1. memories

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-"Signorina Franchi" una voce rimbombò all'interno della mia testa. Era una voce lontana, ovattata che non riuscivo a collegare a nessuno che conoscessi.
-"Signorina, si sente bene?" Continuò questa voce sconosciuta, dalla quale non riuscivo nemmeno a capire se il mio interlocutore fosse uomo o donna.
Realizzai di avere le palpebre serrate e con un immenso sforzo tentai perlomeno di socchiuderne una per placare la mia serie interminabile di domande. Tuttavia il mio tentativo non andò a buon fine, le mie palpebre erano serrate e non avevano intenzione di muoversi. Sentivo le braccia e le gambe indolenzite e immobili come il resto di tutte le mie articolazioni.

-"Come sta?  É cosciente?" Chiese una seconda voce che mi sembrava molto più vicina e affannosa della precedente.

-"Non é cosciente ma respira ancora, il suo battito é regolare. Dovrebbe risvegliarsi in poche ore, nel frattempo lasciamola sola" rispose la prima voce. Sentii flebili passi allontanarsi da me e quello che mi sembrava lo sbattere di una porta. Avrei tanto voluto muovermi, fargli capire che stavo bene e che stavo ascoltando tutto, che non c'era bisogno di poche ore ma che io ero li in quel momento. Non sapevo chi mi sarei trovata davanti se mi fossi svegliata ma in un modo o nell'altro sapevo che quelle persone avevano bisogno di vedermi viva.
Provai a muovermi con tutte le mie forze ma i nervi non sembravano connessi ai miei arti; il panico si impossessò della mia mente.
Che mi era successo? Non capivo. Cosa stava succedendo? Perchè non potevo muovermi?
Delle grida di disperazione crebbero all'interno del mio corpo fino a salire fino alla gola per poi rimanere bloccati assieme alle mie lacrime e ai miei sospiri.
Sentivo la paura crescere dentro mano a mano che i sighiozzi si affollavano dentro al mio corpo, sapevo di non poter reggere tutto questo dolore e che in poco tempo sarei esplosa, o implosa. Il mio respiro si fece sempre più flebile e irregolare mano a mano che l'ansia prendeva il controllo sulla mia razionalitá; sentivo il mio cervello, l'unica parte in questo momento viva del mio corpo, offuscarsi e i miei pensieri avevano sempre meno senso.
Poi peró una lacrima solitaria riuscì a sfuggire tutti gli ostacoli e, andando controcorrente, riuscì a distruggere le barriere che io, involontariamente, con il mio corpo avevo imposto. Questa goccia fuoriuscì dall'angolo del mio occhio inumidendono e scorrendo poi sullo zigomo fino a raggiungere il lobo dell'orecchio; fu poi seguita da un'altra e da un'altra ancora che, stimolate dal coraggio della prima, sciolsero l'enorme nodo che mi si era legato in gola portandomi di nuovo a respirare.

L'aria fresca inebriò le mie radici dandomi una nuova scarica di energia. Cercai ancora di aprire gli occhi e a questo punto vidi uno spiraglio di luce bianca che mi abbagliò. In pochi secondi mi adattai a questo forte bagliore e riuscii ad aprire le palpebre completamente permettendomi così di constatare che mi trovavo all'interno di una moderna stanza di ospedale, sdraiata su un lettino con le coperte verde acqua. La gola mi bruciava sempre di più man mano che i miei respiri si amplificavano gonfiando i polmoni. Non riuscivo a ricordare nulla di ciò che era successo, e questo mi faceva temere moltissimo. Avevo come un vuoto nella testa, non ricordavo nulla neanche sforzandomi, la testa mi girava e le mie articolazioni erano ancora immobili.

Sentii ancora delle voci, forse le stesse che avevo udito poco prima, farsi sempre più vicine fino a vedere la porta aprirsi.
Dietro di essa si stagliarono due figure, la prima era un medico vestito in camice bianco che doveva essere sulla cinquantina dai suoi capelli bianchi. La seconda era una donna abbastanza bassa con corti capelli neri e qualche ruga sul viso, dovrebbe avere avuto la stessa etá del medico.
La donna aveva gli occhi terribilmente arrossati e torturava le sue lunghe dita con fare piuttosto nervoso. Non potei fare a meno di chiedermi chi fosse questa donna poichè non ricordavo di averla mai vista prima.

-"Si è svegliata. Dio si è svegliata." Esclamò questa una volta visti i miei occhi vigili.
Si precipitò verso di me e mi prese una mano tra le sue.
Per la prima volta in tutto il tempo in cui ero stata sveglia potei sentire il calore diffondersi nel mio corpo, proveniente dalle mani di quella donna.
Una lacrima le rigò il volto stanco scendendole fino al mento per poi cadere sulle nostre mani.
Avrei voluto dirle qualcosa ma dalla mia bocca uscì soltanto un rantolo confuso.

