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La fata arrivò a Oak e cerco la casa dell'ex amica di sua madre. Cercò in tutto il paesello, ma non riuscì a trovarla da nessuna parte, così provò a chiedere agli abitanti.
<<Mi scusi signora, conosce una certa Flos?>>
La fata la guardò male, non le rivolse neanche una parola e se ne andò come se nessuno l'avesse interrotta. Gyada restò confusa, fece spallucce, considerando quella estranea una gran maleducata e provò di nuovo a chiedere, ma tutte le fate si comportavano come la prima, tranne quando incontrò un vecchio che le seppe indicare la direzione da prendere. Trovò la sua casetta ai margini del bosco. Guardò l'abitazione in modo scettico, indecisa sul da farsi. Voleva risposte, ma non era sicura che stesse facendo la scelta più opportuna: stava mentendo a sua madre e stava facendo una cosa che lei, sicuramente, non avrebbe approvato. Alla fine, però, suonò il campanello e Flos andò ad aprire. Come Gyada ricordava perfettamente, aveva la pelle verdina, proprio come la sua. I capelli lunghissimi a coprirle tutta la schiena erano rossi e legati con una mezza coda, mentre il restante era sciolto in riccioli perfetti. Gli occhi azzurri erano sgranati e curiosi. Restò sorpresa di vedere la sua ospite.
 <<Gyada, cosa ci fai qui?>>
 <<Io spero di non disturbarla signora, altrimenti posso ritornare un altro giorno>>
 <<No scusami. Sono solo sorpresa di vederti qui! Ma non darmi del lei, dammi del tu, chiamami Flos>>
 <<Ok, grazie Flos>>
 <<Vuoi entrare?>>
 Gyada annuì e si accomodò in casa di Flos. Dopo alcuni momenti di silenzio, nei quali Gyada si guardava le punte dei piedi, a disagio e Flos giocherellava con una collanina che portava al collo, mentre faceva tremare le gambe, una delle due si decise a parlare.
 <<Allora, sei venuta per ...?>>
 <<Ah già. Ecco, io volevo chiederti una cosa: tu sai perché tu hai la pelle verde e non gialla come tutte le altre fate lucciole?>> Chiese questo tutto d'un fiato, Flos alzò gli occhi verso Gyada e annuì, come se sapesse già che cosa le avrebbe chiesto.
 <<Lo immaginavo. Voglio raccontarti la mia storia, fin dall'inizio. Sono nata nel bosco di Maple da due fate lucciole con la pelle gialla. Quando ero piccola tutti gli abitanti del bosco erano gentili con me ed erano tutti miei amici. Avevano un debole per me, dicevano che ero carina e mi trovavano una novità ed una fata speciale. Ma questo non durò a lungo. Ben presto le fate inventarono strane storie su di me, dicevano che ero nata dalla linfa di un albero morente che mi aveva maledetto perché ero stata la causa della sua malattia, ciò naturalmente non era vero, ma le creature erano molto superstiziose e iniziarono a guardarmi male, le fate non pensavano più che fossi carina, gentile oppure speciale, mi additavano e mi schernivano. Solo una persona mi rimase amica. Tua madre. Firefly aveva fiducia in me, eravamo nate insieme, nella stessa camera e nello stesso giorno, visto che sua madre e mia madre erano molto amiche, vollero farci conoscere dal primo momento della nostra vita ...>>
 Gyada annuiva di tanto in tanto, per dimostrare che l'argomento la interessava molto.
 <<Lei mi credeva, diceva a tutti che io ero speciale perché sarei stata destinata a fare grandi cose, ma le altre fate le ridevano in faccia e isolavano anche lei, solo perché mi difendeva e ... mi voleva bene>>
 Una lacrima le scese lungo la guancia, la asciugò e si soffiò il naso delicato con il fazzolettino. Dopo che si fu ripresa, la fata continuò.
 <<Ecco, io e tua madre eravamo inseparabili, ci chiamavano le fate gemelle. Ci vedevano e iniziavano a urlare 'Ecco che arrivano le fate gemelle'! A noi faceva piacere questo soprannome, non facevamo mai niente separate. Ah, che bei ricordi ... ma purtroppo il destino crudele spezzò il nostro rapporto.>>
<<Come mai?>>
<<A me e a Firefly piaceva volare insieme tutto il pomeriggio, gironzolare nel bosco di Maple e, soprattutto, ci piaceva andare sulle sponde del lago Wave, toccavamo con le punte delle scarpine l'acqua, ballavamo e ci specchiavamo. Poi, un giorno, conoscemmo una delle creature che abitano il lago.>>
Gyada si drizzò sulla sedia, voleva sapere di più su quelle creature, voleva sapere se fossero veramente malvagie. Trattenne il fiato e tese le orecchie per ascoltare meglio quel punto della storia.
 <<Era un tritone. Si chiamava Neil e diventammo amici per la pelle. Due fate e un pesce. Eravamo un gruppo strano, io con la pelle verde e lui che era un tritone. Tutti i giorni, Firefly ed io andavamo a trovare Neil alla solita ora, e lui si faceva trovare sempre nello stesso posto. Però c'era un problema: Neil non poteva stare fuori dall'acqua più di tanto, e noi non potevamo tuffarci, altrimenti la nostra luce si sarebbe spenta per sempre. Fu difficile, ma trovammo il modo di comunicare, e fu così che io mi innamorai di lui.>>
Gyada, senza accorgersene, spalancò la bocca e sgranò gli occhi. Flos vide la sua espressione sbalordita e annuì.
