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Abyss aveva pensato e ripensato alle parole di Neil. Anche se il tritone gli aveva detto che era pericoloso avvicinarsi alla riva e mettersi in contatto con le fate, come lui le chiamava, era troppo curioso di scoprire quel nuovo mondo misterioso. Un giorno, piantò in asso Harena, la sua futura compagna, per precipitarsi sulla superficie, ma ogni volta che si avvicinava, qualcosa lo tratteneva dall'attraversare almeno con un dito, quella barriera che lo teneva distante da un altro mondo diverso. Il più delle volte non riusciva ad avvicinarsi per la luce troppo forte, aveva capito che i suoi occhi erano adatti al buio e che doveva venire di sera per poter vedere qualcosa, ma di sera i suoi genitori erano a casa e non poteva sgattaiolare via, perché sarebbe stato fuori per delle ore e Rock e Aqua si sarebbero posti delle domande, alle quali avrebbero trovato delle risposte e lo avrebbero segregato in casa per chissà quanto tempo. C'era solo un'unica possibilità: Harena. Forse lei avrebbe potuto aiutarlo, o per lo meno, avrebbe potuto reggergli il gioco e coprirlo se i suoi genitori l'avessero scoperto.
<<Ehi ciao bella!>>
Il cuore di Harena fece un tuffo nel suo petto e iniziò a palpitare: l'aveva chiamata bella e questo la rendeva raggiante!
 <<Abyss! Che piacere vederti! Illumini la mia sera!>>
 Il tritone sorrise, lusingato dal complimento e mise in atto il suo piano.
 << Ascolta Harena, volevo chiederti una cosa ... posso?>>
 <<Certo!>>
 <<Ok, ma non essere prevenuta Harena, ascolta la mia proposta fino all'ultima parola e prima di dirmi di no, pensaci>>
 Harena era emozionatissima, Abyss voleva chiedere la sua mano! Le sue guance si colorirono e il suo cuore iniziò a ruggire di felicità. Harena temeva che Abyss potesse vedere il suo cuore saltare su e giù dall'emozione, così si appoggiò una mano sul petto.
 <<Va bene, te lo prometto ...>>
 Strinse il labbro inferiore tra i denti mentre si tormentava le mani dall'agitazione. Aveva aspettato così tanto quel momento, e adesso non riusciva a reggersi in piedi per l'emozione. <<Harena, io ... ti va se ... io ti voglio bene e questa è solo una semplicissima domanda, potrai rispondere 'sì' oppure 'no', ma se acconsentirai sarò felice.>>
Harena trattenne il respiro, finalmente era arrivato il momento che aspettava da tanto tempo. Si immaginò già con l'abito bianco, tipico delle sirene, con un mazzo di coralli che nuotava verso il suo destino ... una musica lieve e soave si insinuò nelle sue orecchie e cominciò a sognare ad occhi aperti quel giorno meraviglioso.
 <<Harena? Mi stai ascoltando?>>
 La sirenetta si riprese. Lo guardò e gli sorrise dolcemente.
 <<Certo, sì scusami. Stavo pensando tra me e me>>
 <<Ok! Harena, io volevo chiederti ...>>
 <<Sì?>> <<Se magari ...>>
 <<Mh-mh!>>
 <<Ti andava, ecco di ...>>
 <<Ah - ah!>>
 <<Venire in superficie con me?>>
 Harena rilassò i muscoli tesi, l'emozione di trenta secondi prima era sparita del tutto, lasciando solo il posto ad una immensa delusione. Le spalle si ingobbirono e si sedette sulla sabbia perché la coda era ceduta. Che tristezza che provava in quel momento. Abyss se ne accorse.
 <<Ehi, tutto ok?>>
 Harena fece un finto sorriso e lasciò le mani di Abyss
 <<Ma certo, tutto bene. Sono solo sorpresa. Non ti avevo già chiesto di non avvicinarti alla superficie? Sei forse sordo Abyss? Conto così poco per te?>>
<<No Harena, non pensare male!>>
 <<E allora dimmelo tu cosa dovrei pensare! Comunque sarebbe un suicidio andare lassù e la mia risposta è assolutamente no!>>
 Abyss era certo che non sarebbe stato facile convincerla.
 <<Dai, non sei curiosa anche tu delle meraviglie che puoi trovare in quel mondo? Mi hanno raccontato che le creature che lo abitano, sono talmente belle che ti stregano con un solo sguardo e che non possono bagnarsi, altrimenti la loro luce si affievolisce e si spegne piano, piano, fino a scomparire del tutto, e senza la loro luce, non possono vivere>>
 <<Se sono talmente belle che ti stregano con uno sguardo, perché non vai con una di loro?>>
 E nuotò via, più infuriata che mai.
 <<Lo farei>>
 Disse tra sé e sé.
 <<Se potessi, lo farei sicuramente.>>
 L'unica possibilità di andare in superficie era appena sfumata con la negazione di Harena.
La sirenetta se ne andò nera di rabbia. Come aveva potuto essere così stupida? Si sentiva in imbarazzo per quello che aveva potuto pensare ed era anche molto delusa, lo sperava, sperava veramente che Abyss tenesse così tanto a lei che desiderava chiederla in moglie. Si arrabbiò con quel suo stupido cuore, che si emozionava ogni volta che lo sguardo di Abyss le sfiorava il corpo. Si odiava perché era troppo sognatrice.

