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<<Gyada ... cosa fai a casa?>>
 <<Eh mamma, è finita la scuola e sono tornata a casa.>>
 <<Ma non vai da lei?>>
Quel "lei" lo disse con l'amaro in bocca. Non aveva ancora accettato del tutto l'amicizia di Gyada con Flos.
<<No.>>
 <<Come mai?>>
 <<Perché è una bugiarda, e io con i bugiardi non voglio aver niente a che fare! Non doveva permettersi di mentire su quella storia, sulla tua storia! Ha detto che l'ha fatto per il mio bene, ma io penso che lei sia solo un'egoista e che me l'abbia detto per mettermi contro di te e avere un'amica!>>
Gyada si stava sfogando. Era da qualche giorno che aveva litigato con Flos e non l'aveva ancora detto alla madre. Finalmente poteva eliminare quel peso sullo stomaco.
<<Lei ti ha lasciato andare via così?>>
<<No. Mi ha fatto scegliere. E io ho scelto te!>>
Entrambe le fate sorrisero e si abbracciarono. Firefly aveva le lacrime agli occhi. Che dolce bambina che aveva! Aveva preferito difenderla piuttosto di avere un'amica. Era dolce come il miele, non capiva proprio il motivo della sua solitudine.
 <<Mamma ti prego, non piangere!>>
<<Come farei senza di te linfa mia?>>
 <<Eh, senza di me il mondo sarebbe incompleto!>>
Scherzò Gyada.
<<Hai proprio ragione, bambina mia. Hai perfettamente ragione!>>

Abyss e Gyada avevano deciso di incontrarsi segretamente tutti i giorni nel primo pomeriggio. Avevano deciso di vedersi dopo la scuola. Il loro rapporto stava diventando profondo e bellissimo. Erano diventati amici, se non si vedevano stavano male, perché ognuno dei due aveva bisogno l'uno dell'altro per essere felice. La luce aveva bisogno del buio. L'acqua aveva bisogno del fuoco. Le loro vite si erano intrecciate e non potevano più essere districate, non potevano più essere divise. Abyss aveva raccontato all'amica delle parole false che aveva detto ad Harena. Si era pentito, ma ormai l'aveva fatto.
 <<Abyss! Possibile che non capisci le donne? Se e quando la tua bella futura mogliettina scoprirà che non la ami succederà un casino e le sue urla le sentirò fino a casa mia! Dovevi inventare qualcosa ...>>
 <<Gyada, non potevo inventare niente! La mente non funzionava! C'era lei che piangeva tra le mie braccia perché era preoccupata che l'avessi abbandonata o che mi fosse successo qualcosa! Non potevo dirle che non l'amavo! Lei mi ama con tutto il cuore, con tutta l'anima! Ho detto la prima cosa che mi è passata nella mente ...>>
 <<La prima cosa che ti è passata nella mente sono state quelle parole, ma cosa ti è passato nel cuore? Quali parole avresti voluto dirle?>>
 <<La verità ...>>
<<Secondo te, è un bene per lei essere illusa dalle tue parole? Abyss, non pensi che sia meglio dirle tutta la verità? Fin dal primo momento.>>
Il tritone sospirò. Non poteva rimangiarsi le parole che avevano fatto felice Harena.
<<Sì, sarebbe meglio dire tutta la verità prima del matrimonio, ma non posso rimangiarmi tutto. Che cosa penserà di me?>>
<<E che cosa penserà di te quando scoprirà che l'hai ingannata?>>
 <<Magari non lo scoprirà ...>>
Gyada si stava agitando. Continuava a muoversi sul sasso che la ospitava. A volte si alzava e volava intorno ad Abyss, e altre volte scattava in piedi e si risedeva.
<<Abyss, fammi il favore di non dire tante stupidate! Lo dovrà scoprire, che tu lo voglia o no! Cosa credi, che potrai portare avanti questa bugia per tutta la vita? Credi veramente che potrai restare legato ad una donna per l'eternità sebbene tu non la ami? Crollerai. Lei capirà che i tuoi baci sono falsi. Capirà che è indesiderata. Ti guarderà negli occhi e vedrà le bugie che le hai detto e ne morirà, perché lei tiene veramente tanto a te.>>
Erano parole crudeli, soprattutto dette da lei. Da lei che era la sua amica, da lei che era dolce come il miele.
<<Gyada, così sei cattiva. Harena non è indesiderata ... io le voglio bene ...>>
Esasperazione totale. Possibile che lui non capiva?
<<Abyss, ragiona con il cervello! Lei lo scoprirà che tu non la ami!>>
 <<Magari no ...>>
<<Magari sì! Lo capirà, tu crollerai! E lei ne morirà.>>
<<Addirittura! Non sei troppo melodrammatica oggi, fatina?>>
 Si stava arrabbiando veramente. Perché i maschi erano tutti così insensibili?
 <<Perché, tu non moriresti se scopriresti che la persona con cui sei sposato non ti ama?>>
<<Ci resterei malissimo, sì, però non ne morirei! Mi sembra un'esagerazione!>>
 <<Sei un'insensibile Abyss ...>>
Si alzò dal masso, lo colpì con la mano sulla bella guancia azzurra, fece per andarsene ma il tritone le prese la mano e la avvicinò a sé. Il cuore della fata iniziò a palpitare.
<<Gyada. Anche io soffro. Anche io piango. Non sono una statua ...>>
Il cuore faceva le capriole nel suo petto. Le farfalle nel suo stomaco si erano svegliate all'improvviso e avevano improvvisato una folle danza. Cos'era tutto quel movimento nel suo corpo al tocco del ragazzo? Forse era paura? Aveva paura perché temeva una cicatrice come quella di sua madre? Probabilmente era quello. Cercò di togliere la mano dalla presa di Abyss ma non ci riuscì.
Abyss era scosso tanto quanto Gyada. Il suo cuore pulsava impazzito, lo sentiva perfino contro le costole. Nel suo stomaco un banco di pesci cominciò a nuotare di qua e di là. Cosa stava succedendo? La sua mente gli parlò: è rabbia, rabbia per le parole della fata. La voce del cuore si fece sentire: non è vero, ma fu subito soffocata dalla logica. Sì, era senz'altro rabbia. Strinse ancora di più la stretta quando capì che la fata voleva andarsene.
Inchiodò i suoi occhi ghiacciati negli occhi caldi di Gyada.
Rimasero così per un qualche minuto. I respiri di entrambi erano grossi e il petto delle creature si alzava e si abbassava ritmicamente. I due cuori si parlavano, ma le menti urlavano più forte e le orecchie delle due creature erano insensibili alle parole del cuore. Abyss alla fine la lasciò andare e la guardò mentre spariva tra le fronde degli alberi. Cos'era successo quel giorno? Quei battiti troppo veloci, la sensazione di movimento nello stomaco, il calore che aveva provato stando con lei. Gyada scappò. Si allontanò il più possibile dal tritone e scacciò le sensazioni che aveva provato. Rabbia, felicità, imbarazzo, paura ... si sedette per terra con la schiena appoggiata ad un albero, gli occhi chiusi, le mani tra i capelli e il viso appoggiato sulle ginocchia. Perché? Erano emoziono nuove, mai provate prima d'ora. Perché con lui? Era il suo migliore amico! Cosa significava? Doveva parlare con Flos. Si diresse verso casa della fata, ma a metà strada si ricordò che non le poteva più parlare e così ritornò sui suoi passi.


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