo uscito a cavallo molto presto per certe faccende urgenti. Così Lady Asheby pensò che Borrough poteva finalmente ripagarli di tutti gli agi dei quali poteva godere come ospite frequente di Headston Park; avrebbe potuto, quindi, informare Georgiana della sua imminente partenza. Entrò nella camera blu e la trovò seduta nel letto intenta a raccogliere alcune pagine che erano sparse qua e là sulle lenzuola color crema. "Come vi sentite?" chiese a mezza voce. Georgiana lo guardò gentilmente e rispose: "Molto meglio grazie, mi sto esercitando a scrivere con la mano che mi resta. Mills è sicuro che recupererò del tutto ma vorrei almeno essere in grado di rispondere alla mia corrispondenza quotidiana". Borrough non diede cenno di averla sentita, sembrava troppo occupato a trovare le giuste parole. "Georgiana, io... è inutile indugiare ancora. Vorrei informarvi che i Benedict avrebbero premura che voi riceveste le migliori cure che solo una madre può dispensare e perciò vorrebbero organizzare la vostra partenza per domani. Se riuscirete ad avvisare la vostra famiglia altrimenti sono a vostra disposizione. Sono davvero spiacente..." Georgiana lo osservò, era in effetti molto in imbarazzo per l'ingrato compito che gli era stato affidato. "Beh, è davvero un sollievo Borrough, non vi angustiate. Se pensate che possa soffrire per questa decisione vi sbagliate: sto agognando casa da quando sono stata costretta a letto senza possibilità alcuna di potermi muovere. Mi fa piacere che la signora Benedict abbia cambiato parere. Nemmeno io vedo l'assoluta necessità di rimanere sdraiata in modo che le mie ossa possano riformarsi nel modo più corretto" disse ridacchiando. Lui abbozzò un sorriso "Non posso parlare per altri ma vi assicuro, signorina, che avrei voluto che vi fosse permesso di restare più a lungo" e si avvicinò toccando il vaso contenente la rosa che aveva portato il giorno precedente. "Se è così, signore, sappiate che sarete sempre gradito ospite al cottage" disse lei cercando di alleggerire l'animo di Borrough. Egli si trattenne ancora un poco, infine si congedò cercando di interrogare il suo cuore. Si faceva domande sulla malinconia che lo avvolgeva per la partenza di una persona con la quale aveva passato troppo poco tempo.

Dopo un intero pomeriggio, dove solo le cameriere furono compagne di Georgiana, e dopo una notte di agonia, vista la riduzione della dose di laudano voluta da Lady Asheby, giunse una mattinata gelida nella quale il dottore si presentò per dispensare gli ultimi consigli prima della partenza. Georgiana venne assistita con dovizia fino a quando arrivò la carrozza dei Cavendish, dopodiché fu affidata a Jane che la aiutò a trovare una posizione comoda per il viaggio. Lady Asheby si era rivolta all'ospite in partenza in modo molto asciutto augurandole una pronta guarigione. Borrough, invece, l'aveva accompagnata e salutata in maniera più calorosa, ma non si era presentato alcun Benedict a dirle addio. La carrozza si mise in cammino lungo il grande viale d'accesso e Georgiana guardò fuori ammirando la casa che diventava sempre più piccola e insignificante mano a mano che si allontanavano. D'un tratto le parve di scorgere una cerva correre al limitare del bosco che stavano costeggiando. Fu un attimo e subito balzò via nell'oscurità dei tassi. "Credo che mi debba ringraziare, eccome" pensò, ma lo fece ad alta voce e la sorella la guardò in modo strano. "Chi? Benedict?" chiese. Georgiana le lanciò un'occhiataccia: "No, che sciocchezze... Intendevo la cerva, mi sembra di averla vista laggiù". Jane si sporse verso la finestrella. Dopo tutto quello che era successo lei doveva ancora vederlo un cervo. Se Georgiana fosse stata meno impegnata a spiegare a Jane dove aveva visto l'animale probabilmente si sarebbe potuta voltare dalla parte opposta e avrebbe notato, su un'altura poco distante dall'ingresso di Headston, il signor Benedict a cavallo di Caesar. Egli osservava la scena: non avrebbe mai ammesso che desiderava essere scorto dagli occupanti della carrozza. Attese per molto tempo lì immobile, in un crescendo di irrequietezza, poi si sentì molto arrabbiato. Non poteva tornare a Headston Park in quello stato. Così, furente, discese l'altura e cavalcò fino a quando Caesar gli permise di farlo.

GeorgianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora