Il signor Borrough dovette ritenersi soddisfatto della serata perché si ritirò nella sua camera di Headston con un sorriso stampigliato sul volto. Dopotutto Benedict lo aveva servito a dovere con una cena lussuosa e con degli ospiti così ammodo. Georgiana, gli era sembrato, era sempre stata di buon umore e il fatto che avesse accettato quell'invito faceva ben sperare per i suoi progetti futuri. Ricordò quando Benedict, giorni addietro, si era offerto di scriverle un biglietto con delle parole ben formulate in modo da invitarla con particolare premura a quella serata. Borrough non aveva letto il contenuto di tale missiva perché si fidava ciecamente del suo grande amico. Qualsiasi cosa avesse scritto, qualsiasi verso, poesia o parola gentile che aveva utilizzato, doveva aver convinto la bella Georgiana a venire ad Headston e soprattutto a passare una serata così piacevole con lui. Ricordò che Benedict gli aveva chiesto di avere fiducia. "Hai parlato bene di me alla signorina? Le hai spiegato che è mio particolare interesse che lei venga?" aveva chiesto al capitano quando questo stava sigillando la busta. Benedict l'aveva guardato in modo un po' strano ma poi gli aveva risposto: "Ho fatto molto di più vecchio mio, vedrai che verrà". La padronanza che egli dimostrava quando aveva mandato il suo maggiordomo a spedire il biglietto non ammetteva il contrario.
Qualche giorno dopo la festa, Georgiana fu avvertita che Borrough aveva urgenza di parlarle e che sarebbe passato al cottage entro il pomeriggio. Si agitò molto per quell'evento inatteso tanto che non le riuscì di pranzare e passò tutto il tempo a rendersi presentabile. Verso le tre del pomeriggio, molto prima di quanto pensasse, si udì lo scalpiccio di un cavallo avviarsi lungo il sentiero che portava alla piccola casetta. Georgiana si sporse contro il vetro della cameretta asciugando con un fazzoletto l'umidità che impediva la visuale verso il giardino. Osservò Borrough scendere da cavallo e, con qualche incertezza, avviarsi alla porta. Dopodiché fu ricevuto e lei fu avvisata da Gerty che era il momento di scendere. Quando lo vide egli si stava irrigidendo di fronte alla signora Eagle. In realtà si stavano perdendo in futili convenevoli che non avrebbero agitato l'animo di nessuno. Borrough prese fiato e interruppe bruscamente la conversazione con la signora: "Desidero parlare in privato con vostra figlia. Se potesse seguirmi fuori per una breve passeggiata... so che il tempo non è clemente ma sono certo che non nevicherà". Georgiana guardò la madre che le rivolse un'occhiata eloquente allargando i suoi occhi porcini. Cosa passò nella testa della giovane ragazza in quel momento? Sapeva che sarebbe accaduto prima o poi ma non così presto. Era evidente che Borrough non poteva conoscere quasi nessuno degli aspetti meno superficiali del suo carattere: lui doveva essere convinto che fosse una donna umile, gentile ed empatica. Con tutta probabilità era stato messo a parte da Benedict di alcuni atteggiamenti poco piacevoli del suo temperamento. La sua tendenza a pensarla in modi differenti dal resto del mondo, ad esempio, oppure la predisposizione a rispondere in modo molto combattivo a chi la contraddiceva. Ma, no. Di Georgiana Eagle, il signor Borrough sapeva poco o nulla. Uscirono insieme nel giardino imbiancato. Aveva nevicato nelle serate precedenti ma non quella mattina perciò fu abbastanza semplice dirigersi verso la strada principale e virare nella direzione di Torrenton. Un sentiero permetteva di arrivare al villaggio passando per i campi e costeggiava per circa mezz'ora un fiumiciattolo. La coppia non parlò fino a giungere alla staccionata che avrebbe dato inizio alla passeggiata. Lì Borrough si fermò e, respirando a fondo per un paio di volte, si confessò. "Signorina Eagle sono qui oggi perché credo di non poter tacere oltre i miei sentimenti per voi. Nutro una sincera affezione nei vostri riguardi e spero che possiate accettare la mia proposta di matrimonio qualora i segnali che mi sembra di aver recepito in questi mesi risultino corrispondenti al vero". Parlò in modo meccanico come se avesse imparato tutto a memoria o come se stesse leggendo un dispaccio proveniente da qualche ufficio del ministero della guerra. Georgiana si intenerì molto capendo il forte imbarazzo che in quel momento gravava nel suo animo e che, purtroppo, lo rendeva davvero ridicolo. Cercò di sgombrare la mente dal pregiudizio ma fu difficile vista la sua goffa dichiarazione. Respirò a fondo e chiese qualche secondo per riaversi quando in realtà non era sopraffatta da nessuna emozione: nutriva solo un profondo senso di commiserazione nei suoi confronti. Il suo cuore parlava e stava già articolando una risposta. "Signor Borrough, apprezzo davvero le vostre parole..." annunciò con un tono commiserevole che non le apparteneva. Borrough, che dopotutto non era un sempliciotto, capì che quella frase poteva essere il preludio al disastro, perciò la interruppe. "No, aspettate..." disse cercando di schiarirsi la gola: "Non credo in tutta onestà che dovreste rispondere ora. In effetti dovreste pensarci prendendovi tutto il tempo che vi occorre". Georgiana si sentì indispettita dal fatto che era stata interrotta ma cercò di controllarsi. "Signore vi prego lasciatemi parlare" disse con tono calmo ma che lasciava trasparire una certa superiorità morale. Era una caratteristica che Georgiana non riusciva mai a sopprimere del tutto quando parlava con chi riteneva non potesse capire fino in fondo le