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<<Ok Gyada, stai tranquilla. Non è successo niente. Eri solamente arrabbiata.>>
Parlava a sé stessa ad alta voce, per convincersi di quello che stava pensando. Era irrequieta. Volava da una stanza all'altra, prendeva oggetti ci giocherellava per qualche minuto e li gettava via. Doveva parlargli immediatamente. Doveva chiarirsi. Si scoprì ad arrossire quando pensò se lui avesse avuto le sue stesse sensazioni e, quando si ricordò che Abyss si era ispirato a lei per scrivere le sue promesse di matrimonio, iniziò a ridacchiare istericamente.
Il giorno successivo, all'uscita da scuola, si precipitò alla riva e lo trovò con la schiena appoggiata al masso dove di solito si sedeva lei, con la coda che guizzava nell'acqua cristallina mentre si stava nascondendo dai pallidi raggi del sole invernale. Gyada sospirò profondamente e si avvicinò piano, piano, senza fare il minimo rumore. Era quasi vicino a lui, poteva sentirlo respirare ma non ce la fece. Tornò indietro di qualche passo e lo guardò profondamente. Lui si sentì osservato e voltò lo sguardo. La vide che indietreggiava insicura, la paura si leggeva sul suo volto più verde sulle guance del solito. Non voleva che Gyada se ne andasse, voleva parlarle. Avevano litigato per la prima volta, ma voleva chiarire, perché la vita insieme a lei era più bella. << Gyada!>>
La fata drizzò la schiena e si voltò con il sorriso più finto che avesse mai fatto.
<<Abyss!>>
 <<Te ne stavi andando?>>
 <<Ehm, non ti aveva visto.>>
 Abyss arricciò il naso. L'aveva visto benissimo, ma aveva preferito non stare con lui. Si sentì ferito.
<<Noi dobbiamo parlare.>>
Dissero all'unisono.
<<Ok. Scusami. Scusa se ho urlato e ti ho colpito.>>
<<Gyada, non devi preoccuparti! La colpa è mia perché non ho saputo capirti. Scusa.>>
<<Non è colpa tua!>>
 <<Gyada, non roviniamo tutto per una litigata. Eravamo entrambi nervosi. Mi dispiace tanto.>>
<<Anche a me.>>
 Gyada decise di non chiedere cosa avesse provato quel giorno, stando così vicino a lei perché Abyss non aveva chiesto. Abyss non chiese delle sue emozioni perché Gyada non aveva chiesto.

Restarono zitti per quasi tutto il tempo. Nessuno aveva niente da dire, tutti e due erano imbarazzati.
<<Allora Abyss, come va con Harena? E i preparativi per il matrimonio?>>
 Abyss posò gli occhi sul viso della fata. Finalmente qualcuno dei due aveva rotto il ghiaccio. Non ne poteva più di stare in silenzio e guardare con la coda dell'occhio la sua amica. Anche se non voleva proprio parlare di quell'argomento. Voleva dimenticare la sua vita subacquea, almeno quando era con lei. Non voleva ricordare che era legato ad una persona, voleva credere di stare vivendo una vita normale. Quello, però, era l'unico argomento che li avrebbe fatti parlare. Così rispose.
 <<Bene, purtroppo. Harena è felicissima. Continua a chiedermi di che colore voglio questo, di che colore voglio quello ... sono stanco.>>
 Gyada annuì sorridendo timidamente. Non sapeva più che cosa dire. Ora toccava a lui parlare e avviare una comunicazione, lei aveva già tentato con l'argomento sbagliato. Era ricaduto un silenzio pesante, impossibile da sopportare. Abyss giocherellava con l'acqua. Prendeva delle piccole goccioline e le faceva roteare sulle dita per poi farle ricadere nell'acqua. Gyada era meravigliata dal gioco e lo guardava con stupore, come una bambina che ammira un giochetto di magia, non conoscendone il trucco. Abyss la guardò, com'era bella avvolta nella sua semplice ingenuità, sorrise e le disse:
<<Ti piace?>>
 La fata annuì e si mise a ridere quando il tritone giocò con tre goccioline. Abyss rise per la felicità di Gyada, forse si stavano unendo ancora, dimenticando l'accaduto.
<<Vuoi provare?>>
Gyada smise di guardare la mano del tritone. Gli sarebbe piaciuto tantissimo poter riuscire a fare i giochi che faceva, ma lei non poteva toccare l'acqua. Scosse la testa dispiaciuta.
 <<Ah già, è vero che non puoi toccare l'acqua. Scusa, ma me ne ero proprio dimenticato! Siamo così simili che, a volte, mi dimentico che siamo diversi.>>
<<Forse potrei provare con ... una goccia di linfa ...? Dici che è lo stesso?>>
 Abyss sorrise con tutto sé stesso, con la bocca, con gli occhi, con tutto il suo corpo e tirò un sospiro senza farsi sentire dalla fata. Finalmente era ritornato tutto come prima, il muro tra di loro era stato demolito e la luce del sole poteva ritornare a splendere.
 <<Sì. Penso sia la stessa cosa.>>
Gyada annuì vigorosamente. Spezzò un ramoscello dall'albero che faceva ombra sul lago e prese tutta la linfa che poté e ritornò volando da Abyss. Il tritone prese una goccia di linfa delicatamente, se la passò nelle mani azzurre e successivamente la fece scorrere sulle lunghe dita, fino a farla ritornare nella mano di Gyada. La fata ci provò. La prima volta cadde nell'acqua. La seconda scivolò dal dito sul viso di Abyss, che si pulì ridendo gioiosamente. La terza decorò l'erbetta sotto il braccio di Gyada. La quarta, invece, riuscì ad atterrare nelle mani di Abyss, dopo aver attraversato le dita della fata.
<<Ce l'ho fatta! Ce l'ho fatta!>>
Gyada improvvisò una buffa danza un po' volando, un po' saltando con i piedini sull'erba verde. Rideva, rideva di gusto insieme al suo amico ritrovato, insieme all'erba che era mossa da un vento gelido, alle onde che si infrangevano sulla riva del lago, alla schiuma bianca dell'acqua, che trasformava la pelle di Abyss in un colore più tenue, insieme al pallido e timido sole, che spuntava da dietro le nuvole e riscaldava il mondo sottostante. Il ghiaccio era stato rotto e non si sarebbe più riformato, perché i loro cuori erano scaldati dal fuoco dell'affetto.

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