Prima di mezzodì anche il dottore si presentò prescrivendo del laudano per calmare il dolore. Dopo un veloce pranzo a letto, nel quale fu aiutata da una schiera di inservienti, Georgiana cominciò a sperare che Jane e la madre la raggiungessero nel pomeriggio. I suoi desideri svanirono con l'arrivo di un'eccezionale nevicata. Da Grosve giunse un biglietto nel quale si ringraziava per la lettera che era stata spedita. La scrittura era di Irving: era stato molto breve. La signorina Eagle sospettò che la sua lettera, così fitta di preoccupanti esagerazioni, avesse impresso in tutti i suoi familiari una preoccupazione tale da non riuscire nemmeno a spingersi oltre lo stile formale. Non potendo muoversi, ed essendole stata negata qualsiasi visita da parte della capoinfermiera Benedict, decise di godersi gli effetti calmanti di quella tintura miracolosa e sonnecchiò per gran parte del pomeriggio. Verso sera, oramai il sole era tramontato, fu svegliata da un gran trambusto che proveniva dalla porta. Non capì cosa le due voci stessero dicendo ma era certa che si trattasse di una discussione tra madre e figlio. "Andate al diavolo voi e le vostre precauzioni" dopodiché la porta si spalancò e il signor Benedict entrò sbattendo dapprima la porta e poi chiudendola a chiave. La madre fuori bussò e, dopo aver inneggiato al Signore perché riportasse il senno in quel disgraziato figlio, ordinò alle cameriere di entrare subito dopo che egli fosse uscito dalla stanza blu. Non era spaventata, Georgiana, quando chiuse gli occhi e finse nuovamente di dormire. Era piuttosto che non avrebbe saputo come sostenere una conversazione con il suo carnefice. Alla fine, resa forse più audace dal laudano, ci ripensò e si levò a sedere appoggiando bene la schiena sui soffici cuscini: era pronta ad affrontarlo. "Spero" disse lui avvicinandosi alla finestra e guardando fuori "che vi abbiano trattata bene e che possiate dirvi soddisfatta delle cure ricevute". Il suo tono era profondo ma allo stesso tempo distaccato. Rimase in fondo alla stanza voltandole le spalle: contemplava gli enormi giardini di Headston imbiancati dalla prima neve. Lei rimase in silenzio. "Mia madre vi avrà con tutta probabilità infastidita. Dovete scusarla, alcuni fatti attecchiscono più rapidamente nel suo cuore rispetto ad altri, soprattutto se di mezzo ci sono traumi violenti" riprese con voce misurata. "Questo è uno di quelli..." disse scostando ancora la pesante tenda. Calò un imbarazzante silenzio tra i due mentre Georgiana seguitava a rimanere zitta. "Ebbene? Non avete nulla da dire?" disse innervosendosi e poi si voltò. Fu trafitta da quello sguardo che le ricordava qualcosa accaduto mentre lei era riversa a terra nella radura. Ma non ricordava cosa. Lei si accomodò meglio sul letto alzando il mento e mostrandosi fiera. "Non mi avete fatto domande a cui rispondere" disse laconica. Benedict la guardò in un modo incomprensibile, poi gli angoli della sua bocca si rivoltarono a formare uno strano ghigno. "Oh certo, avrei dovuto iniziare col chiedervi come vi sentite ma, sapete, non sono facile ai sentimentalismi quando sparo a qualcuno e mi ritrovo la cucina inondata di sangue". Poi si fece molto serio. Si trovava lì, a pochi passi da quel letto morbido e avvolto da pregiatissimi tessuti blu, in piedi. Era vestito di tutto punto ma c'era qualcosa che lo tradiva nel suo aspetto. Forse era un ciuffo di capelli che gli sfuggiva dal codino, oppure i bottoni sotto il bavero che non erano perfettamente allineati. Georgiana lo osservò con attenzione sostenendo con forza il suo sguardo che non poteva che definire di disprezzo. Benedict attese ancora qualche istante prima di dirigersi verso la porta, armeggiare con la serratura ed uscire. Georgiana non poteva credere a ciò che aveva udito. Non si sarebbe mai aspettata una tale insolenza nei modi e una così accentuata mancanza di tatto. Si era scusato per il comportamento della madre e non di certo per l'accaduto. Ciò era di una gravità assoluta ma soprattutto non aveva mai fatto cenno alcuno della parola incidente. Le sembrò, nelle parole che lui aveva usato con lei, di avergli solo creato un incomodo. E cosa diavolo c'entrava la cucina in tutto ciò? Si sentì avvilita e, per qualche strano motivo, in colpa. La situazione era assurda: era lei la vittima di tutto ciò e non capiva come potesse sentirsi così inadeguata nei confronti di quel terribile uomo.