cose. "Apprezzo le vostre parole e, credetemi, siete a me molto caro, ma non posso che confermarvi che rimarrete ai miei occhi sempre e solo un ottimo amico e un sincero confidente". Una frase breve, senza giri di parole, che sembrava calzare perfettamente ad una proposta pronunciata con cotanta goffaggine. Borrough la guardò disperato, si avvicinò di poco per poi allontanarsi di nuovo. Era oppresso da una moltitudine di emozioni che non riusciva a controllare. "Georgiana, permettetemi che vi chiami così anche solo in questo istante". Il modo in cui pronunciò il suo nome la irritò molto. Tutto la innervosiva in quel momento: il lamento che di nuovo faceva capolino nel suo tono di voce, la coralità di quei movimenti che sembravano emulare qualche attore dell'opera. A lei sembrò così poco naturale, così artefatto e stridente. "Georgiana io credo di amarvi da molto tempo ormai. Se temete che io possa riprendere il mare vi sbagliate, sono in grado di provvedere a voi nel modo più dignitoso possibile e di accomodare perfettamente anche la vostra famiglia. Se c'è qualcosa che temete siate sincera e ditemelo, farò qualsiasi cosa in mio potere per cambiarla". Georgiana sospirò. Un misto di commiserazione, commozione e irritazione la stava confondendo: voleva che tutto finisse il prima possibile perciò si affrettò a trovare le parole giuste. "Sono certa che non intendiate offendermi riferendovi alla situazione mia e della mia famiglia" lo apostrofò seccata "comunque non vi sposerò perché non riesco ad immaginare alcuna possibilità che io possa divenire vostra moglie. Inoltre non voglio vincolarvi ad alcuna promessa su un mio futuro mutamento di opinione. Perciò, vi prego, riaccompagnatemi a casa". Borrough la guardò con un'aria supplice ma non ebbe il coraggio di ribattere nulla ad un'asserzione così chiara. Decise di starsene zitto e fu la scelta più giusta, così la coppia si avviò in silenzio di ritorno verso il cottage.
Georgiana ebbe qualche minuto per elaborare cosa era accaduto ed intendeva fare tutto ciò prima di essere giunta a casa. Quando aveva saputo, quella mattina, che Borrough sarebbe passato per una questione urgente, aveva intuito che potesse trattarsi di qualcosa del genere. In realtà immaginava da giorni che lui si sarebbe fatto avanti e Benedict glielo aveva confermato nella loro ultima conversazione. Aveva fatto diverse considerazioni sul suo futuro e aveva messo in conto che, se voleva sposarsi, quella sarebbe stata la sua ultima e più preziosa occasione. Borrough era ricco, la sua famiglia sarebbe stata felice, lei sarebbe fuggita via dalla povertà per vivere nello splendore. Avrebbe potuto visitare i più bei salotti di Londra e, insomma, si sarebbe riscattata dalla vita che aveva condotto negli ultimi anni. Forse non sarebbe stata accettata proprio da tutti in città, ma avrebbe potuto godersi un'esistenza agiata e priva di pensieri. Tutto questo, però, non comprendeva Borrough. Quando si immaginava nella sua nuova vita si vedeva da sola e non accanto a quell'uomo che, seppur gentile, avrebbe amato il primo mese, sopportato il primo anno e odiato per il resto della vita. In molte, anzi quasi tutte, avrebbero accettato quel compromesso, ma lei no. E non perché fosse una timorata di dio ma perché non avrebbe mai voluto essere associata ad un uomo che riteneva inferiore di lei: non di ceto, non per denaro, ma per l'importanza che lei dava a se stessa. Quando lo aveva scorto arrivare a cavallo verso il cottage aveva sperato che si sarebbe proposto in modo diverso. Ma nel preciso attimo in cui lo aveva sentito discorrere con sua madre, già la sua speranza era iniziata a dissolversi fino al tracollo avvenuto durante il suo discorso lungo la via per Torrenton. O forse Georgiana sapeva, nel profondo del suo animo, che non l'avrebbe mai sposato e basta. Ora, mentre risaliva il vialetto di casa, era il momento di architettare cosa dire alla madre e, per esteso, a tutti i Cavendish. Avrebbero mai potuto capire? No, nella maniera più assoluta. Perciò avrebbe detto che Borrough non si era dichiarato ma che ci era andato molto vicino. Così avrebbe capito cosa ne pensavano tutti e, grazie alla sua acclarata dote nel convincerli che le cose che pensava erano giuste, forse li avrebbe dissuasi dal nominare ancora il signor Borrough in sua presenza. Si figurava un lungo e faticoso lavoro che però doveva essere fatto. E fu così che andarono le cose dopo che salutò un mestissimo Francis Borrough sulla soglia del Wollenbridge Cottage. Una volta entrata in casa rivelò a sua madre che Borrough aveva tentato malamente di parlarle di qualcosa ma che alla fine non c'era riuscito. Non appena la signora Borrough fu sola chiese agitata carta e penna per riferire tutto a Jane. "Gerty, un foglio, anzi due. Anzi facciamo mandare un biglietto perché Jane ci raggiunga domani per il tè. Non ho proprio idea di come fare a raccontarle tutto senza lasciar qualcosa di scritto". E così terminò quel giorno di febbraio: con una signorina in camera sua che riflette, con una signora in cucina che attende e con una cameriera che, tormentata dai dolori, cerca della ceralacca in quella pila di scatole così difficili da sollevare.
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Georgiana
Fiction Historique[INGHILTERRA 1814] IN LIBRERIA come GEORGIANA di DEBORAH BEGALI "Il signor Benedict odia i balli, non sopporta la mondanità e tanto meno la compagnia del bel mondo. Un vero peccato cara signora!" disse rivolgendosi ad una delle tante ascoltatrici...