-"Oh no" protestai una volta che ebbi identificato quella testa bionda portata a spasso da due gambe lunghe e slanciate.
Christian mi guardò perplesso, per poi muovere lo sguardo in direzione della porta.
-"Oh, scusa, io non potevo nemmeno immaginare che anche loro... insomma..." iniziò a gesticolare allarmato.
"Se vuoi ce ne andiamo, cerchiamo un altro ristorante per la strada" continuò facendosi indietro con la sedia.-"No, no!" Lo fermai una volta realizzate le sue intenzioni. Nonostante infatti la presenza di Paulo e della sua oca da passeggio mi desse sui nervi in una maniera spropositata, non potevo essere così egoista da rovinare una cena in un posto così di lusso, alla quale Christian sicuramente teneva in modo particolare.
-"Non vuoi andare?" Domandò cercando la sincerità nel mio sguardo.
Scossi la testa facendogli un sorriso rassicurante, mentre ogni altro mio senso era impegnato a percepire ogni minimo avvicinamento della coppia.
-"Va bene, allora cerca di non farci caso" disse poi prendendomi la mano sul tavolino. Il contatto della sua pelle sulla mia mi fece irrigidire in quella situazione; in primo luogo probabilmente perché era un gesto inaspettato e spontaneo, e secondariamente per il fatto che l'unico contatto con la mia pelle in quel giorno era stato quello che mi aveva provocato grossi lividi su tutta la mia superficie del corpo.
-"Qualcosa non va?" Domandò tornando nuovamente serio e ritraendo di scatto la mano.
-"No, nulla, è solo che non me lo aspettavo" mormorai cercando di tenere fisso il mio sguardo su di lui.
-"Va bene questo posto?" Sentii la voce del cameriere fin troppo vicina a me.
-"Perfetto" la voce acuta che gli rispose mi fece venire i brividi sulla pelle.
Dopo di che sentii le sedie alle mie spalle muoversi, e una delle due urtò la mia.
-"Oh, mi scusi" la voce dell'argentino risuonó terribilmente vicina alle mie orecchie.
-"Fa niente" risposi acida, voltandomi leggermente verso di lui.
-"Oh, ma sei tu? Non ti avevo nemmeno vista, sai? Che coincidenze" disse con la voce sorpresa.
-"Ah, nemmeno io ti avevo visto" mentii "si, quale meravigliosa coincidenza" conclusi in tono sarcastico.
Paulo intese il mio tono per niente sincero, ma, nonostante ciò, mi rivolse un sorriso e tornò a guardare la sua ragazza.
-"Sicura di non voler cambiare talvolo almeno?" Chiese Christian preoccupato già come si era svolto l'inizio della cena.
-"No, abbiamo dei vicini così piacevoli che non voglio privarmi nemmeno un secondo della loro compagnia".
Christian annuì.
La cena proseguì in una tranquillità apparente, non ci furono più scambi di battute acide tra me e Paulo, ne tanto meno frecciatine velate; ma nonostante questo la tensione che si respirava tra i due tavoli di quel ristorante era enorme.
Era come se ogni minuto che passava la situazione fosse sempre più vicina a degenerare, più o meno come quando ci si trova in una stanza chiusa con il gas aperto, ogni minuto che passa la stanza è sempre più vicina ad esplodere. Manca soltanto la scintilla che faccia scaturire il disastro.
La scintilla che fece esplodere la situazione arrivò da parte del mononeurone della bionda durante il dolce.
-"No, grazie non prendo nulla" rispose Maria al cameriere che le aveva domandato quale dolce volesse.
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#21-Paulo Dybala
Fanfiction-"Mi chiamo Alice Buffon-Franchi, vivo a Torino. Ho perso la memoria. Mia mamma si chiama Paola ma non ricordo il suo volto, mio papá Marco ma è morto. Ora vivo a casa del compagno di mia mamma, si chiama Gianluigi. Non ricordo chi sono o come sono...