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"Perché solo quel sorriso è la ragione per cui io vivo."
-Isa

Sono paralizzata. Non posso credere che potrei davvero perderla.
"Mi dispiace, ma si, ci sono buone probabilità che vincano la battaglia legale." Se non fossi già seduta, penso che cadrei. Stringo la mano di Jace e sento le lacrime che stanno per uscire. No, Luisa non devi piangere.
Prendo un respiro profondo e mi alzo.
"Se vogliono la guerra, la avranno. Sophie è nostra figlia, non la loro. Abbiamo fatto degli errori in passato, ma ci avevano garantito che nostra figlia sarebbe rimasta qui finché non fossimo stati pronti. Questo è un dannato collegio, non un orfanotrofio." La preside mi guarda con gli occhi sbarrati ed io mi sistemo la giacca. Jace si alza e guarda negli occhi la preside.
"Signora Tosh, queste persone non sanno contro chi si stanno mettendo. Le nostre famiglie sono tra le più importante d'America e come ha detto Luisa, se vogliono la guerra, l'avranno." La preside di schiarisce la voce e ci guarda.
"Non sottovalutate l'importanza di questa famiglia. Non posso dirvi chi sono, ma state attenti." Ci avverte.
"Faremo qualsiasi cosa per nostra figlia. Ora però vorremmo solo vederla." Jace la guarda, non vuole sentire obbiezioni. Il mio cuore inizia a battere a mille al solo pensiero di vedere Sophie. L'ultima volta che l'ho vista aveva pochi giorni, e lasciarla qui per me è stato molto difficile.
"Suor Claudia vi accompagnerà da lei." Ci congeda la preside e noi usciamo dal suo ufficio.
"Eccovi, finalmente." Dice Alex e con gli occhi ci indica Suor Claudia seduta sulla poltrona accanto a quella di Alex.
"Ha detto la preside che possiamo vedere Sophie." La guardo con serietà ed in cagnesco.
"Certo, andiamo." Evita il mio sguardo e sorride a Jace, il quale ricambia.
"Ti strappo i gioielli di famiglia" gli sussurro all'orecchio e lo sento ridacchiare.
"Andiamo." Mi prende la mano e con Alex al mio fianco andiamo verso il giardino.
La strada sembra non finire mai e quando arriviamo alla porta io mi blocco. L'ansia si fa spazio nel mio corpo e un'ondata di preoccupazione mi assale.
"Io non posso." Dico fissando la porta.
Jace si piazza davanti ai miei occhi e mi toglie la visuale. Cerco di non incontrare il suo sguardo, ma lui mi prende il mento con il pollice e l'indice.
"Guardami. Che significa che non puoi?" Domanda serio. Sento il cuore battere a mille contro la cassa toracica.
"Lei mi odierà" sussurro.
"Lei non ti odierà. Ha solo un anno ma sa bene com'è fatta sua mamma. Ogni due mesi, riceve una nostra foto e quando sono venuto le ho portato un album di foto con tutti noi. Tu sei la sua preferita." Mi sorride dolcemente ed io sento le gambe molli.
"Ce la puoi fare." Dice Alex risvegliandomi del mio stato di trans.
"Si, usciamo." Suor Claudia apre la porta e noi usciamo. C'è un giardino immenso, con giochi ed una cinquantina di bambini che ridono e giocano. Quando ci vedono alcuni si bloccano e ci guardano sbigottiti, soprattutto i più grandi.
"Tu sei Alex Dallas?" Domanda una ragazzina che circa avrà 11 anni.
Alex gli sorride e si abbassa alla sua altezza.
"Si, sono io. Tu come ti chiami?" Fa un sorriso mozzafiato e lei arrossisce. Altri ragazzini si avvicinano ad Alex.
"Mi chiamo Camilla" fa un piccolo sorriso. "Adoro la tua musica" sussurra. Alex e la sua band Sono davvero molto bravi e famosi, ma non immaginavo a questi livelli.
"Sono molto felice che ad una bellissima ragazza come te, piaccia la mia musica." Alex resta lì a parlare con i bambini mentre Jace mi tira per un braccio.
"Vieni con me" faccio come mi dice e lo seguo. Camminiamo un po', finché non arriviamo in un altro giardino con tutte piccole casette in mignatuta per i bambini. Ci sono bambini molto più piccoli di quelli che ci stavano nell'altro giardino. La maggior parte sono femmine e giocano a 'mamma e figlia'.
Sorpassiamo due casette, poi Jace fa una cosa stranissima: bussa alle porta.
"Chi è" una lieve vocina parla da dentro la casetta.
"Principessa, è il Re che la sta aspettando qua fuori." Jace sorride come un ragazzino.
La porta si spalanca. "Papà" uno scricciolino si lancia tra le braccia di Jace. Sophie. È davvero bellissima. Riempie la faccia di Jace di bacini e lui inizia a ridere.
"Mi sei mancata tantissimo." Le dice prendendola in braccio. Lei le da un altro bacio, poi sposta il suo sguardo su di me. Il cuore mi sale in gola. La fisso senza avere parole. Nessun suono riesce ad uscire dalla mia bocca.
"Tu sei Isa?" Domanda con il suo faccino adorabile.
Io annuisco semplicemente, incapace di formulare anche una risposta a monosillabi.
"Io mi chiamo Sophie" annuisco di nuovo e lei gira il viso verso Jace.
"Le hanno rubato la lingua?" Domanda innocentemente a Jace. Io scoppio in una sonora risata ed entrambi si girano verso di me ed iniziano a ridere.
"Non mi hanno rubato la lingua, sono solo molto agitata." Dico sorridendole.
"Dei davvero bellissima" fa segno a Jace di metterla giù e lui la fa scendere delicatamente. Con la sua manina afferra la mia e con l'altra quella di Jace.
"Papà, portiamo Isa nella mia cameretta" dice continuando a sorridere. Per avere solo un anno è davvero loquace come bambina. Beh, tutte noi donne della famiglia abbiamo una bella parlantina, fin da piccole.

***
Stiamo giocando con Sophie da un'ora, e sento come se non fossimo mai state divise. Stiamo giocando con la casa delle Barbie, che gli ha regalato Jace, a mia insaputa per Natale. Devo dire, che le Barbie, non stanno facendo una bella fine, dato che la maggior parte sono senza testa.
Mi incanto a guardare Sophie e penso a quanto la situazione sia difficile. Vorrei tanto portarla via da qui e stare sempre con lei, per lei rinuncerei a tutto. Un anno fa ero troppo egocentrica per pensare ad un'altra persona, ma ora lei è davvero tutto ciò che desidero. Devo fare qualunque cosa per vedere quel suo sorrisino, ogni giorno per il resto della mia vita.

CIAOO💞

Spero che vi piaccia💘

TANTI AUGURI MIO AMOR👭

Baci😘

Love doesn't exist Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora