Infilai nel trolley pochissime cose, contavo in quei due giorni che io e Stephan avremmo passato lontano da Roma di stare per la maggior parte del tempo a letto, quindi non mi sarebbe servito chissà cosa. Saremmo partiti subito dopo la partita, che speravo lui avrebbe in parte giocato. Durante l'ultima settimana il suo allenatore aveva speso parole leggermente più gentili verso di lui rispetto a quelle usate nei mesi passati. Aveva detto che si stava impegnando per riconquistare la forma migliore e pian piano avrebbe avuto anche lui le sue possibilità..speravo che questo contribuisse a fargli tornare la fiducia in se stesso...non sapevo cosa provasse per la sua ex in quel momento, sicuramente la loro storia aveva lasciato un brutto ricordo e questo lo bloccava in qualche modo. Indossai un paio di jeans, scarpe da ginnastica, la sua maglietta e una giacchina di jeans sopra, dato che ottobre aveva portato temperature più basse e la sensazione che l'estate anche a Roma fosse definitivamente finita. Ero nell'ingresso a darmi un'ultima sistemata quando qualcuno bussò alla porta, la spalancai e scoppiai a ridere "Ora mi fai le improvvisate ogni domenica mattina?"
"Sapevo che dovevi andare allo stadio...quindi sono venuta a vedere come stavi"
"Bene...tu Clarissa?"
"Benone...dove vai dopo?" indicò il piccolo trolley "Io e Stephan andiamo via due giorni"
"E dove?"
"Non sono affari tuoi..."
"Lo porti al bungalow vero?"
"Ripeto..non sono affari tuoi...anche se fosse? Non devo renderne conto a te...o sbaglio?"
"No certo...ma 7 anni fa mi hai detto che non ci avresti portato nessuno..che sarebbe stato il tuo rifugio..e da allora tu stessa c'hai messo piede poche volte, solo per dirigere i lavori per la ristrutturazione..."
"Ora la ristrutturazione è finita...e voglio andarci, con Stephan..se per te è un problema quello è affar tuo, non mio..."
"Sai che ti conosco bene Marzia, e sai anche che quando ti metti sulla difensiva è solo per un motivo ben preciso..quindi non fare giochetti con me.."
"Giochetti? Non sto facendo giochetti con te..cosa vuoi sentirti dire? Che lo porto al bungalow dei miei ad Ostia perché spero che lui mi giuri amore eterno con lo sfondo del mare? No Clarissa...so quello che non devo fare, ed è affezionarmi a Stephan..voglio che però lui sia altro oltre a qualcuno che mi scopo la notte...so come ci si sente ad essere vuoti...e lui ora lo è..voglio fargli capire che ci sono persone che sono genuine e non hanno sempre secondi fini. Io non punto ai soldi, o a chissà cosa..voglio solo che sia felice..veramente..poi le nostre strade si divideranno e io farò quel viaggio in Australia...lui riprenderà la sua vita..ed io la mia..
Fino ad ora ho avuto clienti che mi hanno sfoggiata come un premio e mi hanno trattata esattamente per quella che ero...una escort..lui riesce a vedere oltre..e questo..conta qualcosa.."
"Ma certo che conta...ma parla chiaro Marzia..ti stai innamorando"
"Non so cosa voglia dire amare Clarissa...non so come ci si sente ad essere innamorati e soprattutto non so cosa voglia dire sentirsi amati...nessuno mi ha mai amata..."
"Lo so tesoro" Clarissa mi abbracciò ed io mi asciugai le lacrime velocemente "Stephan mi fa stare bene...molto...e mi smuove dentro qualcosa...come se avessi sempre un tamburo nel petto quando ce l'ho accanto...non so cosa sia...e non voglio pensarci..."
"Ci dovrai fare i conti...perché se ti fosse capitato a 17 o a 20 anni, bhe potevi pure raccontarti che sarebbe passata, che avrebbe fatto male ma che prima o poi sarebbe passata..ma per te a 26 anni con tutta la tua storia dietro, innamorarti sarà bellissimo ma anche..."