Tempo dopo, per Abyss, si presentò l'occasione di stare fuori tutta la notte per festeggiare il dio Nettuno, protettore dei mari. In quella notte, ogni creatura marina poteva fare tutto ciò che voleva, i ragazzi e i bambini non erano curati dai genitori e quindi Abyss calcolò tutto, voleva andare lassù e quella era veramente l'ultima occasione che possedeva. Quel giorno non c'era scuola e così tutti i pesci, i tritoni, le sirene, le alghe, i ricci di mare, le conchiglie ... tutti gli abitanti dell'acqua si prepararono a questo grande evento. Si narrava che era la notte dedicata al dio Nettuno nella quale il dio aveva creato quel lago e la prima coppia di tritoni per dare luce ad una nuova specie. Si impegnarono tutti ad abbellire il fondale, le sirene appendevano coralli e alghe colorate sulle rocce e alle case, i suonatori più bravi si esercitarono tutto il giorno per fare bella figura suonando la canzone dedicata al dio ... La sera, finalmente, arrivò e iniziarono i canti, i balli, le danze ... c'erano tantissime cose da mangiare, tartine alle alghe verdi, involtini di alghe rosse, succo di conchiglia ... Solo un tritone se ne stava in disparte dai festeggiamenti: Abyss. Aveva partecipato solo alla prima parte della festa, dove i tritoni più anziani avevano portato sulle spalle possenti la statua di Nettuno e quando avevano intonato canti in suo onore. Poi si era nascosto nell'ombra senza che nessuno lo vedesse. Si mise a nuotare, nuotare più velocemente possibile verso l'alto. La sua coda, le sue pinne, le sue braccia, il suo busto chiedevano pietà, gli doleva tutto, ma strinse i denti e continuò ad avanzare, con il solo obbiettivo di emergere dall'acqua.

Gyada non riusciva a dormire. Pensava alla storia di Flos, al suo amore per quel tritone e al rapporto rotto con sua madre per quel sentimento. Quando era tornata non aveva fatto parola con nessuno della sua visita a Flos. Solo il padre era a conoscenza della piccola e innocente fuga di sua figlia. Non riusciva a non pensare, si girava e rigirava continuamente nel letto, finché, esasperata dalla situazione, decise di andare alla finestra per prendere un po' d'aria fresca. Respirò a lungo con gli occhi chiusi, si immaginò la limpidità dell'acqua, la luce della luna che rifletteva il lago, sentì le onde infrangersi sulle sponde e, senza nemmeno pensarci, si ritrovò fuori dalla finestra diretta al lago e così sparì nel buio.

Abyss avanzava, ma ad un tratto sentì una fitta al fianco che lo costrinse a fermarsi per fare una breve pausa. Non aveva mai nuotato così velocemente, sebbene fosse un pesce molto rapido e spumeggiante come l'acqua marina. Ma era ancora lontano, sentiva perfettamente la musica provenire dalla festa. Respirò profondamente per qualche minuto, il desiderio di vedere una creatura alata era troppo forte, più potente del dolore, così l'indolenzimento si affievolì e ricominciò a nuotare meno velocemente di prima.

Gyada procedeva lentamente nella notte. Vedeva solo ciò che era illuminato dalla sua luce verdina, il che non era molto. Si trovò con la faccia incollata al tronco di un albero, che non aveva visto Passò le mani sul suo tronco ruvido, sentendosi un po' sciocca per non averlo avvistato, ma la voglia di arrivare nel suo luogo preferito era irresistibile. Si passò una mano tra i capelli e si spostò la frangia dalla fronte, per aiutare i suoi occhi a vedere meglio. Continuò il tragitto e, arrivata destinazione, si sedette sulla riva tra l'erba e i fiori contemplando la tranquillità del lago.

Abyss ormai non sentiva più la musica assordante dedicata a Nettuno; questo era un buon segno. Iniziò a vedere la luce lunare farsi più vicina. I raggi di luna non gli davano fastidio, perché la luna era sua amica, come creatura della notte.

Gyada accarezzò con un dito l'acqua divertendosi a vedere le increspature che provocava nel liquido argenteo.

Abyss era arrivato. Vide spuntare dall'acqua un dito e lo toccò.

Gyada sentì una carezza leggera e fredda sulla punta del dito. Abbassò gli occhi sull'acqua e vide un volto.

Abyss vide il dito ritirarsi dall'acqua. Guardò verso la sponda a e vide un viso.


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