-"Alice, alzati!" Gridò una voce facendomi alzare di colpo.
-"Cosa c'è? È l'alba, perché mi avete svegliata così presto?" Protestai infilando la testa sotto la morbida trapunta.
-"Sono le undici Alice, non è l'alba e tu devi venire immediatamente qui" urlò mia mamma dall'altra stanza.
Sbuffai e decisi di alzarmi nonostante il desiderio di stare avvolta tra le coperte fosse decisamente allettante.
Guardai fuori dalla finestra, il cielo era grigio e a quanto pare si stava preparando un temporale.Presi un paio di jeans strappati e un maglioncino rosso. Mi avvicinai ancora una volta verso la finestra e osservai quel cielo terso e carico di pioggia. Un lampo squarciò la volta celeste producendo dopo di se un tuono incredibilmente forte.
Iniziai a tremare e caddi con le ginocchia a terra non potendo sopportare quel rumore, fiumi di lacrime scorrevano sul mio volto e io non ne comprendevo il motivo. Sentivo il panico crescere da dentro e iniziai a voltarmi compulsivamente nella mia stanza, fermamente convinta che attorno a me ci fosse qualcuno. Avevo paura che quelle persone mi colpissero e per questo gridavo e piangevo coprendomi la faccia con le mie braccia e rannicchiando le ginocchia.I tuoni continuavano il loro concerto celeste mentre la mia stanza piano piano si oscurava e la mia voce era strozzata in grida silenziose piene di paura. Guardai in alto e vidi un cielo scuro, coperto da qualche stella che si intravedeva in un mare di nuvole cariche di pioggia, mi trovavo in una strada, nel bel mezzo di una via poco trafficata. Mi strinsi ancora più forte e gridai con quanta più forza possibile per liberare quel dolore che non riuscivo a spiegare, quella paura innata e quelle lacrime che non ero riuscita trattenere.
-"Alice, Alice cosa è successo?"
Mi voltai di scatto per vedere da chi provenisse quella voce ma non c'era nessuno attorno a me.
-"Alice perché piangi?" Ancora una volta quella voce spaventata mi portò a girarmi avanti e indietro, a percorrere con lo sguardo i lati di questa strada buia per individuare chi fosse il suo proprietario.
Non sapevo se rispondere o meno, non capivo perché sentissi quella voce pur non potendo vedere chi fosse a parlare, non capivo cosa ci facevo in quella strada e perché fossi scoppiata a piangere senza averne un motivo.Confusa. Confusa e spaventata.
-"Alice, ti prego, parla" implorò ancora una volta la voce.
Decisi che avrei risposto, eppure non appena feci per aprire la bocca iniziai a perdere i sensi e in poco tempo fui distesa su quel cemento che aveva raccolto le mie lacrime.****
Aprii gli occhi delicatamente venendo accecata da una forte luce a LED biancastra. Tentai di muovere un braccio per strofinarli ma fui impedita in quel movimento dal fatto che diversi fili uscivano dalle mie braccia; sentii dolore in ogni parte del mio corpo mentre piano piano riuscivo a mettere a fuoco dove mi trovavo. Ero un una stanza di ospedale vuota, un macchinario che controllava il battito cardiaco emetteva un rumore che evitava il silenzio in quel luogo che odorava di disinfettante.Non avevo idea di come avessi fatto ad arrivare li, ricordavo solo che mi ero alzata e mi stavo preparando per andare all'appuntamento con Christian quando era scoppiato un temporale. Mi ricordavo di essermi accasciata al suolo come un peso morto ma non riuscivo a capire il perché della mia reazione. Ricordavo di aver visto quella strada buia e deserta e di aver sentito delle voci. Ricordavo di aver avuto paura.
-"Alice, ti sei svegliata?" Domandò mia mamma facendo capolino dalla porta.
-"Che è successo?" Le domandai schiarendomi la voce.
Il suo viso si curvò in un debole sorriso poco convinto, non riuscivo ad immaginare quanto per lei potesse essere difficile convivere con una persona come me, che fino a poco tempo fa non ricordava nemmeno di essere sua figlia. Potevo immaginare quanto potesse essere preoccupata per la mia salute e quindi quanto potesse essere stato difficile trovarmi in chissà quali condizioni sul pavimento della mia stanza.
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#21-Paulo Dybala
Fanfiction-"Mi chiamo Alice Buffon-Franchi, vivo a Torino. Ho perso la memoria. Mia mamma si chiama Paola ma non ricordo il suo volto, mio papá Marco ma è morto. Ora vivo a casa del compagno di mia mamma, si chiama Gianluigi. Non ricordo chi sono o come sono...