"..uno schifo...tranquilla...non è amore...non lo sarà" non mi dovevo innamorare...soprattutto di qualcuno che avrebbe potuto spezzare il mio cuore in mille parti..perché Stephan aveva un mondo bellissimo dentro, ma anche tanta di quella rabbia e tristezza che avrebbe potuto trascinare a fondo anche me..Quando entrai all'Olimpico, dopo aver fatto vedere la mia tessera all'ingresso ed essere rimasta in fila per farmi perquisire, come se potessi mai portare chissà cosa allo stadio, la mia prima impressione fu di assoluto terrore...cosa ci facevo lì? Non avevo mai seguito il calcio, a malapena conoscevo qualche calciatore stra famoso come Cristiano Ronaldo..ma non sapevo le regole basilari e soprattutto non mi importavano. Ora dovevo fare la parte della fidanzata di un calciatore...sapevo, semplicemente perchè me lo aveva detto Stephan, che quella partita era molto sentita..Roma-Lazio era il derby della capitale e la stagione prima la Roma aveva vinto per 4-1 con annessi sfottò che erano durati una settimana e più. In quell'occasione lui aveva anche segnato, quel giorno era in panchina e difficilmente il suo derby sarebbe stato come quello della stagione precedente..
Lo vidi in piedi a bordo campo e quando lui alzò lo sguardo mi vide. Ci fissammo ed io gli mimai il gesto di fare un sorriso. Quando lui accennò un movimento con la bocca io gli feci i pollici alzati...sapevo che stava male per non poter essere il giocatore decisivo che era stato in molte occasioni e avrei voluto fare qualcosa per cambiare quella condizione...solo lui però avrebbe potuto uscire da quel periodo..io potevo aiutarlo ma doveva partire dalla sua testa. L'atmosfera dello stadio era spettacolare, anche per una come me che ne capiva poco o nulla...quando l'arbitro fischiò l'inizio della gara Stephan era seduto in panchina, io ero seduta poco sopra di lui e avrei solo voluto poter fare qualcosa...
In testa mi rimbombavano le parole di Clarissa...no, non ero innamorata di Stephan, come lui non amava me. Non sapevo cosa ci fosse fra di noi, ma entrambi eravamo troppo incasinati e con un passato troppo ingombrante per permetterci di provare qualcosa di così grande e forte. Mancavano 60 giorni e poi lui sarebbe uscito dalla mia vita...
La Lazio segnò il vantaggio e alla fine del primo tempo la Roma fallì un calcio di rigore..io stessa sentii salire l'ansia e immaginai quanto dovesse stare male Stephan per non poter dare il suo contributo. Durante la ripresa lui si scaldò praticamente da subito ma entrò solo al 75' minuto quando alla fine mancava pochissimo e la squadra ormai era stanca. Prima di entrare mi guardò ed io cercai di trasmettergli un minimo di supporto. Alla fine gli mimai con le labbra "Io ci sono" lui sorrise e poi mise piede in campo. La mia presenza allo stadio era già stata registrata dai social network...alcune ragazze mi avevano anche chiesto il solito selfie da fare assieme...
Nei primi cinque minuti Stephan corse molto, ma praticamente a vuoto...la squadra non lo seguiva...all'81' però servì un perfetto assist ad un suo compagno, numero 8 sulle spalle e che riconobbi come Diego Perotti, dalle sue lezioni che mi aveva ripetuto fino allo sfinimento. Lui non sbagliò un gol quasi fatto e portò la Roma sull'1-1. Mancavano dieci minuti...Stephan guardò la tribuna e per un attimo sembrò che tutto il resto dello stadio scomparisse, esistevamo solo noi...annuii per incoraggiarlo e lui mosse la testa su e giù di rimando. Era il modo che avevo trovato per fargli sapere che io ero dalla sua parte...che non mi importava della recita che lui stava portando avanti, io l'avrei sostenuto a prescindere..perché lo meritava, anche se lui non lo credeva...
Cinque minuti dopo rubò palla a metà campo, poi iniziò a correre verso la porta...venni distratta dal commento di due ragazzi che si erano da poco seduti vicino a me "Guardalo...sarà così strafatto che non capirà neanche dove va" strinsi i pugni ma non commentai. Rimasi concentrata su di lui, sulle sue gambe che bruciavano metri su metri, sulla determinazione nei suoi occhi, sullo sguardo che buttò alla porta davanti a lui...e poi fissai il pallone...che partì dai suoi piedi e disegnò un arco perfetto, che superò il portiere e che finì in fondo alla rete. Non saltai, rimasi semplicemente seduta con le mani davanti al viso...con un sorriso enorme nascosto dietro...perché se avessi dovuto recitare sarei corsa in avanti e mi sarei sbracciata cercando di attirare la sua attenzione e quella dei fotografi, ma non stavo recitando...solo quando l'euforia si fu un pò calmata mi sporsi e lo vidi in ginocchio vicino alla porta, con i suoi compagni che gli stavano attorno...quando alzò il viso i megaschermi rimandarono l'immagine del suo viso con gli occhi rossi ma un gran sorriso che gli si allargava sul volto...il suo sorriso..quello che avevo visto in qualche foto e che ora era compito anche mio fargli restare impresso. Perché se era bello normalmente, con questo sorriso era la fine del mondo....nei successivi minuti la Roma giocò in difesa e quando l"arbitro fischiò la fine della partita tutta la parte giallorossa dello stadio esplose. Stephan fu il più acclamato, così come succedeva molto spesso nel mondo del calcio ma anche in generale bastava veramente poco per passare dalla stalle alle stelle e viceversa...insieme ai suoi compagni andò sotto la curva e ringraziò i tifosi...il suo sorriso rimase immutato e mi scaldò letteralmente il cuore...
Quando si girò verso la tribuna mi fece cenno di scendere...io prima di raggiungerlo mi girai verso i ragazzi che erano seduti vicino a me e gli feci il classico gesto del dito medio "Se non sapete una cosa...fate più bella figura a stare zitti" poi raggiunsi Stephan...*******
Consideravo molte partite fondamentali nella mia carriera...Roma-Lazio, quel derby vinto 2-1 in rimonta fu sicuramente una di quelle...era partita come al solito in modo negativo per me per concludersi con un urlo liberatorio vicino alla porta che aveva ancora in fondo alla rete la palla della definitiva vittoria della Roma. Non segnavo in partite ufficiali da Maggio...5 mesi di agonia, di lacrime versate alla fine degli allenamenti, di urla a causa del nervoso, di momenti in cui a 23 anni non consideravo più il calcio il gioco più bello del mondo. Non avevo totalmente superato la fase buia ma sicuramente avevo messo un tassello verso la mia ennesima rinascita...
Feci un cenno all'intervistatore, prima di rilasciare le mie dichiarazioni dovevo fare una cosa...feci un cenno a Marzia che scese fino a bordo campo, scansando la folla che cercava di raggiungere i giocatori per complimentarsi. Quando la vidi, con solo una piccola transenna a dividerci le presi il viso fra le mani "Sei stato bravissimo...veramente"
"Merito tuo...mi hai portato fortuna"
"Finiscila...Non ho calciato io quel pallone...sei stato tu...tu Stephan..."
"Rilascio le interviste, poi doccia, altre interviste e poi arrivo da te..."
"Se vuoi fare altro tranquillo...se vuoi andare a festeggiare con i tuoi compagni non c'è problema, veramente"
"E i nostri due giorni?"
"Possiamo rimandare...è la tua serata...goditela..."
"Sei sicura?"
"Certo...ora vai...chiamami quando vuoi...ok?"
"Ok" poi lei lasciai un bacio sulle labbra. Mi girai verso la postazione dell'intervista, quando guardai indietro Marzia era già scomparsa...******
Il bungalow dei miei era a Castel Fusano, nei pressi di Ostia. Era direttamente sul mare, con un angoletto di spiaggia privata, molto piccola in realtà ma ai miei sembrava il paradiso. Mio padre, architetto, l'aveva fatto costruire per mamma quando erano fidanzati e quello era il loro rifugio romantico...era l'unica cosa che mi era rimasta di loro..l'unica cosa materiale almeno. Si raggiungeva tramite una stradina privata, praticamente nascosta nella pineta. Era piccolo, giusto una cucina, un salotto, un bagno ed una stanza da letto al piano superiore, con il tetto spiovente come in una mansarda e una finestrella da cui si potevano guardare le stelle mentre si dormiva. Quel bungalow era rimasto a me dopo la morte dei miei ed io, quando avevo guadagnato abbastanza con il lavoro di escort lo avevo ristrutturato, dandogli nuova vita. Avevo cambiato la cucina ed il bagno, oltre al letto, ma l'anima era rimasta quella...quella di un rifugio da innamorati...forse era meglio esserci venuta da sola..
Quando entrai nel bungalow erano le sei passate da poco, avevo schiacciato a tavoletta per lasciarmi alle spalle Roma e quella sensazione di inquietudine che mi portavo dentro...girai per le stanze rimpiangendo di aver passato così poco tempo lì con i miei genitori....quelle stanze parlavano di loro e di quanto si amassero. Papà aveva disegnato quelle stanze con immenso amore, quell'immenso amore che li legava da quando si erano conosciuti in Australia durante un viaggio organizzato...da allora lei aveva vissuto per lui e lui per lei, legati da un amore che non si poteva spiegare, così grande che era impossibile non percepirlo anche dall'esterno. Mi spogliai ed indossai un paio di leggins neri lunghi, da yoga, ed una felpa larga con sotto un top sportivo...presi una bottiglia di vino rosso ed un pò di pane e formaggio ed andai in spiaggia. Il tramonto stava dando il meglio di sé, mi sedetti sui gradini che dalla casa portavano sulla sabbia e rimasi lì a fissare quello spettacolo...il cellulare non smetteva di trillare, causa quella dannata foto che ritraeva me e Stephan a bordo campo mentre ci baciavamo...
Ero la nuova wags più famosa del web...la mia faccia era dappertutto...peccato che non mi importasse affatto..Stephan, ritrovato il sorriso ed il gol, mi aveva presto accantonata e non mi sarei stupita se molto presto si fosse fatto beccare con qualche troietta...in quel caso avrebbe chiuso con me ovviamente..spensi il cellulare e continuai a mangiare buttando giù qualche sorso di vino..non volevo certo ubriacarmi..e poi ce ne sarebbero volute 4 di bottiglie...
Le lacrime arrivarono improvvise, un pò per la nostalgia dei miei, un pò perché avevo nostalgia di lui...avrei voluto condividere con Ste quel momento. Non mettevo piede lì da una vita, da quando i lavori erano a metà praticamente..quel luogo mi metteva davanti a tutto quello che mi mancava...
Alle nove passate sentii un'auto sgommare davanti al bungalow "I soliti che si perdono" mi alzai lasciando il bicchiere, la bottiglia e il piatto sul gradino poi feci il giro della casa "Marzia..."
"Stephan...come hai fatto a trovarmi?"
"Miss R....ti chiamo da tre ore cazzo, pensavo ti fosse successo qualcosa...quando sono uscito dall'Olimpico ho provato a chiamarti e l'avrò fatto almeno 50 volte..."
"Ero qua...ho spento il cellulare"
"Pensavo ti fosse successo qualcosa"
"Ora che hai visto che sono viva e vegeta...puoi anche andare...."
Lui prese il telefono, lo spense e poi si avvicinò "Voglio passare questi due giorni con te...senza cellulari..solo io e te..perché quel gol era tutto tuo e voglio festeggiare con te..non me ne importa nulla del resto"
"Davvero?"
"Davvero..." mi fece scorrere il pollice sulla guancia e mi attirò a sé "Quando riaccenderai il cellulare sentiti l'intervista...il gol l'ho dedicato a te..."
"Che onore" gli sorrisi sulle labbra "Grazie" poi lo baciai sentendo quella brutta sensazione sparire...solo lui la riusciva a scacciare...
STAI LEGGENDO
IL PROBLEMA È CHE TI AMO
Hayran KurguDue ragazzi che non vogliono più innamorarsi...perché l'amore fa solo male...o no?