"Smith, vi dovrei rivolgere alcune domande, se permettete" disse Georgiana la sera stessa poco prima di essere aiutata a prepararsi per la notte. E quella frase fu l'incipit per molte spiegazioni di cui venne messa a parte. La cameriera le raccontò tutto quello che aveva sentito a sua volta da Margot, la quale si trovava in cucina al momento dell'agonia della signorina. Margot, la governante, aveva avuto uno sconclusionato resoconto riguardo i fatti di Witby Hill dal comandante Borrough. Quella sera riuscì a chiarire, almeno in parte, cosa intendesse Benedict per "cucina inondata di sangue". Sommando questo resoconto a ciò che ricordava riuscì a ricostruire quasi per intero il tragico pomeriggio del giorno precedente. Mancava solo un tassello: quello che era successo dopo lo sparo. Ricordava confusamente qualche voce concitata, il terreno soffice e freddo su cui era rimasta a lungo, ma nulla di più. Era evidente che non ci fosse testimonianza di quel momento perché nessuno era presente. Ebbe molto tempo, prima di addormentarsi, per cercare di decifrare i comportamenti del capitano nei suoi riguardi. Non riusciva a capirlo e man mano che si faceva un'idea di lui si ritrovava a pensare che fosse proprio una persona disgustosa. Scacciò via ogni altro pensiero sperando che il giorno seguente i suoi parenti avrebbero sfidato il mal tempo per portarle conforto in quella camera solitaria visitata solamente da un incessante andirivieni di inservienti.
La mattina dopo, se Georgiana avesse potuto raggiungere la grande finestra che dava sul lungo viale d'accesso, avrebbe potuto ammirare un morbido manto di neve che ricopriva ogni cosa. Jane era partita presto da casa accompagnata dal marito: dato che era impossibile muoversi con la carrozza entrambi presero i cavalli e giunsero a destinazione alla buon'ora. La signora Benedict li accolse in maniera molto fredda sottolineando che non era necessaria alcuna premura visto che la signorina si trovava mediamente in salute. Era seguita dal dottor Mills e dal personale della grande casa con costanza. Jane disse che non vi era dubbio alcuno sul trattamento riservato a Georgiana ad Headston Park ma che voleva vedere la sorella il più presto possibile. Fu condotta perciò alla stanza blu. Quando entrò rimase colpita dall'arredamento fine e dallo sfarzo. Persino concentrarsi sulla sorella fu per lei difficile. Si sedette accanto a Georgiana ammirando incantata le pregiate stoffe che ricoprivano il letto. Allungò gli occhi sulla toeletta al di là della stanza e lasciò vagare lo sguardo verso lo scrittoio preziosamente intarsiato. La sorella corrugò le sopracciglia e la squadrò con sufficienza. "Jane, ti prego..." disse e la signora Cavendish si risvegliò dall'incanto rivolgendo la sua attenzione a lei. "Mia cara, come sei pallida! Mamma era in pensiero, ho dormito con lei come una volta perché non trovava pace" disse prendendole la mano. Georgiana sospirò: "Mi dispiace per il biglietto di ieri. Credo che la signora Benedict abbia, come dire, frainteso le mie condizioni di salute". Ora Jane sembrava concentrata su di lei, così poté parlarle apertamente. "Sto bene, il dottore dice che devo guardarmi dalle infezioni e che potrò muovermi tra un paio di giorni ma lo impensierisce l'ambiente umido che potrei trovare al cottage. Il mio unico problema, invece, è come liberarmi dalla soffocante presenza di madame la duchesse." Disse portando gli occhi al cielo "Entra di continuo e senza avviso creando processioni di ragazze che non la smettono di girarmi attorno. È un tale sollievo vederti Jane! Ma dimmi, come sono le strade? Potranno essere presto praticabili?". Lo chiese con la speranza di riuscire a calcolare quanto mancasse al momento di lasciare Headston. Jane le disse che in quel momento nessuna carrozza avrebbe potuto portarla a Grosve. "Ma il nostro capitano? Non l'hai mai veduto?" chiese dopo qualche attimo di silenzio. Georgiana ebbe l'impressione che qualcuno le avesse rovesciato un secchio d'acqua gelida lungo la schiena. Si mordicchiò il labbro inferiore e volse lo sguardo altrove. "Si, certo" dichiarò toccandosi i capelli. Ma non voleva mostrarsi turbata, perciò tornò presto a guardare la signora Cavendish. Georgiana si trovava nella posizione di dover raccontare le spiacevoli parole che le aveva riservato Lucas. Se avesse detto tutta la verità alla sorella era certa che lei non l'avrebbe mai perdonato. E sua madre poi? Era probabile che il giorno precedente i Cavendish tutti avessero passato il pomeriggio non solo a fare resoconti sull'incidente ma anche a pensare a come si sentisse Benedict. Georgiana era sicura che né Jane, né la signora Eagle né tantomeno i Cavendish avrebbero mai perdonato una mancata ammissione di colpe. Così prese una decisione irrazionale e parlò: "Si è presentato ieri per scusarsi dell'accaduto ma la nostra conversazione è stata molto breve". Jane sembrò soddisfatta e non indagò oltre. Poi sentì la necessità di dire qualcosa anche lei su Benedict. Si allungò verso Georgiana abbassando il tono della voce: "Irving mi ha raccontato tutto, io sai non ho retto, ma lui mi ha detto che Benedict si è comportato da vero soldato, anche se non possiamo negare che abbia una pessima mira! Pare abbia avuto la situazione in pugno sin da subito. È stata davvero una disgrazia ma ora sei qui sana e salva e in questa bella casa. Sono sicura che..." Jane venne interrotta e Georgiana fu grata al signor Borrough che proprio in quel momento entrava evitando il proseguio di una più imbarazzante conversazione.
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Georgiana
Ficción histórica[INGHILTERRA 1814] IN LIBRERIA come GEORGIANA di DEBORAH BEGALI "Il signor Benedict odia i balli, non sopporta la mondanità e tanto meno la compagnia del bel mondo. Un vero peccato cara signora!" disse rivolgendosi ad una delle tante ascoltatrici...