7- Damn little coin

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Andai a letto non delusa, non avrebbe avuto senso andare a letto delusa da una persona che conoscevo per mezza giornata. Sarebbe stato da presuntuose pensare che lui si fosse innamorato di me al primo sguardo, per cui non lo pensavo. Lui non aveva fatto niente di particolarmente rilevante nei miei confronti, si era semplicemente comportato in maniera amichevole.
Non capivo perché la notizia che lui fosse fidanzato mi aveva dato così fastidio.

Forse perché nella tua testa ti stavi già facendo pensieri poco casti sul suo corpo tonico da atleta premuto sopra al tuo e le sue labbra..

Smettila, schifosa

Rimproverai la vocina, roteando gli occhi al cielo pensando alla giornata che mi aspettava.

Dopo essermi alzata dal letto, aver fatto colazione, essere andata in bagno e essermi spazzolata, scelsi i vestiti da indossare per quella giornata. Optai per un paio di jeans blu scuro con una maglia leggera dalle maniche lunghe che infilai dentro ai pantaloni. Indossai le mie amate Superstar oro e presi lo zaino per dirigermi verso la fermata dell'autobus.

Avevo finito da un anno la scuola e dopo l'incidente mia mamma mi aveva fatto prendere un lavoro part-time in una biblioteca poco lontana da casa mia, molto frequentata dagli studenti universitari. Mi chiesi come mai non avessi scelto di intraprendere l'università ma ciò era destinato a rimanere un mistero per me vista la poca voglia di parlare da parte di mia mamma e Gigi.

Gigi mi aveva chiesto se avessi preferito che un suo autista mi accompagnasse al lavoro, ma io avevo rifiutato. Avevo rinunciato all'alzarmi mezzora più tardi e viaggiare comodamente su un SUV ultimo modello, per prendere un autobus puzzolente e sporco nel quale dovevo viaggiare per la maggior parte del tempo in piedi, affollato di ragazzi in fase adolescenziale con gli ormoni e le ascelle straordinariamente attive.

Tuttavia penso che pochi sapessero del fatto che mia mamma era accompagnata con Gigi Buffon; in realtà nella biblioteca ero una ragazza normale, una tra tante che arrivava al lavoro in autobus e che registrava e depositava libri, talvolta poi mi fermavo a parare con qualche cliente di un libro che avevamo entrambi letto e ci scambiavamo pareri . Li ero soltanto Alice Franchi.

Forse molti di loro non sapevano neanche della morte di mio padre, ma su questo non potei giurare in quanto non mi ricordavo nemmeno io di quel giorno.

Era il mio primo giorno dopo l' incidente, mi chiedevo come sarebbe stato il rientro. Non mi ricordavo nulla sui compiti che eseguivo, non ricordavo dove si trovavano i registri e le varie categorie di libri nè se avessi amici fidati ai quali avrei potuto raccontare la verità e che avrebbero potuto aiutarmi.

Misi piede in quell' edificio dalle pareti bianche mentre il suono della campanella della scuola a fianco invadeva le pareti portando tutti gli studenti, me esclusa, a dirigersi verso la la postazione di lavoro.

Io invece stavo li in piedi in mezzo all'entrata aspettando che la Divina Provvidenza mi assistesse consigliandomi una strada da seguire.

Ma se invece di aspettare nella manna dal cielo muovi i piedi e vai da qualche parte? Mal che vada ti ritrovi nei bagni come ti è successo con il ragazzo della Juventus.

Si, considerata la mia fortuna mi troverò sicuramente nel bagno dei maschi.

Magari non è neanche una sfortuna.

Quanto sei pervertita.

Sono la tua mente tesoro, io rifletto quello che pensi interiormente, quindi faresti meglio a dire "come sono pervertita".

Tu stai manipolando i miei pensieri.

Scossi la testa per scacciare la risata acuta della mia vocina. Dovevo parlarne con uno psicologo, ero certa che ciò non fosse normale; certo, pinocchio ha la coscienza sotto forma di Grillo Parlante ma li stiamo parlando di favole, la mia coscienza non può parlare.

#21-Paulo Dybala Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora