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Abyss aveva aspettato diversi giorni prima di andare fuori di casa per dirigersi in su. Un giorno, mentre i suoi genitori erano al lavoro, dopo scuola, salutò Harena con un abbraccio e disse che aveva delle cose da fare, per cui non poteva stare con lei quel pomeriggio. Ormai tutti i pesci li consideravano fidanzati, quindi Harena si sentiva già come sua moglie. Abyss aspettò che la sirenetta entrasse in casa, nuotò per qualche chilometro in un luogo dove, era sicuro, nessuno poteva vederlo. Girò la testa all'indietro e guardò la distanza che lo separava dal mondo di sopra, prese coraggio, fece un bel respiro, accumulò le forze schiaffeggiò l'acqua con la pinna per dirigersi in su. Nuotava, nuotava, nuotava pensando solamente a cosa avrebbe potuto vedere. Era emozionato e incuriosito, era la prima volta che prendeva a cuore qualcosa e voleva compierla. A circa metà strada, incontrò un tritone dell'età di suo padre che gli sbarrò la strada e gli parlò:
<<Ehi giovanotto! Chi sei?>>
<<Abyss>>
<<Ah, ho sentito parlare di te! Sei quel tritone che parla con i pesci, quello che dovrebbe salvare la nostra specie generando una creatura, meglio maschio ... ho capito, sì. Dove vai così di fretta nostro eroe?>>
<<Ehm ... io non sono un eroe e non penso che le debba interessare più di tanto cosa faccio o dove vado, visto che non ci conosciamo.>>
<<Su giovanotto, non essere così sgarbato e diffidente. Devo controllare se tu sei veramente in grado di salvare tutti noi e quindi mi sento in obbligo di chiederti tutto ciò che voglio.>>
Abyss scosse il capo e cercò di continuare a nuotare, ma il tritone che faceva domande invadenti, gli bloccò la strada.
<<Devo andare, mi scusi.>>
Il tritone curioso rise amaramente deciso a non lasciarlo passare.
<<Ehi, se non ti senti di darmi spiegazioni, in quanto estraneo, mi adeguerò.>>
<<Grazie!>>
Cercò di nuotare nella direzione decisa ma il tritone ficcanaso gli sbarrò nuovamente la strada, mettendogli una mano sul petto.
<<Un attimo, quanta fretta, Abyss! Io conosco te, ma tu non conosci me ... quindi, io sono Neil. Piacere di conoscerti.>>
Neil era un tritone possente e aitante, con profondi occhi chiari, quasi bianchi e capelli lunghi raccolti in una coda di cavallo tinti d'oscurità. Le sue squame erano azzurre con alcune sfumature verdi sul lato destro di tutto il corpo. Abyss non l'aveva mai visto, sebbene conoscesse, almeno di vista, tutti i tritoni e le sirene che nuotavano in quel lago. Aveva uno sguardo enigmatico e tutto il suo corpo era avvolta dal mistero.
<<Ok, adesso posso passare?>>
<<No, perché visto che adesso non siamo più estranei devi dirmi dove stai andando.>>
<<Ehm...>>
<<Su, su giovanotto, non mentire a Neil!>>
<<Io, ecco sto andando in superficie!>>
Neil sgranò gli occhi a palla, rimase di stucco quando le parole di Abyss penetrarono nelle sue orecchie appuntite.
<<Ma dico, giovanotto sei impazzito? Non andare lassù, fidati di un pesce che c'è stato!>>
<<Tu sei stato nel mondo di sopra? E come sono le creature che lo popolano?>>
<<Sono le creature più belle che io abbia mai visto. Sono molto meglio delle sirene più affascinanti che popolano il nostro mondo.>>
<<Sono pericolose?>>
Neil sospirò infelicemente e non rispose per qualche istante. Il suo sguardo vagava altrove, i pensieri erano stati catturati in un altro mondo, in un altro tempo e i ricordi dolorosi erano riapparsi nel suo cuore spezzato, ma ricucito da tempo.
<<No, ma sono molto belle.>>
<<E quindi? Perché non posso andare?>>
<<Per questo! Sono troppo belle e sicuramente ti rapiranno il cuore.>>
<<No, questo non succederà, non a me. Io non potrò mai innamorarmi>>
<<Giovanotto, lo dicevo anche io. Ma poi ... sono rimasto fregato, incantato dal loro sguardo>> <<Anche tu?>>
<<Già, e pensare che ero innamorato di una sirenetta e avrei dovuto sposarla, ma una di quelle creature mi stregò e mi rubò il cuore. Era bellissima. Peccato che non potemmo stare insieme e le nostre strade si divisero.>>
<<Perché?>>
Il suo sguardo si fece ancora più triste e i suoi occhi chiarissimi si chiusero per non far scorrere quelle lacrime maledette che minacciavano di scendere. Abyss si pentì subito di avergli rivolto quella domanda, il dolore sul suo viso era talmente evidente che chiunque si sarebbe accorto che si stava lasciando sopraffare dalle emozioni.
<<Appartenevamo a mondi diversi Abyss. Io ero un pesce, mentre lei una fata.>>
<<Come si chiamava?>>
Sospirò e gli fece male il cuore pronunciando quel nome che non proferiva da tempo.
<<Flos.>>
Gli uscì in un soffio.

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