 <<Non lo dissi al tritone, ma lo dissi a tua madre. Lei all'inizio pensava fosse uno scherzo, ma poi vide la mia espressione seria e capì che i miei sentimenti erano autentici. Ti giuro, Gyada, era una creatura fantastica, simpatica, sensibile, dolce ... era perfetto. Ma purtroppo lui avrebbe dovuto sposarsi con la sua promessa sposa, una sirena molto bella, da come me la descriveva, si chiamava Marine. Ne era veramente innamorato e la desiderava più di ogni altra cosa e questo mi faceva soffrire. Qualche tempo dopo, però, il mio sogno più pazzo e profondo, si avverò e Neil si innamorò di me. Lo disse a tua madre e lei impazzì. Non riusciva più a ragionare, continuava a dire che era una cosa impossibile, ma noi non le davamo retta. E così ...>>
Gyada tratteneva ancora il respiro, la storia era troppo emozionante e si sedette sull'angolo della sedia, rischiando di cadere a terra e fare una figuraccia nel bel mezzo della storia più bella che avesse mai sentito.
 << Lui ruppe il fidanzamento con Marine e si fidanzò con me. Eravamo felici, ma tua madre non lo sapeva. Ci faceva soffrire non poter dire la verità alla nostra migliore amica, ma intuimmo che lei non avrebbe mai capito i nostri sentimenti. Un giorno malaugurato, però, tua madre ci scoprì. Andò su tutte le furie. Iniziò ad accusarci di essere dei traditori. Mi ricordo ancora perfettamente le sue parole: 'Flos, Neil. Mi avete deluso! Siete dei traditori! Tu Flos, hai tradito me, la tua migliore amica! Come hai potuto? Hai preferito l'amore impossibile di un tritone alla vera amicizia di una fata! Chi ti stava vicino quando ti prendevano in giro? Chi si faceva deridere solo perché era tua amica? Neil forse? No! Io, io, io! E tu Neil, ma non ti vergogni? Hai lasciato la tua promessa sposa a pochi giorni dal matrimonio ... tu dicevi di essere innamorato follemente di lei e lei lo è di te! Mi fate schifo, tutti e due!' poi sparì. Non recuperammo mai più il nostro rapporto. Io e Neil, da quel giorno non ci siamo più visti. Ho provato varie volte a cercare tua madre, però ...>>
 Si asciugò gli occhi che da tempo avevano iniziato a lacrimarle e si accasciò sul tavolo scossa dai singhiozzi. Gyada provò a consolarla, ma non sapeva cosa dire:
 <<Flos, dai non ti preoccupare ...>>
 Flos alzò gli occhi umidi e tirò su con il naso.
 <<Gyada, il problema è che io ho spaventato tua madre. Qualche giorno dopo, sono andata a cercarla, lei mi accusava, gridava, non voleva ascoltarmi, allora io ho emanato un'inquietante luce verde che la fece scappare.>>
La fata era inconsolabile. Gyada decise che per quel giorno poteva bastare, aveva ricevuto abbastanza informazioni, e poi il buio stava calando e doveva tornare a casa, non poteva far sospettare sua madre.
 <<Flos ...>>
 <<No, scusami Gyada! Non pensavo potessi piangere per questa storia ... ancora ... è che entrambi mi mancano così tanto!>>
 <<Che fine a fatto Neil?>>
 <<Chi lo sa? Io non l'ho più visto ... non so se è vivo, se è morto, se sta bene, se sta male, se è solo oppure se è ...>>
 A Flos mancavano le parole e così la aiutò la giovane amica
 <<Sposato?>>
 <<Mh-mh>>
 <<Mi dispiace tanto Flos ... vedrai che sta bene! Ma tu ... provi ancora dei sentimenti per lui?>> Flos alzò lo sguardo e lo puntò su Gyada. La fatina decise di non lasciarla rispondere, il suo viso era chiaro e aveva capito.
 <<Adesso devo proprio andare ...>>
 <<Tua madre non sa che sei qui, giusto?>>
<<Già ...>>
 <<Ho capito. Non farla sospettare. Vai. Ti aspetterò ancora. Ciao Gyada, è stato un piacere!>> <<Tonerò sicuramente. Ciao Flos, grazie mille. Mi spiace per aver riaperto una ferita.>>
Flos sorrise e chiuse la porta delicatamente. Mentre Gyada tornava a casa, ripensava a tutte le informazioni che aveva ricevuto. La sua mente era un subbuglio di sentimenti: era sorpresa per aver saputo quella storia; preoccupata per Flos perché aveva riaperto quella finestra; arrabbiata con sua madre per diversi motivi: non le aveva mai rivelato quella storia, non le aveva mai detto ci ave conosciuto un tritone, eppure sapeva quanto lei desiderasse farlo e non pensava che fosse così insensibile, non riusciva a capire perché aveva rifiutato di accettare la relazione fra i suoi due migliori amici, in fondò l'amore e cieco e non importa se sei tritone, fata oppure animale, la cosa che conta sono i sentimenti, se essi sono autentici, che due creature provano l'uno per l'altra; era addolorata per la storia d'amore finita male tra Flos e Neil perché aveva capito che i due si erano perdutamente innamorati e che lei lo era ancora e per questo motivo provava una stima profonda per la fata che le somigliava perché aveva resistito per così tanto tempo con il ricordo del tritone cucito nel cuore e non lo aveva fatto scucire, in questo mondo dove c'è crisi anche per restare nel cuore di una persona.


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