-"Il battito è regolare" disse a questo punto il dottore distogliendo l'attenzione della donna per un momento.

-"Sembra un miracolo, questa ragazza è davvero forte, non penso di aver mai conosciuto qualcuno che sarebbe stato in grado di sopravvivere ad un impatto simile. I parametri sono leggermente sballati ma non vedo nulla di grave o di irrimediabile, però per accertarcene dovremmo aspettare che possa muoversi e parlare."

Impatto? Che impatto? Cosa mi è successo?

-"La mia piccola" sospirò la donna stringendo più forte la mia mano e appoggiandovi sopra la fronte.
Fortunatamente non vide il mio sguardo così confuso o la sua temporanea gioia si sarebbe trasformata di nuovo in dolore vedendo che io non ricordavo nemmeno chi fosse. Mi domandai come facesse a conoscermi.

Ricordavo soltanto il mio nome: Alice Buffon-Franchi. Non ricordavo il perchè di questo doppio cognome, non ricordavo il volto di mio padre e di mia madre ne tantomeno il mio; non ricordavo se avevo fratelli o sorelle, non ricordavo dove vivevo.

Chiusi gli occhi e finsi di addormentarmi solo per nascondere silenziose lacrime che stavano prendendo piega nel mio viso.

****

-"Ripeti assieme a me:
Mi chiamo Alice Buffon-Franchi, vivo a Torino. Mia madre si chiama Paola e mio padre Marco. Mio padre è morto diversi anni fa ed ora vivo con il nuovo compagno di mia madre Gianluigi."

Mi trovavo in un'enorme soggiorno pulitissimo e in ordine. Sedevo su uno dei due divani in pelle bianca ed osservavo la donna di fronte a me, la stessa che avevo visto in ospedale e che doveva avermi tirato fuori da li.

-"M-mi chiamo A-Alice B-uffon Fr-Franchi e-e.." dissi con la gola che mi andava a fuoco. Trassi un profondo respiro pronta a riniziare leggendo l'attesa negli occhi della donna.
"E-e mia m-madre s-si chiama P-Paola, v-vivo a T-Torino" soffiai mentre la mia gola implorava di smetterla. Di stare semplicemente in silenzio ad ascoltare i suoni provenienti dalla cittá attorno a me e dell'immensa TV a schermo piatto che era accesa nel salotto.

-"Brava tesoro, va bene così per oggi" disse la castana accarezzandomi la guancia con la sua mano morbida.
-"Io sono Paola, tua madre" aggiunse poi con la voce rotta dalla tristezza che io, sua figlia, non ricordassi il volto della donna che mi aveva portato alla vita. Avevo rimosso dalla mia mente l'immagine di colei che aveva speso tempo e denaro per farmi crescere ed educare, sempre che io abbia ricevuto amore e un'educazione.

Annuii dandole la certezza che avevo recepito il messaggio e con grande sforzo mi avvicinai a lei dandole un abbraccio che valeva tutte le parole che in quel momento non riuscivo a pronunciare. Lei appoggiò la sua testa sulla mia spalla per poi stringermi con forza.
-"Sono così felice che tu sia viva, sei l'unica cosa che mi é rimasta Alice".

Mi lasciò un bacio sulla fronte con fare protettivo ed amorevole tipico di una mamma.

-"Ora riposa, il dottore verrá a visitarti nel primo pomeriggio." Disse aiutandomi a stendere il mio corpo intorpidito sul divano color crema e coprendomi con una coperta in lana nera.

Chiusi gli occhi ripetendo mentalmente le stesse parole.

-"Mi chiamo Alice Buffon-Franchi, vivo a Torino e ho perso la memoria. Mia madre si chiama Paola ed è quella donna dai capelli corti e castani che ho visto fino ad ora, mio padre si chiama Marco ed è morto. Ora vivo con il compagno di mia madre che si chiama Gianluigi e che non ho ancora visto e non ricordo per nulla."

My space.

Ecco il primo capitolo della mia nuova storia. Ovviamente vi chiederete come mai il abbia deciso di scrivere una FF su Paulo Dybala considerando che tutte le altre storie da me scritte erano di diverso argomento. Ebbene, sono una super tifosa della Juve ed ho sempre amato Dybala sin dai tempi del Palermo. Il mio idolo tuttavia rimane Pavel Nedved.
Ad ogni modo Dybala non comparirá subito nella storia, ma più avanti.

Fatemi sapere cosa ne pensate di questa storia e se vi va commentate e lasciate una stellina.

Al prossimo capitolo.

#21-Paulo Dybala Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora